Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
S.4/04330 [Promuovere iniziative al fine di garantire la libertà religiosa per i cristiani in Iraq]
Atto Senato
Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 112
all'Interrogazione 4-04330
Risposta. - Gli episodi avvenuti in Iraq a danno della comunità cristiana rientrano nel contesto di criticità che caratterizza la sicurezza generale del Paese. I cristiani sono spesso minacciati da estremisti fondamentalisti, anche provenienti dall'estero, che profittano della loro vulnerabilità e della risonanza internazionale prodotta da tali vicende. Sebbene tali forze ostili abbiano sinora mancato il loro obiettivo strategico di scatenare una guerra civile interconfessionale nel Paese, e stiano perdendo seguito tra la popolazione, esse sono ancora in grado di colpire ferocemente, soprattutto nel centro-nord, ove si colloca la maggior parte della comunità cristiana. Ulteriori minacce provengono da manovre politiche di forze contrapposte, soprattutto arabo-sunnite e curde, che vogliono strumentalizzarli ponendosi quali loro protettori per acquisire consensi e territori.
Gli ultimi tragici eventi hanno dimostrato che la comunità cristiana continua ad essere in pericolo anche a Baghdad. Il grave attentato che ha colpito il 31 ottobre 2010 la cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della salvezza - provocando la morte di decine di fedeli riuniti in preghiera e di membri delle forze di sicurezza irachene, oltre a numerosi feriti - e le violenze perpetrate i primi giorni di novembre ai danni della stessa comunità della capitale, con un bilancio di sei vittime, sono le manifestazioni più evidenti di una situazione che rimane grave da ormai lungo tempo. Proprio a seguito di tali episodi il ministro Frattini si è adoperato in prima persona affinché 26 dei feriti della cattedrale venissero trasportati d'urgenza in Italia, per essere ospedalizzati a Roma. Alcuni di loro stanno ancora concludendo le loro cure presso il policlinico "Gemelli", in attesa di fare ritorno nel proprio Paese.
L'Italia rappresenta un apprezzato punto di riferimento per tale comunità, in maggioranza assiro-caldea e composta in buona misura da appartenenti alle classi medie, delle professioni e del commercio, e con presenze dei settori a più basso reddito. Costante è, e continuerà ad essere, l'azione svolta per sensibilizzare i più alti livelli delle autorità locali che hanno ripetutamente assicurato il loro impegno, come è avvenuto durante la visita a Baghdad del ministro Frattini del 5 dicembre con il Primo ministro Maliki, con il Ministro degli esteri Zebari e numerosi altri principali leader politici, tra cui anche il Presidente del Kurdistan regional government Barzani, quest'ultimo già in occasione della sua visita a Roma del 4 ottobre. Il massimo impegno è volto a salvaguardare l'incolumità, l'identità e la continuazione della presenza nel Paese della minoranza cristiana, richiamando costantemente i principali attori politici ed istituzionali, dell'Iraq e dell'intera regione, anche assieme ai partner europei: l'Alto rappresentante Ashton si è più volte pronunciata in proposito. Tale sensibilizzazione tiene sempre conto dell'accortezza di non far identificare i cristiani con gli interessi occidentali, sottolineando piuttosto l'obiettivo di veder fiorire anche in Medio oriente tolleranza, rispetto reciproco e libertà religiosa.
Il Primo ministro Maliki, da fine dicembre a capo del nuovo Governo di Baghdad, ha promesso di adottare misure immediate di protezione, tra cui l'inclusione nelle forze di polizia di speciali reparti cristiani, ed ha proposto di indire una conferenza internazionale sulla tutela delle minoranze alla quale invitare, oltre al Vaticano, tutti i Paesi interessati all'argomento. Tali misure, che il Governo italiano ha subito accolto con favore, insieme ad altre, che potrebbero essere poste allo studio e che sono state assicurate in ogni occasione di incontro, testimoniano la volontà del Paese non solo di proteggere i cristiani ma anche di farli desistere dall'attuale diaspora.
