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Atto a cui si riferisce:
C.5/06526 [Controlli sulle merci in ingresso nel nostro Paese]



DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
già nel 2011 la Guardia di finanza di Tortona (Alessandria) aveva effettuato un primo sequestro di 20 tonnellate di cibo provenienti dalla Cina, per lo più verdure, potenzialmente pericolosi ed importati illegalmente in Italia da due diverse società di capitali situate a Milano, e riconducibile a una coppia di coniugi cinesi. L'indagine investigativa iniziata nel gennaio 2011, ha documentato il transito degli stock di prodotti alimentari surgelati, imbarcati a Shanghai, approdati al porto di Genova e da lì all'interporto di Rivalta Scrivia (Alessandria) per essere definitivamente immessi sul mercato gastronomico italiano;
le Fiamme gialle hanno scoperto che il meccanismo utilizzato per eludere le norme di importazione si basava su una serie di traduzioni approssimative delle etichette, dal cinese all'inglese e infine all'italiano, facendo passare i prodotti surgelati per prodotti congelati, categoria, quest'ultima, soggetta a una disciplina meno stringente circa i requisiti necessari per l'importazione;
nei giorni scorsi la Guardia di finanza di Tortona, nell'ambito della stessa indagine investigativa volta a verificare ulteriori analoghe importazioni illecite, ha intercettato un uomo di nazionalità cinese che operava attraverso una società di capitali di Prato, sequestrando ben 23 tonnellate di cibi direttamente presso l'interporto di Rivalta Scrivia. A conclusione delle indagini, risulta che la quantità di merce sequestrata è pari a 43 tonnellate;
negli ultimi anni i sequestri da parte delle autorità si sono più che triplicati, è aumentata anche la tendenza ad acquistare cibi a prezzi molto bassi, a scapito della qualità e della provenienza degli stessi. Ogni anno entrano illegalmente in Italia svariate tonnellate di prodotti alimentari pericolosi, per un giro d'affari stimato in circa 2 miliardi di euro, che equivalgono a quasi il 5 per cento della produzione agricola nazionale, il fenomeno colpisce particolarmente i derivati di pomodoro (+130 per cento), l'aglio (+120 per cento), le mele, i funghi e le verdure in scatola;
secondo un'indagine statistica il 75 per cento degli articoli contraffatti sequestrati

nell'Unione europea proviene dalla Cina. I prodotti più colpiti da frodi e sofisticazioni sono i sughi pronti per la pasta, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta stessa, l'olio di oliva, le conserve alimentari e i formaggi, come nei recenti casi di mozzarella blu, da tempo già più volte denunciati dal gruppo dell'Italia dei Valori in atti di sindacato ispettivo, tutti prodotti facilmente spacciati per made in Italy, anche a causa della mancanza di obbligo di indicare in etichetta l'origine;
allo stato attuale delle cose, più che una garanzia, l'etichetta, senza alcuna indicazione della data di scadenza o di altre informazioni basilari quali il Paese di origine e la rispettiva regione o perfino falsificata come nel caso sopracitato, può rappresentare fonte di problemi perché poco chiara e soprattutto ingannevole -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intendano assumere al fine di documentare i controlli sulle merci in ingresso nel nostro Paese, e monitorare la situazione;
quali iniziative, nel rispetto delle normative europee, intenda adottare per migliorare i sistemi di controllo sul prodotto importato anche dal punto di vista igienico-sanitario, in modo da più efficace tutela dei consumatori;
se non si ritenga utile intraprendere una iniziativa governativa a livello comunitario per ottenere un sistema di etichettatura obbligatorio dell'origine del prodotto, tutelando e valorizzando, al contempo, i prodotti agro-alimentari nazionali ed il marchio del made in Italy.
(5-06526)