Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
S.4/04336 [Cause e responsabilità del crollo del tratto di muro inerente alla diga di Montedoglio, Arezzo]
Atto Senato
Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 133
all'Interrogazione 4-04336
Risposta. - Occorre premettere che le competenze del Ministero afferiscono all'istruttoria ed all'approvazione in linea tecnica dei progetti di dighe nonché alla vigilanza tecnica sui relativi lavori di costruzione e sul successivo esercizio, finalizzate alla salvaguardia della pubblica incolumità. Non rientrano, invece, nelle competenze del Ministero gli aspetti riguardanti l'individuazione dei soggetti concessionari della risorsa idrica e, quindi, delle opere di sbarramento nonché i profili economici propri della gestione delle opere ovvero degli appalti e/o contratti per la realizzazione e/o manutenzione delle stesse.
La diga di Montedoglio sul fiume Tevere è ubicata nei comuni Pieve Santo Stefano, Anghiari e Sansepolcro della provincia di Arezzo. L'utilizzo prevalente è irriguo ed è gestita dall'Ente irriguo umbro-toscano, con sede in Arezzo, che è titolare di una concessione di derivazione settantennale a prevalente scopo irriguo (e parzialmente idropotabile) per 400 milioni di metri cubi annui dai bacini Tevere e Arno.
Le opere di sbarramento sono state realizzate, come stazione appaltante dall'Ente autonomo per la bonifica, irrigazione e la valorizzazione fondiaria delle province di Arezzo, Perugia, Siena e Temi, poi divenuto dal 1991 Ente irriguo umbro-toscano, su finanziamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Il collaudo tecnico ai sensi dell'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1363 del 1959 (regolamento dighe) è tuttora in corso. Nel giugno 1989, infatti, hanno avuto inizio gli invasi sperimentali del serbatoio, per livelli idrici progressivi regolarmente autorizzati dal Servizio dighe del Consiglio superiore dei lavori pubblici, sino alla quota di 390 metri sul livello del mare; nel marzo 2006 il Registro italiano dighe (subentrato al Servizio dighe) ha concesso l'autorizzazione al raggiungimento della quota 394,60 metri sul livello del mare (massima di regolazione) che è stata effettivamente raggiunta e superata di pochi centimetri (sfioro) il 27 dicembre 2010, mentre in precedenza la quota massima raggiunta nell'invaso è stata di 394,1 metri sul livello del mare il 6 maggio 2009.
Il raggiungimento della quota massima di regolazione è condizione espressamente prevista dal regolamento dighe (articolo 14), quale prova di carico, per poter procedere all'emissione del certificato di collaudo ai sensi della specifica normativa di settore; ciò di norma a seguito del mantenimento di detta quota idrica per un periodo congruo all'assestamento delle opere e dei livelli piezometrici nelle spalle dello sbarramento e nelle sponde del serbatoio per il controllo delle eventuali filtrazioni.
In merito all'incidente allo sfioratore di superficie, va ricordato che, a seguito di regolari comunicazioni preventive, il concessionario ha proceduto al riempimento del serbatoio portandolo allo sfioro in data 27 dicembre 2010.
Il giorno successivo, il 28 dicembre, alcuni tecnici del competente Ufficio tecnico per le dighe di Perugia della Direzione generale hanno effettuato una visita ispettiva, ai sensi del regolamento dighe, riscontrando un regolare comportamento delle opere, anche con il supporto della completa campagna di misurazioni strumentali avviata dal concessionario in occasione dello sfioro.
Il giorno 29 dicembre, alle ore 20,30 circa, si è manifestato il dissesto strutturale di parte dello sfioratore di superficie, consistito nel crollo di tre conci (alti circa 9 metri) per una lunghezza complessiva di circa 30 metri, che ha comportato il rilascio di una portata di circa 600 metri cubi al secondo di acqua.
Il concessionario ha diramato tempestivamente tutte le comunicazioni previste nel documento di protezione civile allegato al foglio di condizioni per l'esercizio e la manutenzione dello sbarramento.
In conseguenza si sono attivate tutte le autorità di protezione civile con la partecipazione diretta dei tecnici dell'Ufficio tecnico per le dighe di Perugia.