Il pro-Nunzio di Baghdad ha invitato anche altri Paesi dell'Unione a seguire l'esempio di Francia e Italia, prendendosi cura dei feriti ancora bisognosi di cure, assicurando un'assistenza umanitaria alla comunità cristiana indigente e la messa in opera di speciali progetti sia della commissione che dei singoli Paesi. infatti in occasione del Consiglio affari esteri di dicembre a Bruxelles sono state adottate conclusioni per le quali il Governo italiano si è battuto in prima linea nonostante alcune resistenze. Sempre in tale occasione si è inoltre deciso, a seguito di un'iniziativa presa congiuntamente dall'Italia e dall'Austria e sostenuta da diversi partner, che l'Unione europea elaborerà periodicamente un rapporto sul rispetto della libertà religiosa nel mondo.
Ultimamente l'Italia ha ottenuto, insieme ad alcuni partner dell'Unione, che fosse inserito il tema della tutela dei cristiani nei mondo, particolarmente in Iraq ed in Medio oriente, nell'agenda del Consiglio affari esteri dell'Unione europea di gennaio. A tal fine, è stata inviata il 5 gennaio 2011 all'Alto Rappresentante, Catherine Ashton, una lettera firmata congiuntamente dal ministro Frattini, dalla Ministro degli esteri francese, Alliot Marie, e dai Ministri ungherese, Martonyi, e polacco, Sikorski, che rappresentano le due presidenze che si succederanno nel 2011. È inoltre in corso in questi giorni la discussione sulla bozza di conclusioni che il Consiglio sarà chiamato ad adottare al riguardo. Il Governo italiano ritiene che tale dossier meriti la massima attenzione, sia a livello politico sia da parte delle strutture del SEAE, e che esso debba rappresentare sempre più una delle grandi priorità dell'agenda comune europea.
Al riguardo l'Italia ha già intrapreso diverse iniziative nei mesi scorsi in sede sia europea che internazionale, anche a seguito di specifiche sollecitazioni parlamentari in tal senso. La difesa della libertà religiosa e di culto e la tutela degli appartenenti a minoranze religiose costituiscono infatti da tempo una delle principali priorità della politica estera italiana nel campo dei diritti umani. La discriminazione basata sulla religione, non limitata ad una specifica confessione né ad una specifica regione del mondo, ma che negli ultimi tempi ha colpito in modo particolarmente efferato le minoranze cristiane anche in Nigeria ed Egitto, rappresenta una grave violazione dei diritti umani.
Già alla fine del 2009, prendendo spunto da numerosi attacchi rivolti alle minoranze religiose, in particolare quelle cristiane, avvenuti in diversi Paesi, l'Italia aveva promosso l'adozione da parte del Consiglio dell'Unione europea di Conclusioni ad hoc e, successivamente (giugno 2010) di un Piano d'azione, elaborato a cura della "Ttask force sulla libertà di religione", che si riunisce periodicamente a Bruxelles per dare impulso a varie misure di tutela della libertà religiosa. Lo scorso 21 dicembre tale Task force ha elaborato un documento di lavoro intitolato "Key messages / line to take on freedom of religion or belief", che riassume, ad uso soprattutto delle delegazioni comunitarie nei Paesi terzi, i punti essenziali caratterizzanti la posizione europea in materia.
Tale iniziative rappresentano, è bene sottolinearlo, l'inizio, non certo il punto di arrivo, di un processo che dovrà portare l'Unione ad un maggiore e più efficace coinvolgimento, sia sul piano bilaterale dei rapporti con i Paesi terzi che nell'ambito dei diversi fori multilaterali competenti, ONU, G8, OSCE, Consiglio d'Europa, anche sotto il profilo della cooperazione in materia di sicurezza e di lotta contro il terrorismo internazionale. È con tale approccio che il Governo italiano proseguirà nei suoi sforzi volti a tutelare il più possibile anche la minoranza cristiana in Iraq, affinché abbia la possibilità di vivere in modo adeguato e le venga finalmente garantita la piena libertà di religione.
SCOTTI VINCENZO Sottosegretario di Stato per gli affari esteri
16/02/2011