Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/07271 [Sulle domande di protezione internazionale dei profughi provenienti dalla Libia]
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-07271 presentata da MARCO PERDUCA
giovedì 12 aprile 2012, seduta n.708
PERDUCA, PORETTI - Al Ministro dell'interno - Premesso che:
nel 2011 l'Italia si è trovata di fronte a una situazione particolare, non necessariamente contemplata dalla normativa internazionale e comunitaria: migliaia di persone provenienti da molti Paesi dell'Africa e dell'Asia sono state costrette a fuggire dalla Libia a causa del conflitto, oltre che da varie forme di violenza e persecuzione esercitate dalle parti coinvolte nello stesso conflitto, in particolare nei confronti delle persone provenienti dall'Africa subsahariana;
molte delle persone fuggite dalla Libia e giunte in Italia, che si possono definire "profughi" in ragione della loro peculiare condizione, hanno lavorato per anni in Libia o sono nate nel Paese senza ottenerne la cittadinanza e molti, peraltro, vorrebbero tornarvi, non appena si saranno ristabilite condizioni di sicurezza, per riprendere i loro risparmi depositati presso le banche libiche e/o per riprendere a lavorare presso le società o i datori di lavoro libici dove lavoravano prima dell'inizio del conflitto. Va inoltre notato che in molti son stati incanalati nel percorso della domanda di protezione internazionale, spesso senza aver ricevuto un'adeguata informazione sulle implicazioni e sui possibili esiti della procedura di asilo ed ospitati in strutture non sempre adeguate;
considerato che:
alla luce di quanto sopra, appare necessario trovare soluzioni eque e ragionevoli che tutelino in modo adeguato i bisogni di protezione e di assistenza di coloro che sono fuggiti dal conflitto in Libia, evitando di generare estese situazioni di irregolarità e di disagio sociale con gravi ripercussioni sulla società nel suo complesso;
una più ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria riconosciuta a seguito dell'esame individuale delle domande di asilo, ai sensi del combinato disposto dell'art. 32 del decreto legislativo n. 25 del 2008, dell'articolo 5, commi 6 e 9, e dell'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo n. 286 del 1998 potrebbe permettere di fornire protezione alla maggior parte delle situazioni in cui versano i richiedenti asilo che sono giunti in Italia a seguito del conflitto in Libia. Nell'esame delle domande si potrebbero infatti adeguatamente valutare le circostanze nelle quali è avvenuta la fuga, le discriminazioni, le violenze e i traumi subiti prima e durante il conflitto, le complessive circostanze personali e sociali dei singoli richiedenti, l'eventuale condizione di vulnerabilità psico-fisica, l'età, la permanenza o meno di legami con il Paese di origine (soprattutto quando dalla partenza sia decorso un rilevante lasso di tempo) e l'effettiva possibilità di farvi rientro in condizioni di sicurezza;
considerato che:
nel mese di marzo 2012 è stato avanzato l'appello del Tavolo asilo, di cui fanno parte tra gli altri: ACLI, ARCI, Associazione per gli Studi giuridici sull'immigrazione (ASGI), Caritas italiana, centro Astalli, centro sociale Ex-Canapificio, comunità di Sant'Egidio, Consiglio italiano per i rifugiati (CIR), Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Focus/Casa dei diritti sociali, Senzaconfine, Società italiana di medicina delle migrazioni, che dà seguito alla richiesta di emanazione, ai sensi dell'art. 20 del decreto legislativo n. 286 del 1998, di uno specifico decreto per prevedere la concessione di protezione temporanea, con conseguente rilascio di un permesso di soggiorno di validità almeno semestrale, in favore di tutti i cittadini stranieri non libici giunti dalla Libia, che tuttavia non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale né la protezione umanitaria ex articolo 32, comma 3, del decreto legislativo n. 25 del 2008;
nel testo dell'appello del Tavolo asilo si legge che esiste la necessità di concedere/riconoscere ai profughi un ulteriore periodo di regolare soggiorno in Italia, sia per attendere che si creino le condizioni per un eventuale un rientro volontario in Libia, opzione da molti di loro auspicata, sia per pianificare un rientro nel Paese di origine; ovvero per convertire, ove ricorrano le condizioni previste dalla legge, il loro permesso di soggiorno per protezione temporanea in un permesso ad altro titolo (ad esempio lavorativo). Contemporaneamente - prosegue l'appello - l'attuale programma di rimpatrio volontario assistito andrebbe modificato assicurando un sostegno socio-economico significativo, ovvero un sostanziale supporto alla reintegrazione nel Paese di origine;
considerato infine che il 12 marzo 2012 si è tenuta a Roma, nelle vicinanze della stazione Termini, una manifestazione organizzata proprio da un gruppo di immigrati provenienti dal Nord Africa che attendono il riconoscimento dello status. Da quanto si apprende in un articolo del quotidiano "la Repubblica" dello stesso giorno, e come si evince dalle immagini dei telegiornali della sera "Dopo circa 45 minuti dall'inizio del blocco stradale, il cordone di Forze dell'ordine presenti sul posto - in tenuta antisommossa - ha caricato i manifestanti sospingendoli fin sul marciapiede all'incrocio tra via Giolitti e piazza dei Cinquecento. Nel corso della carica almeno due manifestanti sono caduti in terra e poi, trascinati di peso, sono stati portati sulle camionette della polizia poco distanti. Ma secondo i migranti sarebbero almeno sei i fermati. La tensione è continuata anche in seguito quando, a ondate, i manifestanti hanno cercato di rioccupare la sede stradale: gli agenti hanno fatto quindi partire una seconda carica",
si chiede di sapere:
se il Governo sia consapevole che l'alto numero di decisioni negative riguardanti le domande di protezione internazionale dei profughi provenienti dalla Libia rischia di generare una vera e propria ulteriore emergenza. Vi è infatti il concreto rischio che un elevatissimo numero di ricorsi, condizione necessaria per rimanere nei centri di accoglienza, metta in crisi la procedura di tutela del diritto d'asilo in sede giurisdizionale con gravi ricadute generali sull'intero sistema;
in che modo intenda trovare soluzioni per la sorte dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati giunti in Italia nel 2011 a causa dei conflitti in Nord Africa e soprattutto in Libia;
se il Ministro in indirizzo non ritenga che la drammaticità della situazione vissuta dagli immigrati, spesso minori, sospesi in attesa di una risposta probabilmente negativa, richieda una maggiore capacità di gestione e dialogo da parte delle Forze dell'ordine, sempre nel rispetto della legge. E se per questo ritenga necessario determinare con i questori tali modalità d'intervento qualora fossero organizzate ulteriori manifestazioni non autorizzate.
(4-07271)