Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00507 [Internazionalizzazione dell'attività produttiva delle imprese]
Atto Senato
Mozione 1-00507 presentata da BARBARA CONTINI
lunedì 5 dicembre 2011, seduta n.641
CONTINI, RUTELLI, BAIO, BRUNO, DE ANGELIS, MILANA, MOLINARI, GERMONTANI, RUSSO, STRANO - Il Senato,
premesso che:
le imprese italiane affrontano da tempo una forte competizione sui mercati internazionali, sia da parte dei concorrenti storici, cioè i Paesi a industrializzazione matura, sia dai Paesi emergenti cosiddetti BRICS (da una sigla che sta per Brasile, Russia, India e Cina), che oggi insidiano le posizioni del nostro e degli altri paesi industrializzati anche nei segmenti delle produzioni a medio-alta tecnologia e ad alto valore aggiunto, e non più soltanto nelle produzioni a bassa tecnologia e a basso costo del lavoro con le quali si erano affermati prepotentemente sulla scena economica mondiale;
in questo momento storico, ancor più che in passato, la possibilità per le nostre imprese di esportare e di conquistare posizioni all'estero, oltre che alla competitività in assoluto del sistema produttivo, è legata alla capacità di affermare il proprio vantaggio competitivo sui mercati mondiali;
la crisi economica internazionale ha peggiorato le prospettive di crescita future in tutte le aree del mondo, il rallentamento del commercio mondiale ha fortemente indebolito la domanda di prodotti in generale e quindi anche di quelli made in Italy;
il contesto generale della competizione dentro cui si muovono le strategie di internazionalizzazione del sistema Italia è destinato a peggiorare ancora, perché in una fase di ristagno della domanda mondiale tutti i Paesi industrializzati difenderanno le proprie posizioni all'estero in modo ancor più accanito, e, anzi, con maggiore determinazione perseguiranno obiettivi di espansione delle proprie quote di mercato e delle proprie aree di influenza nel mondo, in quanto da queste strategie potrebbe dipendere anche la sopravvivenza di pezzi importanti dei propri apparati produttivi; e saranno i Paesi che resteranno inerti a farne le spese, perdendo quote e posizioni;
il nostro sistema industriale, più che in altri Paesi nostri concorrenti, è caratterizzato da un tessuto produttivo di piccole e medie imprese (secondo i dati Istat del censimento dell'industria, la quota delle imprese manifatturiere che hanno fino a 19 addetti supera il 90 per cento, e quella con meno di 9 addetti è pari a oltre l'80 per cento del totale) e ha sempre incontrato maggiori difficoltà nella proiezione sui mercati internazionali e nelle aree geografiche distanti dal territorio italiano, aree nelle quali invece, in questo momento storico, si va sempre più concentrando la parte preponderante della produzione mondiale; queste aree presto diventeranno importanti bacini da dove attingere in termini di relazioni, know how e innovazione tecnologica industriale, e nelle quali non si può non essere visibilmente presenti e stabilmente radicati;
il supporto di un efficace sistema pubblico all'internazionalizzazione dell'attività produttiva delle imprese è oggi più che mai necessario per evitare che le sfide difficili di sempre si tramutino in difficoltà insormontabili per le nostre imprese, e a tale fine va messo in campo un set di strumenti adeguati e incisivi, che adoperino con maggiore efficacia ed efficienza le risorse umane e finanziarie disponibili; strumenti in grado di dare una spinta alle imprese che vogliono insediarsi sui mercati e nelle migliori aree produttive del mondo, e strumenti che promuovano nel contempo il sistema Italia all'estero con azioni efficaci per l'attrazione degli investimenti esteri e della domanda turistica sul nostro territorio;
una politica efficace di supporto all'internazionalizzazione richiede anzitutto una strategia chiara, di largo respiro, e un disegno d'insieme coerente, un disegno che non può, come invece è avvenuto soprattutto negli ultimi anni, risultare passivamente dall'assemblaggio ex post di interventi spot concepiti da singoli soggetti, in un contesto normativo e istituzionale frammentato e disorganico; vanno quindi raccordate e razionalizzate in capo ad un unico soggetto di natura pubblica le competenze esistenti in materia di promozione dei prodotti, di internazionalizzazione e di attrazione investimenti, e va rafforzato il coordinamento di tali competenze con quelle in materia di assicurazione dei crediti esteri e di sostegno finanziario agli investimenti all'estero;
