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Atto a cui si riferisce:
C.2/01223 [Gestione dei rifiuti campani]



I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
con riferimento alla situazione di crisi dei rifiuti in Campania, il 29 settembre 2011 la Commissione europea ha trasmesso al Ministro degli affari esteri una lettera di costituzione in mora dello Stato italiano (infrazione n. 2007/2195) per non aver adottato i provvedimenti necessari ad eseguire la sentenza pronunciata il 4 marzo 2010 dalla Corte di giustizia nella causa C-297/08. Tale sentenza ha accertato che: «la Repubblica italiana, non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare, non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza degli articoli 4 e

5 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006, 2006/12/CE, relativa ai rifiuti»;
sulla base delle informazioni disponibili, la Commissione europea ritiene oggi che le autorità italiane non abbiano ancora attuato le prescrizioni della Corte di giustizia;
è stata dunque avviata nei confronti dell'Italia la procedura di cui all'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in base al quale, se lo Stato italiano non trasmetterà urgentemente delle osservazioni adeguate alla Commissione, questa potrà adire nuovamente la Corte di giustizia per ottenere la condanna dell'Italia al pagamento di una sanzione pecuniaria, che può raggiungere l'importo di 680 mila euro per ogni giorno di inadempimento;
alla base del giudizio di inadeguatezza formulato dalla Commissione c'è, in particolare, il documento trasmesso dalla Rappresentanza permanente d'Italia in data 7 giugno 2011 [INF(2011)103079], nel quale le autorità italiane hanno inteso riassumere i provvedimenti da esse adottati per eseguire la sentenza e dimostrare di aver migliorato il sistema campano di gestione dei rifiuti rispetto alla situazione fattuale alla base della sentenza della Corte di giustizia. Un'altra importante fonte d'informazioni, per quanto riguarda i provvedimenti adottati o previsti al fine di eseguire la sentenza, è costituita dalla proposta di piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani della regione Campania pubblicata sul BURC n. 21 del 30 marzo 2011, nonché dalla proposta di piano regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in Campania, pubblicata sul BURC n. 34 del 31 maggio 2011;
a tale riguardo la Commissione ha osservato che, ad oltre un anno dalla sentenza della Corte di giustizia, tali piani non sono ancora stati adottati dal consiglio regionale della Campania e non sono dunque operativi;
sulla base delle informazioni così ricevute, la Commissione ritiene che le autorità italiane siano ancora inadempienti sia agli obblighi previsti: dall'articolo 5 della direttiva 2006/12/CE, in materia di creazione di una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento dei rifiuti, nel rispetto del principio di prossimità, e dall'articolo 4 della direttiva, relativo alle misure necessarie ad assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente;
con riferimento alla persistente violazione dell'articolo 5 della direttiva europea, i dati a disposizione della Commissione indicano che la Campania continua a non avere una rete adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. In particolare:
a) per quanto riguarda la raccolta differenziata (RD), la Commissione ritiene che in una situazione come quella campana, caratterizzata dalla instabilità del sistema di gestione dei rifiuti urbani, i risultati sinora conseguiti dalle autorità italiane (pur con un certo incremento della percentuale media regionale di RD nel biennio 2009-2010) non possano essere considerati sufficienti e che vadano intensificati gli sforzi in tale direzione;
b) per quanto riguarda gli impianti di compostaggio/digestione anaerobica, a oltre un anno dalla sentenza l'unico impianto aggiuntivo di cui è stata ultimata la costruzione è quello di Salerno (attualmente in fase di collaudo), mentre gli altri nove impianti previsti saranno attivati tra la fine del 2011 e la primavera del 2014;
c) per quanto riguarda i previsti inceneritori di Salerno e Napoli Est (per il quale è ancora in corso la procedura di appalto, stante la recente proroga dei termini per la presentazione delle offerte) e il gassificatore di Caserta (impianto ancora «sulla carta», per cui è previsto solo un cronoprogramma nel piano regionale prima citato), sembra che essi non entreranno in funzione prima del 2014-2015;

