Ordine del Giorno n. G100 al ddl S.1905

testo emendamento del 27/07/10

Il Senato,

        premesso che:

            in Italia il numero chiuso è regolato dalla legge 264/99; una legge nata in risposta ad una sentenza della Corte Costituzionale del 1998 (sentenza 383, 27 novembre 1998), con la quale si chiedeva al legislatore di intervenire sulla materia degli accessi a numero programmato per disciplinare la materia,

            esistono due tipologie di numero chiuso. La prima stabilisce che sono programmati a livello nazionale gli accessi ai corsi di medicina e chirurgia, in medicina veterinaria, in odontoiatria e protesi dentaria, in architettura (art. 1, com. 1 , lett. a) e ai corsi di laurea in scienza della formazione primaria e alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (art. 1, com. 1 , lett. b) e «ai corsi universitari di nuova istituzione o attivazione, su proposta delle università e nell'ambito della programmazione del sistema universitario, per un numero di anni corrispondente alla durata legale del corso» (lett. e). La seconda stabilisce che sono organizzati a livello di Atenei da parte delle singole università per gli accessi a quei corsi in cui si prevede «l'utilizzazione di laboratori ad alta specializzazione, di sistemi informatici e tecnologici o comunque di posti-studio» (art. 2, com. 2 lett. a) o «l'obbligo di tirocinio come parte integrante del percorso formativo, da svolgere presso strutture diverse dall'ateneo» (lett. b);

            il numero di posti per quei corsi regolati nazionalmente (art. 1), è determinato dal Ministero «sulla base della valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo» (art. 3, com. l, lett. a),

            durante i primi giorni di settembre, si svolgono ogni anno in tutta Italia, i test di ammissione per l'accesso alle facoltà a numero chiuso delle Università Italiane, che interessano centinaia di migliaia di giovani; una vera e propria lotteria del numero chiuso che decreta quali studenti potranno accedere ai corsi di studio desiderati;

            i giovani, purtroppo, sono costretti a giocarsi le proprie aspirazioni e i loro obiettivi marcando con la matita delle crocette su un foglio, come al superenalotto. Un gioco molto rischioso che mette in palio l'accesso agli studi universitari e quindi la possibilità di una carriera professionale, la possibilità di un futuro lavorativo che si annuncia in modo sempre più difficile per le nuove generazioni di giovani;

            il numero chiuso, oltre a definire la quantità di studenti per una Università che meglio dovrà preparare i professionisti di domani, serve anche a programmare il numero di laureati, in funzione di quelle che saranno le future richieste provenienti dal mercato del lavoro. Purtroppo, nella realtà, i test di ammissione universitaria diventano molto spesso notizie di cronaca, atti di denuncia, oggetti di ricorsi, di episodi scandalistici e quant'altro;

            insomma, il test d'ingresso più che testare le capacità degli studenti e la loro determinazione, ne testa soltanto la fortuna ed un mero nozionismo, non tenendo conto del curriculum di studi, del voto di maturità, né di valutazioni psico-attitudinali, né infine valuta pienamente la cultura generale come come potrebbe emergere da più prove scritte e orali;

            ogni anno ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, l'esame di ammissione fa emergere quanto non sia più affidabile lo strumento del numero chiuso come metodo di selezione del merito. Le famiglie, gli studenti e le varie Associazioni degli Universitari ritengono che non si possa ignorare l'inaffidabilità dei test d'ingresso a valutare le conoscenze di uno studente, la cui preparazione dovrebbe essere valutata durante la sua carriera accademica e non troncata fin dagli inizi delle sue aspirazioni;

            sicché il «Numero Chiuso» è e rimane uno strumento aprioristico che nega l'accesso al sapere. È risaputo, infatti, che il numero programmato ha effetti devastanti sulla carriera formativa e sulle aspettative di futuro delle persone, è dannoso perché non valorizza il merito e le capacità, trattandosi di uno strumento aleatorio e spesso non in grado di rilevare e le vere attitudini dello studente. È infine uno strumento viziato, come dimostrano i continui errori nella stesura dei test che annualmente emergono a prove finite scatenando ricorsi e lunghe battaglie legali,

        in particolare sottolineato che:

            moltissimi sono stati i ricorsi al Tar del Lazio per i test di ammissione di Medicina e Chirurgia sbagliati;

            dopo la denuncia della Consulcesi e del Codacons - lo stesso ministero dell 'Istruzione Università e Ricerca ha ammesso errori nella prova di ingresso per la facoltà di Medicina e Chirurgia - vi è nel nostro Paese la necessità di ripensare il sistema universitario in chiave maggiormente inclusiva, con pari opportunità di accesso e una vera valorizzazione del merito,

            a promuovere tutte le iniziative appropriate a risolvere - attraverso una nuova regolamentazione della legge - le incongruenze tra diritto allo studio e test d'ingresso, o rimodulando le prove d'ingressso e valutando in maniera approfondita le qualità e le capacità psico-attitudinali, culturali e il curriculum studi del soggetto, oppure introducendo rigidi criteri selettivi nel corso dell'avanzamento degli studi che superino il blocco iniziale.