Testo interpellanza
Atto a cui si riferisce:
C.2/01427 [Sul ritardo cronico dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche]
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
uno dei principali ostacoli sulla strada del possibile rilancio del nostro Paese è rappresentato dal ritardo cronico dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche, che sono erogati solo dopo decreti ingiuntivi e pignoramenti. Le aziende si vedono costrette a chiudere la loro attività anche a fronte della interruzione dei prestiti bancari a causa del credit crunch. Anche la realizzazione di importanti opere pubbliche, necessarie per ammodernare il Paese e riprendere il ciclo dello sviluppo economico, sono a rischio per il blocco della liquidità dell'amministrazione pubblica;
puntare sulla ripresa degli investimenti di opere pubbliche sarebbe essenziale ma, nello stesso tempo, sarebbe resa del tutto inefficace per i troppi vincoli imposti da un rigido patto di stabilità che colpiscono le erogazioni di cassa destinate quegli investimenti. L'idea, dunque, di investire nelle rilancio delle opere pubbliche, ipotesi che potrebbe rappresentare un'opzione non di secondo piano, per il rilancio dell'economia e della produttiva del sistema Italia, viene di fatto resa impraticabile;
eppure, privarsi di questa possibilità in più non appare di certo coerente;
gli enti locali in Lombardia pagano mediamente in 120 giorni, in Campania pagano con 365 giorni di ritardo, in Calabria addirittura si raggiunge il tetto di ben 600 giorni. Bisogna, però, tener conto che vi sono pure al Nord realtà in cui è ben evidente questa patologia del rapporto fra le imprese fornitrici di beni e servizi e gli enti locali. Ottenere una commessa per un'impresa privata in queste condizioni può rappresentare una vera e propria iattura per il proprio conto economico;
questa situazione tiene lontani gli investimenti pubblici e privati da un area come quella del Mezzogiorno, che, non va sottaciuto, rappresenta un mercato di consumo per le imprese del Nord. Le regioni del sud necessitano in primo luogo di investimenti sia per quanto riguarda le infrastrutture, il cui ritardo cronico frena in maniera evidente lo sviluppo del meridione, sia per quanto riguarda la possibilità di sviluppare sul territorio quella serie di piccole e medie imprese private che potrebbero ridare, con la loro stessa esistenza, linfa all'intero meridione. Il ritardo dello sviluppo economico del Sud Italia, ha molteplici cause, una di queste è certamente rappresentata dalla debolezza dell'iniziativa privata, diffusa e capillare sul territorio. Essa ha contribuito a fare in modo che altre aree del nostro Paese possano essere considerate tra i produttori più importanti del continente;
dove, invece, è mancata questa iniziativa oggi persistono aree in evidente ritardo. Il Sud di Italia è fortemente caratterizzato da tale mancanza e da tale ritardo;
lo Stato, come le regioni, e gli enti locali possono rappresentare un'opzione in più, uno strumento importante per veicolare, attraverso i loro investimenti, e diffondere e invogliare l'iniziativa privata sul
territorio. Nell'interesse, si badi bene, non solo delle aree eventualmente interessate, ma dell'intero sistema Paese, e delle aziende non certo e non solo locali che potrebbero essere coinvolte in un Piano nazionale di investimenti sul territorio;
resta, ovviamente, in questo quadro, la necessità che le amministrazioni pubbliche nel loro complesso rappresentino un punto di riferimento certo ed affidabile e, dunque, capaci di far fronte ai propri impegni. Purtroppo, così non è. Su questa deficienza cronica si deve intervenire, perché se a Milano come a Torino le imprese private riescono ad avere un rapporto di certezza con gli enti locali e, quindi, a svolgere con continuità la loro attività imprenditoriale, nel Sud le aziende che hanno un rapporto con le amministrazioni pubbliche sono in grande difficoltà per la mancanza di liquidità degli enti locali e il conseguente ritardo dei loro pagamenti. Ciò causa un ulteriore danno non solo all'economia locale ma indirettamente anche al più generale sistema economico italiano;
fino a qualche anno fa le regioni riuscivano a pagare i fornitori di beni e servizi con più tempestività, perché potevano utilizzare i Fondi di riequilibrio, o comunque ricorrevano con maggiore possibilità all'indebitamento. Entrambe le ipotesi oggi non sono più percorribili. Inoltre, è necessario tenere conto del vincolo imposto del patto di stabilità;
in virtù proprio del patto di stabilità siamo di fronte ad una situazione particolare per la quale alcune regioni, pur avendo risorse disponibili non possono utilizzarle, mentre altre non hanno praticamente denaro in cassa;
in queste settimane è stata avanzata autorevolmente l'ipotesi che le risorse finanziarie inutilizzate possano essere rimesse in circolo con l'istituzione di un Fondo di garanzia, di cui il Governo nazionale sia garante dei pagamenti anche delle autonomie locali;
non si tratta di utilizzare le risorse finanziarie di alcune regioni a favore di altre, come si detto in più occasioni. Si deve, infatti, tenere presente che con riferimento alle risorse accantonate e inutilizzate la gran parte di queste sono rappresentate da trasferimenti dello Stato, mentre solo una piccola parte di queste provengono dalla finanza locale;
il Governo ha da poco messo a disposizione ben 1 miliardo di euro al di fuori del patto di stabilità, e sta lavorando per diminuire l'incidenza dei vincoli esistenti, scelta questa che comporta la spesa di ingenti risorse economiche;
anche di fronte a tale situazione, appare ragionevole e forse doveroso riflettere sull'ipotesi di utilizzare risorse finanziarie che esistono e che restano inutilizzate -:
se non ritenga opportuno intervenire, nei modi e nei tempi che reputerà necessari, e nelle sedi opportune, nell'ambito delle proprie e nel rispetto delle altrui competenze, affinché l'ipotesi avanzata possa essere discussa e vagliata come eventuale risorsa aggiuntiva per risolvere il problema cronico dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e contribuire così al rilancio del sistema nel suo complesso, incentivando gli investimenti privati nelle aree depresse del nostro Paese, che non sono solo nelle regioni meridionali.
(2-01427)
«Ossorio, Nucara, Brugger».