d) per quanto riguarda la capacita di discarica aggiuntiva che si prevede di realizzare, non e dato sapere se e quando essa sarà disponibile. La Commissione osserva in particolare che «tenendo conto dei quantitativi medi di rifiuti conferiti in discarica giornalmente, le discariche esistenti saranno esaurite entro la fine del 2014; in particolare, le due discariche nella provincia di Napoli si esauriranno rispettivamente entro la fine del 2011 (Chiaiano) ed entro marzo 2012 (Terzigno)». Per quanto riguarda la nuova capacità di discarica da realizzare, di cui la Campania ha urgentemente bisogno, si rileva che le autorità italiane «le Autorità italiane non hanno fornito nessuna indicazione temporale circa la realizzazione della capacità di discarica aggiuntiva: più in particolare, non si sa quando, verrà riaperta la discarica di Macchia Soprana; non si sa quando avverrà l'ampliamento delle discariche di Savignano Irpino, Sant'Arcangelo Trimonte e San Tammaro; non si sa quando verranno individuati i siti per la realizzazione delle tre discariche previste nella provincia di Napoli, e tanto meno si sa quando tali discariche entreranno in funzione»;
e) con riferimento al problema delle cosiddette ecoballe, in base alle informazioni trasmesse alla Commissione europea, esse ammontano ancora a circa 6 milioni di tonnellate. Quanto al progetto di realizzare un inceneritore ad hoc per smaltirle, la Commissione osserva che le autorità italiane si sono limitate a comunicare che esso avrà una capacità compresa tra le 400.000 e le 500.000 tonnellate l'anno ed entrerà in funzione nel 2014. Alla Commissione non è stata fornita nessuna informazione sull'evoluzione delle procedure attinenti alla realizzazione di tale impianto, per cui non risulta ancora avviata nessuna procedura. Per quanto riguarda l'intenzione di caratterizzare le ecoballe prima di procedere al loro incenerimento nel costruendo impianto ad hoc, la Commissione osserva che le autorità italiane non hanno trasmesso nessuna informazione circa la tempistica della prevista caratterizzazione. In particolare, «le Autorità italiane non hanno comunicato, con riferimento a ciascun sito, dettagli circa le autorizzazioni rilasciate dalle competenti Autorità regionali circa la frequenza e i risultati dei monitoraggi, circa le misure adottate nei casi in cui i risultati dei monitoraggi abbiano evidenziato eventuali problemi di inquinamento. Inoltre, poiché l'autorizzazione di un sito di stoccaggio di rifiuti presuppone la caratterizzazione dei rifiuti interessati e poiché, a quanto risulta alla Commissione (si vedano i paragrafi 36 e 37 della presente lettera di costituzione in mora), le Autorità italiane non hanno ancora caratterizzato le ecoballe, le condizioni di sicurezza dei siti di stoccaggio delle ecoballe risultano dubbie»;
f) in merito alle giacenze ancora stoccate presso vari STIR (circa 80.000 di frazione umida tritovagliata) e nel sito di Ferrandelle (circa 470.000 tonnellate di rifiuti solidi), che hanno spesso determinato un blocco del sistema e l'accumulo di varie tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città campane, soprattutto nella provincia di Napoli, le autorità italiane non hanno comunicato nessun calendario relativo allo loro smaltimento;

va evidenziato il rilievo della Commissione in base al quale, sebbene l'articolo 5 della direttiva 2006/12/CE non osti ad una cooperazione interregionale e persino tra Stati membri nella gestione dei rifiuti, e sebbene la proposta di piano di gestione dei rifiuti urbani pubblicata sul BURC indichi esplicitamente che, per tutto il periodo transitorio, occorrerà inviare fuori regione una certa quantità di rifiuti, «le Autorità italiane non sono state in grado di assicurare l'invio di rifiuti verso impianti fuori della Campania in misura adeguata» e che proprio «questa situazione è tra le cause del frequente accumularsi di rifiuti per le strade della Campania»;
in proposito, il decreto-legge n. 94, adottato dal Governo italiano il 1o luglio 2011 al fine di consentire nuovamente gli invii dei rifiuti campani in altre regioni

