Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
S.4/03859 [Utilizzo sicuro delle lampadine a risparmio energetico]
Atto Senato
Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 098
all'Interrogazione 4-03859
Risposta. - La produzione e alla commercializzazione di lampade a più alta efficienza energetica è disciplinata, nel quadro della direttiva 6 luglio 2005, n. 2005/32/CE, relativa all'istituzione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia, dai regolamenti (CE): n. 244/2009 del 18 marzo 2009, relativo alla progettazione ecocompatibile delle lampade non direzionali per uso domestico; n. 245/2009 del 18 marzo 2009, per quanto riguarda la progettazione ecocompatibile di lampade fluorescenti senza alimentatore integrato, lampade a scarica ad alta intensità e di alimentatori e apparecchi di illuminazione in grado di far funzionare tali lampade.
Tali provvedimenti stabiliscono i requisiti da rispettare per la progettazione di questi prodotti e le informazioni da rendere al mercato sulle loro prestazioni energetiche.
Ciò premesso, occorre far presente che le problematiche di cui tratta l'interrogazione sono state considerate nell'ambito degli approfondimenti e degli studi preparatori svolti dalla Commissione, anche su richiesta dei singoli Stati.
In questo ambito, non sono emersi elementi idonei a comprovare la sussistenza di alcuna effettiva ipotesi di pericolosità dei prodotti in questione.
In ogni caso, si precisa che sono agli atti della Commissione le osservazioni poste dall'Italia per una redazione normativa che, perseguendo gli obiettivi di efficienza energetica: a) garantisse la massima gradualità nella messa fuori produzione delle lampade a incandescenza, per dare modo all'industria europea di far fronte alle previste massicce richieste di mercato con prodotti di migliore qualità (minor contenuto di mercurio e maggior durata) di quanto poteva essere garantito da prodotti extra europei, gli unici, al momento della discussione del Regolamento, in grado di far fronte alla potenziale richiesta di nuove lampade; b) permettesse di organizzare le più idonee modalità di smaltimento delle lampade CFL; c) garantisse la più corretta informazione dei cittadini.
Grazie alla posizione dell'Italia, peraltro contrastata da molti Stati (Gran Bretagna come capofila) e dalle principali associazioni ambientaliste e dei consumatori europei, è stata assicurata una graduale messa fuori mercato delle lampade a incandescenza ed è stato consentito alle lampade alogene di rimanere in produzione.
Appare anche opportuno riportare, in sintesi, alcune informazioni tratte dai citati studi della Commissione: 1) il mercurio è un componente importante delle lampade CFL ed è presente nelle stesse in quantità molto piccole, fino a 5 milligrammi (in una batteria a bottone ce ne sono 50 milligrammi, circa 500 nel riempimento di amalgame dentarie, parecchi grammi nei vecchi termometri). Il limite del 5 milligrammi è scritto nella Restriction on hazardous substances directive (2002/95/EC), che, in generale, proibisce l'uso di mercurio in dispositivi elettronici ed elettrici, ma che dà alcune esenzioni come nel caso delle lampade; 2) dal ciclo di vita delle CFL si evince che, anche nel caso peggiore in cui una CFL venga dispersa nell'ambiente, le emissioni di mercurio, evitate durante la vita utile, controbilanciano e superano il mercurio contenuto; 3) sul mercato restano disponibili le alogene più efficienti che non contengono mercurio.
Con riferimento, poi, ai possibili di rischi per la salute, si evidenzia che l'Unione europea ha verificato, attraverso il proprio Comitato scientifico per i rischi sanitari emergenti e di nuova identificazione (SCENIHR) la rispondenza delle emissioni delle lampade fluorescenti a basso consumo energetico (20-60kHz) alle linee guida della Commissione internazionale per la protezione delle radiazioni non ionizzanti, la cui adozione è stata raccomandata dall'Unione ai suoi Stati membri (raccomandazione del Consiglio 12 luglio 1999 relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 a 300 Hz).
In un ampio rapporto, intitolato "Light Sensivity", approvato il 23 ottobre 2008, il Comitato analizza tutti i possibili fattori di rischio connessi alle lampade in questione, compresi i campi elettromagnetici. Per questi ultimi conclude che: "sebbene ci sia una scarsa letteratura in questo settore, i campi elettromagnetici generati dalle lampade compatte a fluorescenza non sono specifici di queste ultime e non sono intensi rispetto ai campi emessi da altri dispositivi. Non è mai stato dimostrato in modo conclusivo e convincente che esista una qualsiasi connessione tra i campi elettromagnetici e i sintomi che sono riportati da persone con cosiddetta ipersensibilità elettromagnetica, anche se questi sintomi sono reali e, in molti casi assai gravi. Quindi, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, non sembra esservi alcuna correlazione tra i campi elettromagnetici prodotti dalle lampade fluorescenti e sintomi o stati patologici".
Si aggiunge, infine, che l'Istituto superiore di sanità, per gli aspetti connessi ai campi elettromagnetici, condivide le esposte valutazioni e ritiene che l'utilizzo delle lampade in argomento non costituisca un rischio per la salute.
SAGLIA STEFANO Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico
21/10/2010