• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte

Atto a cui si riferisce:
S.4/07702 [Sul "salvataggio" Fonsai Ligresti]



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07702 presentata da ELIO LANNUTTI
mercoledì 13 giugno 2012, seduta n.743

LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico - Premesso che Alessandro Penati scrive per "la Repubblica" del 9 giugno 2012 sul salvataggio di Ligresti: «La soap opera del "salvataggio" Fonsai (Ligresti) continua. Da due anni (quanto la Grecia), il gruppo è in crisi profonda. Questo dà l'idea dell'incapacità di ristrutturare rapidamente le aziende e della sclerosi del sistema finanziario italiano. Anche di questo dovrebbero occuparsi le tanto invocate politiche per lo sviluppo. Lunedì potrebbe andare in onda l'ultima puntata: gli amministratori delle varie società approvano l'ormai mitica fusione a quattro (Unipol, Fonsai, Premafin e Milano) orchestrata da Mediobanca. Sarebbe un finale vergognoso di una vergogna senza apparente fine. 1. L'accettazione da parte di Fonsai dell'ultima offerta di Unipol sui concambi spetterà ai tre amministratori indipendenti, trattandosi di operazione con parti correlate. La precedente offerta era passata con due voti a favore e uno contrario: decisivo quello dell'avv. Cappelli, stimato professionista che ha curato operazioni per il Gruppo di cui è amministratore. Ma secondo Fonsai è "indipendente" perché "nessun compenso era stato ancora fatturato dallo Studio per i predetti incarichi e non è possibile quantificare i compensi che i medesimi incarichi potranno generare...". In attesa che l'avvocato decida se e quanto farsi pagare (ma meno di 200.000 euro - per un professionista come lui circa una settimana di lavoro - se non vuole che cessi la sua "indipendenza"), rimane indipendente, e il suo voto può risultare decisivo. Si sorvola sul fatto che l'avvocato è notoriamente un legale di fiducia di Unicredit (e vice presidente della A.S. Roma per conto di Unicredit, avendone curato la ristrutturazione), maggiore creditore della Premafin, azionista e pattista nel sindacato che controlla Fonsai. Sembra una barzelletta: un gruppo devastato dalle operazioni con parti correlate dei Ligresti, grazie anche alla mancanza di regolamentazione, viene "salvato" con un'operazione con parti correlate, decisa col voto determinante di un amministratore la cui indipendenza è in odore di elusione di un regolamento che la Consob ha impiegato anni a varare. 2. L'aspetto più vergognoso del piano Unipol-Mediobanca è che passa per una bizantina fusione a quattro al solo apparente scopo di salvare Premafin dalla bancarotta. La holding ha più debiti che attività: il capitale ha un valore positivo solo perché la Borsa scommette sul salvataggio. Con la fusione, il suo debito verrà scaricato nella nuova società, danneggiandola. Da questo punto di vista, l'ultima offerta della Sator è nettamente migliore perché è rivolta ai soli soci di Fonsai. In un mercato efficiente Unipol abbandonerebbe la fusione a quattro e risponderebbe a sua volta con un'offerta diretta su Fonsai. Vincerebbe chi paga di più. Ma per Premafin sarebbe il fallimento. I Ligresti sarebbero spazzati via (coi loro Trust), perdendo la manleva e il diritto di recesso garantiti da Unipol (ai quali non sono disposti a rinunciare), col rischio che la Procura possa chieder loro conto della gestione passata. Sorte intollerabile per un'azionista di Mediobanca. E Unicredit dovrebbe svalutare le azioni escusse a garanzia dei debiti. Molto meglio una bella fusione complessa, nelle cui pieghe trovare il machiavello per non contabilizzare le perdite. 3. Quello di Fonsai è il classico salvataggio di una società in dissesto: come tale passa per un'iniezione di capitale che ripiani le perdite e permetta all'azienda di far fronte agli impegni futuri. In tutti i salvataggi però si richiede ai creditori di accollarsi una parte dell'onere della ristrutturazione (riscadenziare i prestiti, convertirli in azioni, cancellare gli interessi). Non in questo caso, perché il principale creditore di Fonsai si chiama Mediobanca, che pure ha finanziato per anni la gestione sciagurata dei Ligresti, parte correlata in quanto partecipano al suo controllo. L'unica certezza nel piano è che Mediobanca non debba accantonare un euro per la propria improvvida esposizione. Ma è una vittoria di Pirro, perché segno della debolezza della banca. Sic transit gloria mundi»;

considerato che:

il debito di 1,1 miliardi di euro del gruppo Fon-Sai Ligresti è stato prodotto da una gestione disinvolta da parte della famiglia e dei figli, che hanno addossato alle società della galassia ogni sorta di hobby, alla stessa stregua di un inesauribile bancomat, e dalle generose consulenze, ma, a giudizio dell'interrogante, soprattutto dagli omessi controlli di Isvap e della Commissione nazionale per le società e la borsa;