negli anni scorsi, altri Paesi europei comparabili con l'Italia per dimensione e struttura produttiva, quali per esempio la Francia e la Spagna, hanno già riformato e razionalizzato i propri apparati e i propri strumenti per le politiche di internazionalizzazione eliminando sovrapposizioni funzionali e diseconomie, migliorandone in prospettiva l'efficacia e l'efficienza, confermando la natura pubblica degli enti investiti delle competenze in materia di internazionalizzazione, ampliandone il ruolo, assegnando loro maggiori risorse umane e finanziarie, assicurando così alle proprie imprese un maggiore sostegno sui mercati internazionali e una più estesa presenza all'estero;
In Italia le strategie per internazionalizzazione, facevano capo storicamente al Ministero del commercio con l'estero, ma sono da tempo confluite presso il Ministero dello sviluppo economico dove permangono tuttora; a livello più operativo, affianco al soggetto pubblico principale costituito dall'Istituto nazionale per il commercio con l'estero (ICE), le azioni sono state portate avanti da una molteplicità di soggetti privati e pubblici, tra cui il sistema confindustriale, le camere di commercio, e per di più, da quando la politica industriale è divenuta materia a legislazione concorrente con quella regionale, a questi soggetti se ne sono affiancati altri, per lo più enti ed agenzie facenti capo alle singole Regioni italiane;
l'evoluzione del quadro normativo e istituzionale nel modo anzidetto ha determinato sicuramente una proliferazione degli strumenti normativi e di incentivazione nonché delle iniziative, soprattutto a carattere promozionale in Italia e all'estero, senza tuttavia portare alcun miglioramento complessivo nell'efficacia delle politiche e delle azioni di sostegno all'internazionalizzazione quanto piuttosto ad un utilizzo inefficiente di risorse umane e finanziarie;
la soppressione tout court dell'Istituto nazionale per il commercio con l'estero, così come dettata dal Governo nel decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, senza nemmeno la previsione di alcuna forma di gestione della fase transitoria, lungi dal costituire una risposta adeguata ad un quadro che necessita di riforme, presenta per di più una scarsa efficacia anche sotto il profilo dei risparmi di spesa pubblica;
per citare alcuni dati, per quanto riguarda la promozione dei prodotti all'estero, alle iniziative promozionali organizzate nel 2010 dall'ICE all'estero (si tratta di circa 720 iniziative in oltre 70 Paesi e riguardanti 80 settori produttivi), hanno partecipato quasi 18.000 imprese italiane e un numero quasi pari di imprese estere; sempre nel 2010 l'ICE ha offerto a oltre 2.000 aziende italiane di servizi di assistenza e consulenza personalizzati mirati soprattutto alla ricerca di partner imprenditoriali localizzati all'estero;
la soppressione dell'ICE così come sancita nel decreto-legge n. 98 del 2011 è calata come una mannaia sulla miriade di imprese che proprio nel mezzo di una fase cruciale nella quale è in gioco la sopravvivenza vera e propria di pezzi importanti della nostra industria manifatturiera esportatrice; in poche parole il decreto-legge n. 98 del 2011 ha lasciato tutto un mondo in mezzo ad un guado,
impegna il Governo:
ad intervenire sulla materia dell'internazionalizzazione con una riforma organica finalizzata a:
1) razionalizzare gli strumenti normativi, gli enti e le società pubbliche e a partecipazione pubblica che a vario titolo e su diversi campi di intervento hanno competenze in tema di internazionalizzazione delle imprese, attrazione degli investimenti esteri, promozione turistica e dei prodotti italiani all'estero, e a coordinarle con quelle in materia di servizi di assicurazione dei crediti e di servizi di assistenza e finanziari alle imprese che investono all'estero;
2) radunare conseguentemente tali competenze in capo ad un unico soggetto di natura pubblica, e accorpare quindi gli enti e le società pubbliche o a partecipazione pubblica esistenti ed aventi competenze in materia, e infine operare una spending review finalizzata alla razionalizzazione degli strumenti normativi di incentivazione esistenti;
3) assicurare altresì un efficace coordinamento di strategie e di interventi operativi tra il nuovo soggetto pubblico competente in materia di internazionalizzazione e gli altri soggetti non statali (Regioni e altri soggetti privati), e a tal fine creare un'apposita «cabina di regia», guidata da un segretario generale, in rappresentanza del Governo, di profilo professionale ed esperienze adeguati sulla materia, e rappresentativa dei soggetti pubblici e privati con specifiche competenze nel settore (Confederazione generale dell'industria, Unioncamere, Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome, Associazione bancaria italiana e Rete imprese), ivi incluso il nuovo soggetto pubblico.
(1-00507)