• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/08399 [Sulla riorganizzazione di Poste Italiane]



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08399 presentata da MARIA TERESA BERTUZZI
giovedì 11 ottobre 2012, seduta n.813

BERTUZZI, GHEDINI, CECCANTI, MARINO Mauro Maria, MONGIELLO, MARCUCCI, MARITATI, GALPERTI, MAZZUCONI, ANTEZZA, BARBOLINI, MICHELONI, BOSONE, PASSONI, VITA - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

il Piano di riorganizzazione aziendale presentato da Poste italiane SpA il 17 aprile 2012 e già inviato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni prevede una diversa presenza degli Uffici postali e una conseguente diversa distribuzione sul territorio dei portalettere;

in particolare, si ipotizza la chiusura di 1.156 sportelli presenti sul territorio nazionale, la razionalizzazione di 638 uffici con una riduzione dei giorni e degli orari di apertura e la soppressione di 1.410 zone di recapito;

secondo le organizzazioni sindacali, il piano determinerebbe il licenziamento di 1.765 lavoratori nel 2012 nelle sole regioni del Piemonte, dell'Emilia Romagna, delle Marche, della Toscana e della Basilicata, mentre con l'estensione del provvedimento a tutto il territorio nazionale nel 2013, la perdita di posti di lavoro potrebbe essere dell'ordine di 10-12.000 unità con la chiusura di circa 2.000 uffici postali e una riduzione del 50 per cento degli appalti;

considerato che:

appare del tutto incomprensibile come l'azienda, nel definire il numero e la tipologia degli uffici di cui è stata prevista la chiusura e comunque la riorganizzazione, non abbia tenuto conto del contesto territoriale, sociale e orografico in cui tali uffici operano;

nel complesso, si tratta della chiusura di 73 uffici in Abruzzo (6 Chieti, 30 L'Aquila, 7 Pescara, 30 Teramo), 38 nel Lazio (12 Frosinone, 6 Latina, 16 Rieti, 2 Roma, 2 Viterbo), 9 in Sardegna (3 Cagliari e 6 Sassari), 175 in Toscana (14 Arezzo, 19 Firenze, 33 Grosseto, 10 Livorno, 22 Lucca, 14 Massa Carrara, 18 Pisa, 24 Pistoia, 4 Prato, 17 Siena), 50 in Umbria (37 Perugia e 13 Terni), 125 in Emilia-Romagna (21 Bologna, 16 Ferrara, 9 Forlì, 31 Modena, 21 Parma, 7 Piacenza, 8 Ravenna, 9 Reggio Emilia, 3 Rimini), 61 nelle Marche (21 Ancona, 8 Ascoli Piceno, 3 Fermo, 14 Macerata, 16 Pesaro-Urbino), 83 in Lombardia (3 Bergamo, 16 Brescia, 2 Busto-Arstizio, 7 Como, 3 Cremona, 4 Lecco, 1 Lodi, 26 Mantova, 7 Milano, 2 Pavia, 1 Monza, 5 Sondrio, 6 Varese), 21 in Friuli-Venezia Giulia (2 Gorizia, 8 Pordenone, 1 Trieste, 10 Udine), 24 in Trentino Alto Adige (13 Bolzano, 11 Trento), 73 in Veneto (18 Belluno, 9 Legnano, 9 Rovigo, 4 Treviso, 2 Venezia, 31 Verona), 46 in Liguria (15 Genova, 1 Imperia, 11 La Spezia, 19 Savona), 61 in Piemonte (3 Alba, 10 Alessandria, 9 Asti, 4 Biella, 17 Cuneo, 9 Torino, 6 Verbania, 3 Vercelli), 71 in Sicilia (6 Agrigento, 11 Catania, 2 Enna, 26 Messina, 12 Palermo, 2 Ragusa, 1 Siracusa, 11 Trapani), 101 in Calabria (14 Castrovillari, 24 Cosenza, 6 Crotone, 25 Reggio Calabria, 12 Vibo Valentia), 95 in Campania (10 Avellino, 16 Benevento, 2 Napoli, 34 Sala Consilina, 12 Salerno), 17 in Basilicata (2 Matera, 15 Potenza), 7 nel Molise (4 Campobasso, 3 Isernia), 26 in Puglia (2 Bari, 2 Brindisi, 3 Foggia, 19 Lecce, 1 Taranto);

considerato altresì che:

gli esuberi determinati da questa riorganizzazione, per quanto riguarda sia Poste italiane SpA che le aziende appaltanti, saranno particolarmente gravosi in un periodo di crisi economica che non risparmia alcuna regione;

gli effetti negativi del Piano di riorganizzazione di Poste Italiane SpA paiono essere ancor più impattanti sulla popolazione e sui lavoratori in considerazione del fatto che coinvolgono indistintamente aree metropolitane e piccoli Comuni, compresi quelli colpiti dal sisma dello scorso maggio;

