Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/08228 [Sui pensionati che dovranno restituire all'Inps la quattordicesima percepita nel 2009» e nel 2010]
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Testo della risposta scritta
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-08228 presentata da ELIO LANNUTTI
mercoledì 19 settembre 2012, seduta n.797
LANNUTTI, CARLINO, MASCITELLI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze - Premesso che:
il quotidiano "la Repubblica", in un articolo a firma di Fabio Tonacci pubblicato il 19 settembre 2012, riporta la notizia che «Duecentomila pensionati, nella fascia di reddito più povera, dovranno restituire all'Inps la quattordicesima percepita nel 2009» e nel 2010;
si legge: «Chi prendeva 400 netti, e sono i più numerosi, scenderà a 369 per i prossimi dodici mesi. L'ente previdenziale ha già preparato le 200mila lettere, pronte per essere spedite a ottobre, comprese quelle indirizzate ai dipendenti pubblici ex Inpdap. "Dall'analisi dei redditi relativi all'anno 2009 - scrivono i direttori provinciali dell'Inps nella lettera che Repubblica è in grado di anticipare - è risultato che Le è stata corrisposta una somma non dovuta. Siamo pertanto costretti a provvedere al recupero mediante trattenute mensili a partire da novembre 2012 per complessive 12 rate. Cordiali saluti". E, considerato che l'importo erogato a luglio di tre anni fa mediamente si aggirava intorno ai 380 euro, la trattenuta sarà di 31 euro. Ma cosa è successo? Chi ha sbagliato? Un passo indietro. La quattordicesima ai pensionati è stata una conquista dell'ultimo governo Prodi. Introdotta con la legge 127 del 2007, viene corrisposta a chi ha più di 64 anni di età e dimostra di avere un reddito personale non superiore a 8.649,84 euro all'anno. Tradotto in mensilità, significa non più di 650 euro lordi. È la fascia di reddito più bassa. L'Inps nel 2009 ha erogato la quattordicesima (variava da 336 a 504 euro a seconda dei casi) sulla base delle dichiarazioni dei redditi dell'anno precedente e delle domande pervenute, tutte corredate con l'auto-dichiarazione del contribuente. Ma, a quanto pare, ci sono state 200 mila pratiche con dati sul reddito sbagliati. Cioè, chi ha richiesto la quattordicesima dichiarando di averne diritto, ha certificato un reddito più basso di quello che aveva in realtà. E l'Inps se n'è accorto solo quando dall'Agenzia delle Entrate sono cominciate arrivare le dichiarazioni del modello Unico 2011 relative ai redditi 2010. A quel punto sono stati scoperti conteggi del reddito errati, falsi o incompleti. È bastato avere un'entrata in più anche minima, un contratto di collaborazione, una rendita catastale, un acquisto non dichiarato per superare la soglia degli aventi diritto. Per tutti vale la buona fede, quindi non ci saranno altri accertamenti fiscali. Ma quei 400 euro dovranno essere restituiti. Non si scappa. "L'Inps va avanti come un treno - ragiona Carla Cantoni, segretario generale del sindacato dei pensionati Spi-Cgil - ma l'errore è stato loro. Non è accettabile che a pagare siano sempre gli ultimi. Dovevano verificare, prima di stabilire chi ha diritto alla quattordicesima e chi no. Per un anziano 400 euro in meno significano non fare la spesa per settimane. Se ne rendono conto?". Il sindacato contesta inoltre la tempistica dell'accertamento. Ma all'Istituto di previdenza fanno sapere che non c'era modo di fare prima. L'incrocio dei dati sulle dichiarazioni dei redditi è partito alla fine del 2011, quando l'Agenzia delle Entrate ha comunicato tutti i redditi dichiarati dai contribuenti l'anno prima e che quindi potevano essere comparati con quelli indicati nelle richieste per la quattordicesima. Non è detta però l'ultima parola: il 25 settembre la direzione dell'Inps si incontrerà con i sindacati per provare a trattare una soluzione alternativa. "La trattenuta su pensioni già così basse non la possiamo accettare - spiega Carla Cantoni - abbiamo una proposta alternativa che eviterà di mettere le mani nei portafogli di chi già si barcamena per arrivare alla quarta settimana. Ma la sveleremo solo al tavolo con l'Inps"»;
come si legge su un articolo pubblicato su "Il Piccolo" di Trieste del 3 agosto 2011, Gianfranco Valenta, segretario provinciale di Fnp-Cisl, spiega: «"È gente sopra i 65 anni che vive con 645 euro al mese, cioè con la minima, potenzialmente almeno 30mila persone. Ma sono numeri che dobbiamo verificare ora che la vicenda sta venendo a galla. È un accanimento intollerabile, l'Inps vuole fare cassa sulle spalle dei cittadini"»;
inoltre si apprende che «Secondo la ricostruzione della Cisl tutto nasce dal controllo incrociato avviato dall'Inps e dall'Agenzia delle Entrate su chi non ha inviato il modello Red relativo all'anno 2008»;
relativamente alla spiegazione che ha fornito l'ente per cui, per la restituzione, provvederà a una trattenuta rateizzata sui prossimi assegni, Valenta aggiunge: «"A noi preme ricordare che la compilazione del documento reddituale è richiesto a chi percepisce pensioni sociali; persone che, nella maggior parte dei casi, hanno oltre 75 anni. È chiaro allora che il motivo dell'eventuale errore è la dimenticanza, e non certo perché questa gente ha modificato le proprie condizioni economiche. Tanto più - spiega in una nota la Fnp-Cisl - non è accertato che tali presunti sbagli siano imputabili ai pensionati e non, invece, riconducibili agli stessi Inps ed Agenzia delle Entrate. (...) La sensazione, neanche tanto sopita - conclude - è che l'Inps voglia solo fare cassa, e subito"»;
i provvedimenti provvisori devono essere resi definitivi entro tempi ragionevoli ai sensi della legge n. 241 del 1990. Inoltre la legge stabilisce che l'INPS deve accertare i redditi entro l'anno successivo. In questo caso i redditi dovevano essere accertati nel 2010 e l'indebito comunicato massimo nel 2011. Inoltre si presume che l'Agenzia delle entrate i redditi del 2009 li abbia inviati nel 2010,
si chiede di sapere:
quali siano le considerazioni del Governo sulla vicenda, considerato che se l'errore è stato dell'Inps questo impedisce la ripetizione del credito;
se sia legittima la recuperabilità del presunto credito adottata dall'Inps ovvero la procedura adottata per la restituzione della quattordicesima da parte dei pensionati per cui le relative somme verranno trattenute sulla pensione, anche alla luce del fatto che l'ente toglie i soldi senza essere sicuro che effettivamente la colpa sia dei pensionati;
se risulti che nell'operazione di recupero l'INPS possa intaccare il trattamento minimo;
quali risultino i reali motivi per cui l'ente non ha rispettato i termini di accertamento dei redditi previsti dalla legge;
se non ritenga che l'accanirsi dell'Inps su queste fasce di reddito dei pensionati stia diventando davvero intollerabile visto che il diritto alla quattordicesima mensilità, riconosciuta dal Governo Prodi nel 2007, rappresenta una parziale risposta ai pensionati per garantire loro il recupero del potere d'acquisto delle pensioni ferme al 1992;
quali iniziative intenda assumere per tutelare le fasce più deboli da ogni abuso e sopruso e se non ritenga adoperarsi per fare luce sulla questione al fine di trovare la soluzione meno penalizzante per i pensionati, considerando che si tratta di persone che non riescono neanche ad arrivare a fine mese.
(4-08228)