• Testo interrogazione a risposta scritta

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Atto a cui si riferisce:
C.4/13793 [Informazioni sulla posizione dell'Italia nell'ambito del negoziato sul nuovo quadro finanziario dell'Unione europea 2014-2020 ]



GOZI, ALBONETTI, CASTAGNETTI, FARINONE, GARAVINI, LOSACCO, LUCÀ, LUONGO, MERLONI, POMPILI, SORO, TOCCI e ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha presentato il 29 giugno 2011, un pacchetto di proposte legislative sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea (QFP) e sul sistema di risorse proprie 2014-2020;
la Commissione propone, in particolare, una dotazione complessiva per il bilancio dell'Unione europea nel periodo considerato pari a 1,025 miliardi di euro in termini di impegno (1,05 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea)

e 972.2 miliardi (1 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea) in termini di pagamento; tale dotazione pur costituendo un aumento del 5 per cento in valori nominali assoluti rispetto al quadro finanziario 2013, presenta, tuttavia, una diminuzione se riferita in termini percentuali al reddito nazionale lordo dell'Unione europea aggiornato ad oggi;
l'ammontare complessivo del bilanci dell'Unione europea, con il previsto aumento del 5 per cento rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013 in valori nominali, risulta coerente con le richieste formulate dal Parlamento europeo nella risoluzione approvata l'8 giugno 2011, che ha indicato tale soglia minima di incremento quale condizione di sostenibilità e realizzabilità di tutti gli obiettivi concordati e le priorità politiche della Strategia dell'Unione europea 2020 (per l'incremento della spesa per la ricerca e l'innovazione già approvato, dall'attuale 1,9 per cento al 3 per cento del prodotto interno lordo, per gli investimenti e le infrastrutture, per la politica estera e l'allargamento);
nell'ambito di tale dotazione complessiva si registrerebbe, tuttavia, una riduzione dello stanziamento proposto per la coesione economica, sociale e territoriale che, al netto dei 40 miliardi di euro riservati al nuovo meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility), ammonterebbe a 336 miliardi di euro, a fronte dei 348,4 miliardi dell'attuale programmazione;
una diminuzione ancora più significativa riguarderebbe gli stanziamenti per le regioni dell'obiettivo convergenza, pari a 162,5 miliardi di euro, il 20 per cento in meno rispetto agli stanziamenti attuali;
anche la dotazione finanziaria per la politica agricola comune (PAC) registrerebbe una netta riduzione, rispetto al periodo 2007-2013. In particolare, le risorse destinate ai pagamenti diretti o connesse al mercato scenderebbero da 322 a 281 miliardi di euro e quelle per lo sviluppo rurale da 96 a 89,9 miliardi;
gli interventi riconducibili alla Strategia 2020 ammonterebbero complessivamente a circa 114 miliardi di euro (a fronte degli 89,3 dell'attuale periodo di programmazione) che salirebbero a 154 miliardi, ove si consideri anche lo stanziamento per il nuovo fondo Connecting Europe Facility per le infrastrutture di collegamento trans-europee;
rileva, nell'ambito del negoziato sul nuovo quadro finanziario pluriennale, la recente lettera congiunta al Presidente della Commissione europea, dei primi ministri di Regno Unito, Germania, Francia, Paesi bassi e Finlandia, nell'ottobre 2010, con la quale essi hanno chiesto di mantenere il bilancio dell'Unione europea entro i limiti dei massimali previsti per n periodo 2007-2013 o di ridurlo di circa 100 miliardi di euro;
a margine del Consiglio affari generali del 12 settembre 2011, si è svolta una riunione delle delegazioni degli Stati membri «contribuenti netti», alla quale hanno partecipato delegazioni di 9 Stati (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia), al termine della quale è stata ribadita la richiesta sia di ridurre il livello complessivo degli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea, sia di eliminare le previsioni di spesa extra bilancio e collocate fuori dal quadro finanziario (analogamente a quanto propone la Commissione per i grandi progetti ITER e GMES);
il Governo sembra, pertanto, aver aderito in maniera improvvida, alla linea rigorista, che si oppone ad un adeguato aumento del bilancio comunitario, mentre, nel documento di posizione sul futuro quadro finanziario presentato il 2 maggio 2011 e nelle dichiarazioni dei Ministri competenti per le politiche regionali e per quelle agricole, si richiede di mantenere invariate le risorse destinate all'Italia nell'ambito della coesione e della politica agricola comune;

non risulta chiaro come, nell'ambito del negoziato sul prossimo quadro finanziario, la sostenibilità contemporanea di tali obiettivi (riduzione delle risorse complessive del bilancio dell'Unione europea e richiesta di invarianza delle voci di spesa in favore delle politiche di coesione e della politica agricola comune) possa essere conciliabile sia sul piano economico che su quello politico. Il nostro Paese, stretto tra vecchi Stati membri rigoristi e nuovi Stati, nostri concorrenti, con aspettative ed ambizioni troppo elevate, rischia di rimanere schiacciato e fortemente isolato, anche per la mancanza di chiarezza, di coerenza e, dunque, di autorevolezza nelle sedi europee -:
quale posizione intenda sostenere l'Italia nell'ambito del negoziato apertosi sul nuovo quadro finanziario dell'Unione europea 2014-2020 e con quali alleati intenda realizzarla per dare maggiore forza all'azione del nostro Paese sulle partite strategiche dell'Italia in Europa;
se non ritenga di dover esplicitare se intenda sostenere il relativo pacchetto di proposte legislative della Commissione europea o se intenda allinearsi con le posizioni degli Stati membri cosiddetti rigoristi che si oppongono ad un adeguato aumento del bilancio dell'Unione europea.
(4-13793)