le determinazioni assunte con il Piano industriale, oltre a gravare di preoccupazione migliaia di lavoratori a rischio di licenziamento, sono potenzialmente foriere di peggioramento delle modalità di erogazione dei servizi, con notevoli disagi agli utenti - si pensi soprattutto ai residenti anziani, che si troverebbero a non poter usufruire agevolmente di servizi essenziali, quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a frequenti e difficili spostamenti;

così come concepito, il Piano di riorganizzazione parrebbe mettere in discussione il carattere universale del servizio di recapito postale e certamente comporterà una riconsiderazione in termini negativi degli standard qualitativi dettati dai tempi di consegna definiti anche dal contratto di programma vigente con l'azienda;

rilevato che:

gli uffici di cui sarebbe stata prevista la chiusura totale o parziale sarebbero quelli che Poste italiane SpA ritiene operino al di sotto dei parametri di economicità;

la prevista riorganizzazione - che si somma alle altre intraprese dal 2006 - si pone in stridente contrasto con la situazione economica di Poste italiane SpA, considerato che il giorno successivo alla presentazione dello stesso Piano di ristrutturazione, Poste ha annunciato i risultati di bilancio 2011 che, come nei precedenti otto anni, sono positivi (846 milioni di utili e un risultato operativo pari a 1 miliardo e 641 milioni): per redditività la società Poste italiane SpA si colloca, infatti, di gran lunga al primo posto al mondo rispetto ai principali operatori internazionali;

a fronte della chiusura in positivo del bilancio 2011, Poste italiane SpA potrebbe investire sulla consegna dei pacchi e dei corrieri espressi, settore che non risente del calo di corrispondenza dovuto alle nuove tecnologie e dove ha solo il 15-20 per cento della quota di mercato;

il Piano di ristrutturazione di Poste italiane SpA, invece, non sembra considerare strategico il settore della logistica, non cogliendo le numerose opportunità offerte dal mercato in espansione che la configurano come nuova fattispecie di un moderno recapito;

inoltre, il Piano di riorganizzazione di Poste italiane SpA, un'azienda di servizi a totale capitale dello Stato e che, come tale, deve rendere conto ai cittadini dei servizi erogati, è stato deciso senza il coinvolgimento delle istituzioni locali;

infatti, con riferimento alla rete degli uffici postali, al fine di contenere l'onere del servizio universale, il contratto di programma fra il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, e Poste italiane SpA per il periodo 2009/2011 - approvato dalla legge 12 novembre 2011, n.183, fatti salvi gli adempimenti previsti dalla normativa europea in materia -, ha stabilito che la Società possa ridefinire la propria articolazione base del servizio secondo parametri più economici, concordando con le autorità locali una presenza più articolata nelle singole aree territoriali;

sulla questione è intervenuta anche l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) che, in più occasioni, ha sottolineato quanto sia necessario che il Piano di riorganizzazione aziendale previsto avvenga in collaborazione con gli enti interessati;

rilevato altresì che:

l'Amministrazione autonoma delle poste e delle telecomunicazioni è stata trasformata in ente pubblico economico, denominato "Ente Poste Italiane" (EPI) con il decreto-legge 1° dicembre 1993, n. 487, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 1994, n. 71, recante "Trasformazione dell'Amministrazione delle poste e delle telecomunicazioni in ente pubblico economico e riorganizzazione del Ministero". Tale trasformazione ha avuto sin dall'origine un carattere transitorio, essendo stata contestualmente prevista la successiva trasformazione dell'ente in società per azioni;

a tale trasformazione si è proceduto con la delibera CIPE del 18 dicembre 1997, con la quale è stata costituita la società per azioni denominata "Poste italiane SpA". Le azioni della società sono state attribuite al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (ora, Ministero dell'economia e delle finanze), che esercita i diritti dell'azionista, d'intesa con il Ministero delle comunicazioni (ora, Dipartimento per le comunicazioni, all'interno del Ministero dello sviluppo economico);

il processo di liberalizzazione nel settore delle cosiddette public utilities, avviato dalla Commissione europea agli inizi degli anni Novanta si è concretizzato, per quanto riguarda il settore postale, con l'introduzione, nel 1997, della direttiva 97/67/CE;

tra i principali elementi della citata direttiva vi è l'obbligo a carico di ciascuno Stato membro di garantire il mantenimento di un servizio postale universale su tutto il proprio territorio (articoli 3 e 4);

in particolare, l'articolo 3 della direttiva, definendo il servizio postale universale, stabilisce che la consegna deve essere assicurata su tutto il territorio dello Stato e che i punti di raccolta devono essere dislocati su tutto il territorio nazionale ed accessibili a tutti i cittadini;

per quanto attiene al finanziamento del servizio universale, la direttiva lascia un'alternativa agli Stati sul modo in cui finanziare il proprio servizio postale universale: il primo, più tradizionale, riserva al servizio postale nazionale un monopolio, in modo da consentire di bilanciare con i profitti le perdite relative alla fornitura del servizio in zone non redditizie; il secondo consiste nel consentire allo Stato membro di creare un fondo di compensazione quando ritenga che il mantenimento del servizio universale sia non equo (articolo 7 della direttiva 97/67/CE);