Il giorno seguente, il 30 dicembre, i medesimi tecnici hanno effettuato un sopralluogo in sito riscontrando la stazionarietà del fenomeno instauratosi, senza aggravamenti.
Il rilascio incontrollato di acqua attraverso la breccia è cessato alle prime ore della mattina del 2 gennaio 2011 ed il concessionario ha proseguito ad abbassare il livello del serbatoio, di concerto con tutte le autorità preposte, mediante parziale apertura dello scarico di fondo.
Il 3 gennaio, la competente struttura del Ministero ha disposto un sopralluogo di tecnici della sede centrale congiuntamente a tecnici dell'Ufficio tecnico per le dighe di Perugia, che hanno provveduto ad effettuare specifici rilievi dimensionali delle strutture in calcestruzzo e delle armature della parte coinvolta nel dissesto, nonché mirati sopralluoghi geologici in alcune parti delle sponde.
Durante tali sopralluoghi si è riscontrata l'avvenuta cessazione dello sfioro dalla breccia ed un livello del serbatoio in progressiva diminuzione a seguito del rilascio di circa 50 metri cubi al secondo di acqua dallo scarico di fondo. Non appena terminate le prime misurazioni degli elementi interessati dal dissesto ed ai citati sopralluoghi, la zona è stata posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Arezzo.
Il 4 gennaio, l'Ufficio tecnico di Perugia ha disposto, di concerto con la sede centrale della direzione, la riduzione del livello idrico autorizzato di invaso sperimentale del serbatoio da quota 394,60 metri sul livello del mare a quota 383,00 metri sul livello del mare, ritenuta allo stato quale quota atta a garantire sia la sicurezza del serbatoio, anche in periodo di avverse condizioni meteoriche, sia la conservazione di un cospicuo volume di risorsa idrica, pari a circa 80 milioni di metri cubi.
L'11 gennaio, il Ministero ha costituito uno specifico gruppo di lavoro cui ha affidato il compito di accertare in particolare le cause tecniche del dissesto strutturale manifestatosi e più in generale approfondire le condizioni di sicurezza a lungo termine dell'opera di sbarramento, delle sponde dell'invaso e delle opere complementari.
Detto gruppo di lavoro ha avviato, in data 18 gennaio 2011, la propria attività sul campo ed ha redatto una relazione di prima fase, relativamente agli aspetti geologici ed idraulici del sito e del serbatoio nonché circa i prelievi di campioni in sito e le prove di laboratorio da porre in essere per completare le attività di accertamento delle cause del dissesto.
Dalla relazione di prima fase, necessariamente riservata stante il procedimento giudiziario in corso da parte della Procura della Repubblica di Arezzo, emerge nel merito delle tematiche territorialmente rilevanti lo stato di generale sicurezza del sito, basato sul fatto che, per quanto attiene agli aspetti geologici, non sono stati rilevati fenomeni di instabilità dei versanti, innescati o riattivati dallo svaso rapido conseguente al dissesto e che non si sono evidenziati nel territorio immediatamente a valle dello sbarramento significativi fenomeni di erosione spondale e di instabilità indotti dal transito dell'onda di piena mentre, per quanto concerne gli aspetti idraulici, la limitazione di invaso allo stato disposta consente, nel transitorio, la laminazione di eventi di piena con elevati tempi di ritorno.
Successivamente agli esiti degli accertamenti strumentali avviati (prelievi di campioni in sito e prove di laboratorio), il gruppo di lavoro concluderà i propri lavori e rimetterà al Ministero la propria relazione conclusiva, comprensiva anche delle indicazioni circa gli ulteriori provvedimenti eventualmente da adottarsi.
Infine, si comunica che per quanto riguarda il futuro della gestione della diga la normativa vigente (decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25) ha previsto che all'Ente irriguo umbro-toscano, posto in liquidazione, subentri un nuovo soggetto individuato/costituito, entro il 6 novembre 2011, dalle Regioni Umbria e Toscana dando adeguata rappresentanza alle competenti amministrazioni statali.
MATTEOLI ALTERO Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
27/07/2011