i grandi creditori Unicredit e Mediobanca per 10 anni hanno assecondato la famiglia di costruttori nel loro spolpamento sistematico della seconda compagnia assicurativa italiana ed ora Vogliono realizzare a tutti i costi il matrimonio Fonsai-Unipol, mettere tutto in un grande calderone, non perderci un euro e far pagare i costi del salvataggio (2,2 miliardi) ancora una volta al mercato;

come si legge su "Dagospia" del 4 febbraio 2011 «Il regista di tutto è la Mediobanca di Alberto Nagel che da sempre esercita uno stile di governo simile a Cuccia nell'opacità ma purtroppo non anche e perlomeno nella visione. Nagel ha ben paura per l'assurdo miliardo di euro prestato a Premafin-Fonsai da Mediobanca, governata da un Cda che affettuosamente ospita la Ligresti figlia. E che come ben osserva il Prof. Penati, dovrebbe casomai portare Mediobanca a farsi carico del salvataggio come in tutti i normali casi di imprese in crisi. Premafin in default, Sai fusa magari anche con Unipol (sebbene si potrebbe argomentare che non è obbligatorio) o comunque ristrutturata e rilanciata, con debiti ristrutturati e magari stralciati in parte e magari anche in parte convertiti in azioni. E con fallimento della holding, doverosamente dichiarato dal Tribunale e indagato dalla Procura come in altri casi simili ma forse meno chic per la classe dirigente milanese. Soprattutto, con assunzione di responsabilità chiara delle Banche finanziatrici di Ligresti»;

i quattro amministratori "indipendenti", che formano il comitato, devono dimostrare di essere tali non solo per il codice di autodisciplina, ma anche nella sostanza;

a giudizio dell'interrogante, alla luce dell'obbligatorietà del parere del comitato degli indipendenti della compagnia al fine di dar corso all'operazione, la composizione di quest'ultimo con persone correlate alle società interessate al salvataggio Fonsai non può garantire alcuna indipendenza ed imparzialità nella propria espressione del parere vincolante a cui è chiamato,

si chiede di sapere:

se la figura decisiva dell'avvocato Cappelli nella scelta dell'operazione di salvataggio non strida in realtà con le regole di indipendenza richieste dai regolamenti Consob vista anche la sua posizione di legale di fiducia di Unicredit, e vice presidente della A.S. Roma per conto di Unicredit, avendone curato la ristrutturazione, maggiore creditore della Premafin, azionista e pattista nel sindacato che controlla Fonsai;

quali iniziative, per gli aspetti di propria competenza, il Governo intenda assumere, a fronte dell'operato, a giudizio dell'interrogante disattento, delle autorità vigilanti, affinché non venga violato il codice di autodisciplina relativo ai consiglieri indipendenti che devono dimostrare di essere tali anche nella sostanza senza che vi sia alcuna correlazione con persone o società che potrebbero trarre vantaggio dalla operazione in questione;

se il Governo sia a conoscenza delle motivazioni degli omessi controlli dei bilanci del gruppo Ligresti da parte dell'Isvap le cui carenze hanno prodotto un deficit pari a 1,1 miliardi di euro, e delle ragioni che hanno indotto l'Isvap a muovere i primi rilievi soltanto nel marzo 2011, quando la disinvolta gestione ed il "saccheggio" dei gruppi assicurativi non potevano più essere evitati;

se risulti quale sia stata l'attività di vigilanza svolta dalla Banca d'Italia sulle attività delle banche creditrici, compresa Mediobanca, che hanno erogato ingenti affidamenti di centinaia di milioni di euro, sottraendoli ad altre imprese più sane e meritevoli, senza valutare la meritorietà del credito ed i rischi assunti;

quali ragioni hanno indotto le autorità, quali Isvap, Consob e Banca d'Italia, a giudizio dell'interrogante silenti e forse persino compiacenti, ad omettere precisi interventi, tenuto conto che non hanno mai eccepito alcunché rispetto alla gestione dei Ligresti, per oltre 10 anni gestori-padroni della seconda compagnia assicurativa del Paese, che ha prodotto costi e danni enormi agli azionisti minori, che la Consob dovrebbe tutelare, ed a quei detentori delle polizze Fonsai, che l'Isvap dovrebbe proteggere;

quali iniziative normative intenda assumere affinché le banche siano chiamate ad un'assunzione di responsabilità, come nel caso Fonsai, in quanto finanziatrici della scellerata gestione di Ligresti;

quali urgenti misure intenda promuovere, per quanto di competenza, al fine di tutelare gli azionisti minori, gli assicurati e i risparmiatori coinvolti nella vicenda.

(4-07702)