presentato il 27/07/2010 in Assemblea del Senato da Marco PERDUCA (PD) e altri 2 cofirmatari ... [ apri ]
Vedi anche ...
testo emendamento del 27/07/10
Il Senato,
premesso che il disegno di legge n. 1905, «Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario», elenca tra i principi ispiratori una riforma dell'università imperniata sul riconoscimento del merito, merito relativo sia alle procedure di reclutamento, progressione di carriera del personale sia per quanto riguarda l'attribuzione di una parte dei finanziamenti pubblici, nonché sull'introduzione di rigorosi criteri di contabilità e di pianificazione economico-finanziaria ai fini della programmazione e del controllo della spesa;
considerato che un riforma che affronti alla radice questioni intorno al merito necessita di un ampio e pubblico dibattito che faccia tesoro del contributo di tutte le parti interessate e in ultima istanza anche le esperienze degli altri Stati membri dell'Unione europea;
considerato infine che nella proposta in esame mancano interventi sostanziali, volti a garantire una riforma che possa realmente dirsi meritocratica,
impegna il Governo:
ad adoperarsi per l'istituzione e l'erogazione - cadenzata nel tempo con regolarità - di un fondo premiale straordinario aggiuntivo al fondo di finanziamento ordinario, da ripartirsi in base al merito, di entità tale da risultare di effettivo stimolo al miglioramento della qualità della ricerca e della didattica. Tale fondo, quantificato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, rientrerà nell'ambito delle politiche di sviluppo del Paese e potrà, di conseguenza, essere modulato in maniera differenziata sulle diverse aree scientifico-disciplinari secondo precipue strategie di investimento;
ad agire per l'individuazione dei dipartimenti universitari, e non già degli atenei, destinatari delle quote del fondo premiale, essendo i dipartimenti i luoghi preposti allo svolgimento delle attività di ricerca, nonché di afferenza del personale docente. In questo modo si eviterà che un dipartimento meritevole, ma operante in un ateneo complessivamente mediocre, venga penalizzato, e viceversa;
ad agire per l'attribuzione di una quota non trascurabile del fondo premiale ai docenti afferenti al dipartimento che beneficia del fondo stesso in forma di «premio di produzione» sulla base della valutazione delle performance individuali. Tale intervento è volto a incentivare e responsabilizzare coloro che svolgono in prima persona attività didattiche e di ricerca;
a rivedere le procedure di reclutamento previste dal ddl1905 con procedure di reclutamento gestite autonomamente dai singoli dipartimenti - nell'ambito della programmazione di ateneo - secondo le esigenze di copertura delle posizioni di docente o ricercatore con specifici profili e competenze - profili e competenze che spesso trascendono le aree disciplinari o concorsuali. Le procedure in oggetto dovranno essere trasparenti e regolamentate nel rispetto di alcuni vincoli imprescindibili, quali la pubblicità degli atti e l'individuazione di linee guida internazionalmente riconosciute;
a responsabilizzare l'utenza al fine di favorirne il coinvolgimento attivo nel processo di costituzione e riequilibrio delle dinamiche meritocratiche attraverso la scelta ponderata della sede universitaria presso cui iscriversi sulla base dei medesimi criteri di valutazione del merito adottati in sede ministeriale per la ripartizione del fondo premiale. Tale coinvolgimento incentiverebbe le strutture universitarie a perseguire uno status pubblicamente riconosciuto, che fungerebbe da attrattore di un numero crescente di studenti;
a tal fine impegna il Governo a prendere ogni iniziativa necessaria per:
la liberalizzazione delle tasse universitarie. Ogni sede deve poter determinare, secondo il proprio status e i propri obiettivi, nonché il «valore di mercato» dei percorsi formativi che offre all'utenza;
arrivare all'abolizione del «valore legale del titolo di studio», che attualmente conferisce all'utente l'illusione di uguaglianza di preparazione indifferentemente dall'università in cui si è conseguito il titolo. Solo abolendo il valore legale del titolo di studio si potrà infatti mettere a fuoco la valenza intrinseca del percorso formativo, e non già quella del titolo in sé, favorendo e incentivando le strutture accademiche di qualità a scapito di quelle che si fossero male attrezzate per il conseguimento dei propri fini