Testo interrogazione in commissione
Atto a cui si riferisce:
C.5/05870 [Mantenere la produzione di Assa Abloy nel sito di Quarto d'Altino]
RUBINATO, MURER e VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Ditec s.p.a., azienda che produce automazioni per porte e cancelli automatici residenziali e industriali, nel 2009 acquisita dalla multinazionale svedese Assa Abloy, con sede legale a Stoccolma, con tre siti produttivi in Italia, impiega attualmente circa 130 lavoratori presso la sede di Quarto d'Altino (Venezia), oltre a tutto l'indotto di fornitori e assemblatori esterni;
l'azienda multinazionale il 6 dicembre 2011 ha comunicato alle rappresentanze sindacali, attraverso il suo amministratore delegato, la decisione di chiudere nella prima metà del 2012, oltre allo stabilimento di produzione sito in Treviolo (Bergamo), quello con sede in Quarto d'Altino (Venezia) entro il 2013, delocalizzando l'attuale produzione per una parte in Repubblica Ceca e per l'altra in Cina, nonchè trasferendo la logistica da Quarto d'Altino presso la sede legale di Caronno Pertusella (Varese);
per effetto di questa decisione l'azienda ha preannunciato il licenziamento di 90 dei 130 dipendenti dell'attuale sede di Quarto d'Altino, con ulteriori gravi conseguenze occupazionali e sociali anche per i numerosi lavoratori che operano nell'indotto;
la delocalizzazione all'estero dell'attività di produzione e distribuzione della sede di Quarto d'Altino, considerato centro di eccellenza - tanto che ivi sarebbe mantenuto il centro Ricerca e Sviluppo dell'azienda - e da cui dipende la maggior parte del fatturato dell'intero gruppo Ditec, significherebbe una gravissima ed ingiustificata perdita di posti di lavoro e di professionalità che, nel corso di un'esperienza trentennale, hanno permesso all'azienda di raggiungere importanti risultati sotto il profilo produttivo ed economico;
la Ditec di Quarto d'Altino ad oggi non ha mai dato alcun segnale di crisi, avendo addirittura aumentato negli ultimi anni gli ordini e non avendo utilizzato nemmeno un'ora di cassa integrazione; gli stessi lavoratori ricordano che i profitti nell'ultimo anno sono migliorati e che la multinazionale è in continua espansione, mediante le acquisizioni di nuovi stabilimenti e nuovi marchi;
le predette circostanze rafforzano l'inaccettabilità della decisione dell'attuale governance aziendale di chiudere un sito produttivo che ha raggiunto livelli di eccellenza, riconosciuti peraltro dagli stessi vertici della multinazionale, che appare
mirata alla progressiva chiusura delle aziende operanti in Italia, anche di quelle che posseggono un positivo livello di redditività, in funzione di una delocalizzazione guidata da logiche economiche che tengono conto solo delle convenienze della proprietà e del maggior profitto;
non si tratta dunque di una battaglia sindacale di retroguardia, ma di sostenere l'evoluzione del nostro sistema produttivo e di salvaguardare, insieme ai livelli occupazionali e alle capacità professionali maturate nello stabilimento di Quarto d'Altino, anche la tenuta sociale e la qualità della vita del territorio, per non rinunciare ad ogni prospettiva di sviluppo futuro;
per tale motivo, tutte le istituzioni, dalla regione agli enti locali interessati, hanno espresso con forza ed in modo unanime la loro contrarietà alla proposta di ristrutturazione avanzata dall'amministratore delegato, tanto più che alcun piano in merito è stato ad oggi presentato -:
quali interventi e azioni concrete il Ministro interrogato intenda proporre al tavolo tecnico annunciato per il 9 gennaio 2012, per favorire il mantenimento della produzione nel sito di Quarto d'Altino e per salvaguardare i livelli occupazionali, anche delle aziende e dei lavoratori del relativo indotto;
se non ritenga di chiedere il ritiro della proposta avanzata dall'amministratore delegato e l'apertura di una trattativa con la finalità di mantenere la sede di Quarto d'Altino come centro produttivo e distributivo, già leader anche dei prodotti realizzati su misura (serramenti e porte automatiche) per il mercato italiano ed europeo;
se non ritenga, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di presentare con urgenza al Parlamento anche delle iniziative di carattere legislativo per disciplinare in via generale e preventiva situazioni analoghe, stabilendo una serie precisa di oneri - economici e non - da porre a carico di aziende multinazionali, quale concorso per far fronte alle conseguenze negative sul piano occupazionale, sociale ed ambientale provocate dallo smantellamento di aziende del territorio vitali e competitive, oneri esigibili all'atto della dismissione di siti produttivi e/o di reti distributive in Italia, non giustificati da crisi o cali del fatturato, anche dopo pochi anni dalla loro acquisizione.
(5-05870)