Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/06706 [Chiedere informazioni al Governo libico su quale sia la reale situazione all'interno dei centri di detenzione]
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Testo della risposta scritta
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-06706 presentata da PIETRO MARCENARO
martedì 31 gennaio 2012, seduta n.666
MARCENARO, AMATI, ARMATO, DEL VECCHIO, CAROFIGLIO, MANTICA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri - Premesso che:
nella giornata del 26 gennaio 2012 l'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere ha deciso di sospendere le sue attività nei centri di detenzione di Misurata, in Libia, perché i prigionieri sono sottoposti a tortura ed è negato loro l'accesso a cure mediche di urgenza;
Medici senza frontiere (Msf) lavora nei centri di detenzione di Misurata dall'agosto 2011, curando i detenuti con ferite da guerra. Da allora, i medici si sono confrontati con un numero crescente di pazienti con ferite causate da torture subite durante gli interrogatori, svolti al di fuori dei centri di detenzione, e sono state 115 le persone con ferite da tortura curate, i cui casi sono stati denunciati alle autorità di Misurata;
il direttore generale di Msf, Christopher Stokes, ha dichiarato che alcuni funzionari hanno cercato di strumentalizzare e ostacolare le attività mediche di Msf, consegnando alle strutture mediche pazienti provenienti da interrogatori affinché fossero stabilizzati per poterli nuovamente interrogare e torturare;
in particolare, il 3 gennaio 2012, i medici hanno curato un gruppo di 14 detenuti di ritorno da un centro per gli interrogatori situato fuori dalle strutture di detenzione. 9 di loro avevano numerose ferite e presentavano evidenti segni di tortura. Msf ha informato i servizi segreti militari, responsabili degli interrogatori, che diversi pazienti necessitavano del ricovero ospedaliero per ricevere cure mediche d'urgenza e specialistiche. Tutti i detenuti tranne uno sono stati nuovamente privati di assistenza medica e nuovamente interrogati e torturati fuori dai centri di detenzione;
il 9 gennaio Msf ha inviato una lettera ufficiale al Consiglio militare, al Comitato di sicurezza, al National army security service e al Consiglio civile locale di Misurata chiedendo ancora una volta di porre fine immediatamente a ogni forma di violenza contro i detenuti, ma nessuna azione concreta è stata intrapresa;
il 25 gennaio l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha denunciato l'esistenza di migliaia di prigionieri nelle carceri illegali del Paese e la mancanza di controlli da parte delle autorità centrali che creano un clima favorevole alle torture e ai maltrattamenti e ha sottolineato l'urgenza di porre i centri di detenzione, per la maggior parte illegali e nelle mani di entità militari e di sicurezza armate, sotto il controllo del Governo del Cnt (Consiglio nazionale di transizione);
il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon in un rapporto del novembre 2011 aveva fornito la stima di 7.000 persone circa tenute prigioniere, mentre l'ambasciatore libico presso le Nazioni unite Abdurrahman Mohamed Shalgham ha parlato al Consiglio di sicurezza di più di 8.000 prigionieri, tra cui vi sarebbero anche civili, donne e bambini;
l'Italia è stata parte attiva delle operazioni militari in Libia cessate il 31 ottobre 2011 e autorizzate dalla risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu proprio per tutelare l'incolumità della popolazione civile e tutelarla da qualsiasi forma di violenza,
si chiede di sapere:
se il Governo ritenga di chiedere informazioni al Governo libico su quale sia la reale situazione all'interno dei centri di detenzione;
nel caso in cui le richiamate informazioni venissero confermate, si ritenga opportuno muovere i passi necessari nei confronti del Governo libico affinché queste persone siano garantite nella loro incolumità e sicurezza;
se ritenga opportuno riferire sui colloqui in corso con il Governo libico per sapere quanto spazio è dedicato, nella definizione dei rapporti economici tra i due Paesi, al rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, in particolare nei confronti delle categorie di persone più vulnerabili.
(4-06706)