• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/18648 [Evasione fiscale sul gioco d'azzardo]



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18648 presentata da GIANNI MANCUSO
mercoledì 21 novembre 2012, seduta n.721
MANCUSO, CROLLA, GIRO, CICCIOLI, GIRLANDA, DE LUCA, BARANI e BOCCIARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:


prima del 2002, in Italia, le slot machines erano illegali e terreno di conquista per la criminalità organizzata;


in seguito il sistema venne regolamentato, rendendole legali, ma con l'imperativo categorico di collegare ogni macchinetta a un sistema telematico di controllo;


tale sistema doveva inviare alla SOGEI, la società informatica del Ministero dell'economia, i dati di ogni singola giocata, affinché fossero applicate le tasse e vi fosse un controllo dello Stato su tutto il business;


nel maggio del 2007 una Commissione parlamentare prima e il gruppo antifrodi delle tecnologie della Guardia di finanza poi, comunicano i risultati delle loro indagini alla Corte dei conti;


essi dicono che le dieci maggiori società che gestiscono le slot machines avrebbero contratto un debito con il fisco, per gli anni 2004/2007, di circa 98 miliardi;


questo perché i due terzi delle macchinette non sono collegate alla Sogei;


nel solo 2006 le società indagate incassano il triplo dell'importo dichiarato al fisco: 43,5 miliardi anziché 15,4;


il 4 dicembre 2008 ha inizio il processo, ma i difensore delle società gestrici contestano la competenza della Corte dei conti obiettando che di tale questione se ne dovrebbe occupare il TAR del Lazio;


nel dicembre del 2010 la Corte di cassazione decide che i giudici contabili possono continuare ad indagare;


il processo è ripreso nell'ottobre del 2011;


la Commissione d'indagine parla anche di «interrogativi, sorti durante l'inchiesta su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli di Stato in particolari occasioni, che riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in particolare l'esito positivo dei collaudi allora condotti, subito dopo smentiti dall'esperienza applicativa, sia l'accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione, per apparecchi nell'imminenza dell'entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia l'omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e l'invenzione di regimi fiscali forfettari»;


oltre ai vertici dei Monopoli, gravi accuse di corruzione sono state rivolte dalla Commissione a singoli funzionari che, attraverso «anomale procedure», avrebbero permesso ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corruzione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposizioni introdotte successivamente dalla legge;


la verifica informatica fungeva anche da garanzia per il singolo giocatore;


per questo il pubblico ministero Marco Smiroldo ha chiesto anche il risarcimento per la campagna promozionale dei monopoli di Stato sul «gioco illegale», in quanto pubblicità ingannevole;


il pubblico ministero ha formulato una richiesta principale di 98 miliardi, lasciando ai giudici la discrezionalità sulla multa;


in primo grado le società incriminate (Atlantis World Giocolegale Limited, SNAI SpA, SISAL SpA, Gmatica SrL, Cogetech SpA, Gamenet SpA, Lottomatica Videolot Rete SpA, Cirsa Italia SrL, H.b.G. SrL e Codere Spa) sono state condannate a pagare 25 miliardi di euro a fronte di una richiesta del pubblico ministero di 98 miliardi;


sono stati condannati anche i manager pubblici che avrebbero dovuto controllare: il direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato dell'epoca, Giorgio Tino, ora vicepresidente di Equitalia Gerit, e il direttore del settore giochi Antonio Tagliaferri, che è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell'Aams attuale Raffaele Ferrara, confermato dal Governo attuale;


in una recente intervista al Secolo XIX, il Ministro Cancellieri ha dichiarato la necessità di recuperare il dovuto, per destinarli al capitolo «ricerca e sicurezza» e in particolare alla prevenzione e cura della ludopatia -:


se e in che modo il Governo intenda agire per il recupero di quanto dovuto;


in che modo il Governo intenda impiegare i 2 miliardi e mezzo recuperati;


in che modo il Governo intenda vigilare affinché non sia più perpetrata l'evasione fiscale sul gioco d'azzardo.
(4-18648)