il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, ha attuato la direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità del servizio;

l'articolo 23 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, affida alla società Poste SpA il servizio postale universale;

secondo quanto disposto dall'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, l'onere per la fornitura del servizio universale è quindi finanziato attraverso trasferimenti posti a carico del bilancio dello Stato e attraverso il fondo di compensazione di cui all'articolo 10 dello stesso decreto;

da ultimo, il contratto di programma fra il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, e Poste Italiane SpA per il periodo 2009/2011 è stato approvato dalla legge 12 novembre 2011, n.183, fatti salvi gli adempimenti previsti dalla normativa europea in materia;

nell'ambito del menzionato contratto sono stati individuati obiettivi e parametri di qualità dei servizi espletati dalla società, che costituiscono parte integrante della Carta della qualità del servizio pubblico postale - emanata con decreto del Ministro delle comunicazioni del 26 febbraio 2004 -, ed i trasferimenti compensativi posti a carico del bilancio dello Stato a copertura parziale dell'onere del servizio postale universale;

tenuto conto che:

secondo organi di stampa, dopo una non facile trattativa con le parti sociali, Poste Italiane SpA ha firmato un accordo a Roma il 27 settembre 2012, con il quale si dice disposta a rivedere il Piano di riorganizzazione degli uffici, con l'intento di confrontarsi al fine di recuperare la sezione "pacchi e corrispondenze";

la citata posizione della società pare limitata a spostare e rimandare la riorganizzazione generale che comunque Poste SpA afferma di voler portare avanti;

l'intervento di razionalizzazione può determinare rilevanti effetti negativi sia sull'occupazione che sulla regolarità del servizio, compromettendo una delle funzioni proprie della società Poste e il concetto stesso del servizio universale per il quale lo Stato riconosce i relativi contributi proprio per assicurare la capillarità e la qualità del recapito postale;

infatti, ogni intervento nella riorganizzazione dei servizi deve tener conto del diritto universale dei cittadini a poterne usufruire, senza distinzioni di età, di situazione sociale o territoriale, nonché della primaria esigenza della qualità dei servizi stessi per livelli sostenibili di convivenza civile;

la rete postale pubblica svolge un ruolo fondamentale nella funzione di coesione sociale ed economica sul territorio nazionale, consentendo l'accesso universale a servizi di interesse economico generale, da cui consegue l'esigenza di attribuire al fornitore del servizio postale universale missioni di interesse generale relative a servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni, valorizzando al contempo l'utilizzo della rete postale;

dietro una corretta razionalizzazione delle risorse e degli uffici postali, sebbene concomitante ad un periodo di crisi e di revisione della spesa, non può celarsi un impoverimento di un servizio importante per il territorio ed essenziale per i cittadini, specie quelli più deboli: anziani, malati e persone a ridotta mobilità,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del Piano di razionalizzazione dei servizi postali del territorio e della conseguente riduzione del personale riportati in premessa e se ritengano di condividere le linee strategiche ed organizzative adottate da Poste Italiane SpA, soprattutto in riferimento al previsto piano di chiusura di numerose filiali sull'intero territorio nazionale e alle conseguenze che tale piano comporta sia in termini di qualità del servizio postale sia occupazionali;

se non ritengano di intervenire al fine di salvaguardare il livello occupazionale e la qualità del servizio reso in modo tale che esso non disattenda il principio della solidarietà sociale, in particolare nelle zone più disagiate quali i piccoli Comuni e quelli dell'area montana nonché i Comuni emiliani recentemente colpiti dal sisma;

se ritengano che il Piano di esuberi possa conciliarsi con l'avvenuta indizione, da parte di Poste Italiane SpA, pochi mesi fa, di un concorso nazionale per reclutare ben 6.000 unità con contratti a tempo determinato, mentre pare essere intenzione dell'Azienda disfarsi di personale qualificato e a tempo indeterminato;

come intendano intervenire, attraverso le strutture preposte dei propri Dicasteri, al fine di assicurare una adeguata concertazione fra i responsabili delle diverse aree territoriali di Poste Italiane SpA, le Regioni interessate dal piano riorganizzativo, le amministrazioni locali e le parti sociali, volta ad individuare le soluzioni più opportune per la definizione delle strategie future di una società pubblica che svolge un ruolo cruciale sul piano economico e sociale, per evitare che decisioni unilaterali assunte dall'azienda arrechino seri disagi ai cittadini e, in particolare, per garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto del contratto di servizio postale universale;

se ritengano rispettati i criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica, come definiti dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 7 ottobre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 252 del 27 ottobre 2008;

se ritengano che il Piano di riorganizzazione possa configurare una violazione della normativa disciplinante la fornitura del servizio universale, dato in concessione a Poste Italiane SpA e finanziato per una parte attraverso trasferimenti posti a carico dello Stato, secondo quanto disposto dall'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, come da ultimo modificato dall'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 31 marzo 2011, n. 58.

(4-08399)