italiane, si è dimostrato insufficiente a scongiurare l'accumularsi di tonnellate di rifiuti, che è continuato durante tutto il mese di luglio 2011 e sino alla metà dell'agosto 2011. Tale circostanza ha contribuito a dare alla Commissione europea un segno di immobilismo rispetto alla situazione fotografata nel 2008 dalla Corte di giustizia;
per quanto riguarda i rifiuti speciali, la Commissione osserva che la proposta di piano di gestione dei rifiuti speciali in Campania pubblicata sul BURC n. 34 del 31 maggio 2011 indica, in particolare, che la capacità di discarica necessaria in Campania nei prossimi dieci anni è stimata in 6.450.000 metri cubi per i rifiuti inerti all'origine, in 15.550.000 metri cubi per i rifiuti non pericolosi e in 550.000 metri cubi per i rifiuti pericolosi. «Tuttavia, tale proposta di piano non contiene nessun cronoprogramma relativo alla realizzazione di tale capacità di discarica (né alla realizzazione di altri tipi di impianti per la gestione dei rifiuti speciali)»;
con riferimento alla violazione dell'articolo 4 della direttiva 2006/12/CE, si rileva lo stesso perdurante inadempimento dello Stato italiano, in quanto le autorità non sono ancora riuscite, nella regione Campania, ad adottare le misure necessarie per vietare lo smaltimento incontrollato dei rifiuti e per porre fine alla situazione preoccupante di accumulo di rifiuti nelle strade. Conclude significativamente la Commissione che «è incontestabile che i rifiuti giacenti nelle strade, nonché quelli in attesa di trattamento presso i siti di stoccaggio, costituiscano un degrado significativo dell'ambiente e del paesaggio e una reale minaccia tanto per l'ambiente quanto per la salute umana. Infatti, tali accumuli potrebbero determinare una contaminazione del suolo e delle falde acquifere, il rilascio di sostanze inquinanti nell'atmosfera a seguito dell'autocombustione dei rifiuti o degli incendi provocati dalla popolazione, con conseguente inquinamento dei prodotti agricoli e dell'acqua potabile, o, ancora, emanazioni maleodoranti»;
dunque lo scenario delineato dalla sentenza della Corte di giustizia, con riferimento alla situazione in cui versava la Campania nel marzo 2008, «rimane valido ancora oggi, in quanto gli impianti di smaltimento dei rifiuti attualmente esistenti in Campania non sono adeguati alle esigenze della regione». Tale situazione comporta che, sino al 2014-2015, quando si prevede saranno operativi i vari impianti programmati, il sistema di gestione dei rifiuti in Campania continuerà a essere caratterizzato da una «più o meno grave insufficienza e instabilità»;
si ricorda infine che, proprio a seguito alla procedura di infrazione avviata a carico dell'Italia nel 2007, la Commissione europea ha deciso di sospendere l'erogazione di 135 milioni di contributi dell'Unione europea, di contributi per il periodo finanziario 2006-2013, a favore di progetti di gestione dei rifiuti, e un'ulteriore importo pari a 10,5 milioni di euro per il periodo finanziario 2000-2006. Tali fondi saranno sbloccati solo quando il piano per la gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alla normativa europea -:
quali impegni urgenti si intendano assumere in relazione ai punti elencati in premessa, per eseguire la sentenza del 4 marzo 2010 della Corte di giustizia sanando tutte le già ricordate violazioni del diritto dell'Unione europea, per scongiurare l'ingente danno all'erario (nonché all'immagine del nostro Paese) che deriverebbe da un ennesima condanna europea per illeciti ambientali a carico dell'Italia;
quali segnali di credibilità ci si impegna a fornire in merito al sistema di gestione dei rifiuti campani, che ha continuato a mostrare segnali di fragilità e periodiche ricadute in stato di emergenza, nonostante quest'ultimo sia stato dichiarato ufficialmente chiuso con il decreto-legge n. 195 del 31 dicembre 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
quali azioni concrete intenda porre in essere il Governo, nel rispetto del fondamentale

ruolo di coordinamento fra le regioni;
quali iniziative s'intendano avviare, in particolare, per velocizzare le procedure di costruzione dei nuovi impianti, assicurando al tempo stesso il doveroso livello di trasparenza che la normativa nazionale ed europea impone alla pubblica amministrazione, scongiurando l'ipotesi, formulata anche in varie sedi europee, per cui l'opacità instauratasi nella gestione pubblico/privata del ciclo dei rifiuti possa aver favorito una maggiore presenza di gruppi della criminalità organizzata.
(2-01223) «Bratti, Mariani, Iannuzzi, Realacci, Bonavitacola, Margiotta, Graziano, Cuomo».