Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
S.4/06706 [Chiedere informazioni al Governo libico su quale sia la reale situazione all'interno dei centri di detenzione]
Atto Senato
Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 157
all'Interrogazione 4-06706
Risposta. - Come indicato dal ministro Terzi in occasione della sua audizione presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, svoltasi l'8 febbraio 2012, la Farnesina ha accolto positivamente le recenti considerazioni dell'Alto Commissario ONU per i diritti umani, Navi Pillay, sulla Libia.
Nel suo statement del 25 gennaio, l'Alto Commissario, pur riconoscendo l'esistenza di una situazione tuttora preoccupante dal punto di vista del mancato rispetto dei diritti umani nel Paese, con particolare riferimento alle denunce di torture e maltrattamenti perpetrati in alcuni centri di detenzione libici, ha rilevato i passi incoraggianti compiuti dalla Libia ed ha sottolineato che le autorità transitorie hanno più volte espresso la loro volontà di agire nel pieno rispetto dei diritti umani ed hanno intrapreso incoraggianti passi in tale direzione.
L'Alto Commissario ha in particolare citato gli impegni assunti dal Primo ministro libico, Al Kiib, fin dai primi giorni dal suo insediamento; l'avvenuta costituzione, nel dicembre 2011, del Consiglio nazionale libico per le libertà fondamentali ed i diritti umani; il significativo complesso processo di riforma del sistema normativo nazionale, condotto grazie anche alla fattiva assistenza della missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), e la prevista approvazione a breve di una normativa che disciplini le attività del sistema giudiziario nella fase transitoria.
L'Alto Commissario ha, in tale quadro, avuto espressioni di elogio per l'attitudine e l'impegno mostrato da parte del Governo, in un contesto particolarmente difficile. Tale positiva attitudine è stata confermata dal vice Primo ministro libico Abu Shagur che, facendo esplicito riferimento agli episodi di tortura denunciati da Médecins sans frontières, ha annunciato l'avvio da parte del Governo di un'indagine volta a chiarire tutti gli aspetti della vicenda e ad identificare i responsabili delle violazioni commesse, invitando pubblicamente le diverse milizie al rispetto dei diritti umani.
Altrettanto significativo appare l'annuncio da parte del Ministro della giustizia di Tripoli della volontà di accelerare il processo di riconduzione di tutti i centri di detenzione del Paese sotto l'autorità del Governo transitorio.
Nell'accogliere con favore tali prese di posizione, come sottolineato anche dall'Alto rappresentante Ashton, ci si attende che le autorità libiche facciano piena chiarezza sugli episodi richiamati e che i responsabili di eventuali abusi siano condotti di fronte alla giustizia.
Da parte italiana sono state registrate ripetute conferme, in ogni occasione di incontro, della volontà delle autorità transitorie di costruire una nuova Libia democratica, fondata sui principi irrinunciabili del rispetto della legalità internazionale, delle libertà fondamentali e dei diritti dell'uomo. La determinazione di Tripoli nel rispettare tali principi, che hanno rappresentato inoltre la base stessa della lotta del popolo libico per la libertà, è stata suggellata nella "Tripoli declaration", firmata il 21 gennaio 2012, in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei ministri, base di partenza per la costruzione di un rinnovato rapporto bilaterale. Non si può che condividere sotto tale profilo il positivo giudizio formulato dall'Alto commissario Pillay e proseguire nell'azione di sostegno alle autorità transitorie nell'arduo compito di guidare il Paese verso la democrazia.
Come sottolineato dall'Alto Commissario, infatti, l'emergere di preoccupazioni e di denunce per le violazioni dei diritti umani, suggerisce la necessità di intensificare l'azione internazionale di assistenza alle autorità transitorie nello sforzo per la stabilizzazione democratica e la ricostruzione del Paese. Principale elemento di criticità è rappresentato dalla situazione dell'ordine pubblico: il Governo non controlla ancora la totalità del territorio e alcuni gruppi armati gestiscono in maniera del tutto autonoma alcuni centri di detenzione. Come osserva l'Alto Commissariato, si tratta di un elemento che pone in serio rischio la possibilità delle autorità transitorie di garantire il pieno rispetto dei diritti umani nel Paese.
Come sottolineato dal ministro Terzi nel corso dell'audizione presso la Commissione diritti umani del Senato, la Farnesina sta seguendo con la massima attenzione le denunce di tortura e maltrattamenti in centri di detenzione illegali. Ci si attende che l'indagine annunciata dal vice Primo ministro libico possa fare luce su tali vicende.
Il Governo italiano si è inoltre impegnato a sostegno delle autorità di Tripoli con un'ampia ed articolata offerta di assistenza tecnica, capacity building e formazione nel settore della sicurezza e del rule of law; con iniziative formative e di vocational training volte a facilitare il reinserimento dei miliziani nella società civile; attraverso progetti di institution building in favore della nuova amministrazione pubblica, inclusi i settori delle forze di polizia e della magistratura. Si tratta di interventi concreti, già in fase di realizzazione o in procinto di essere avviati, che potranno favorire, come auspicato anche dall'Alto commissario Pillay, il rafforzamento delle autorità centrali e la progressiva estensione del loro controllo sul Paese, anche per consentire a Tripoli di fare piena luce sugli episodi denunciati da Médecins sans frontières.
L'Italia è altresì disponibile a prendere parte ad ogni attività condotta dalle organizzazioni internazionali o realizzata nel quadro dell'Unione europea a sostegno delle autorità transitorie nel loro sforzo in vista del pieno rispetto dei diritti umani e del rule of law in Libia.
DE MISTURA STAFFAN Sottosegretario di Stato per gli affari esteri
16/03/2012