Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
C.4/08415 [Anziani discriminati nelle cure per il cancro]
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata martedì 6 settembre 2011
nell'allegato B della seduta n. 513
All'Interrogazione 4-08415 presentata da
MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue.
Circa il 65 per cento dei tumori vengono diagnosticati in pazienti anziani (oltre i 65 anni), ed approssimativamente l'80 per cento delle morti da tumori vengono osservate nei pazienti con più di 60 anni. Nonostante ciò, i dati dello studio Eurocare 4 indicano chiaramente come la sopravvivenza dei pazienti neoplastici anziani sia significatamente inferiore rispetto a quella dei soggetti giovani o di mezza età. La spiegazione a tali dati è riconducibile a diversi fattori. Nei pazienti anziani la diagnosi di tumore è più tardiva, ma soprattutto questi pazienti presentano una serie di comorbilità (cardiovascolari, dismetaboliche, neuro-cognitive, eccetera) che limitano significativamente la possibilità di interventi farmacologici aggressivi o l'utilizzo di nuovi farmaci il cui profilo di tossicità è spesso non completamente definito.
Nonostante i tumori siano sempre maggiormente una malattia della terza età, non esiste dubbio che l'accesso delle persone anziane alle terapie oncologiche, specie quelle più innovative, sia ancora limitato. Tuttavia, alcune considerazioni circa la discrepanza nell'accesso alle cure oncologiche tra la popolazione anziana e non, suscitano interrogativi che necessitano una risposta urgente. Per prima cosa deve essere considerato come l'aspettativa di vita sia aumentata considerevolmente negli ultimi decenni. Ciò si traduce nel fatto che anziani malati di tumore hanno comunque una aspettativa di vita di 10-15 anni, che va tenuta sempre in considerazione nella definizione del piano terapeutico.
In secondo luogo, se da un lato è assolutamente vero che spesso il paziente anziano presenta elementi di criticità che pesano nella scelta dell'approccio terapeutico più appropriato, dall'altro è utile sottolineare come esistano strumenti di valutazione multidimensionale che permettono di avere uno spaccato attendibile di quelle che sono le condizioni del singolo malato.
Attraverso tali strumenti è possibile valutare le condizioni generali, la presenza e l'entità di malattie d'organo e sistemiche, lo stato nutrizionale, la valutazione neuro-cognitiva e di autonomia nella vita quotidiana, nonché l'entità dei farmaci somministrati per patologie pre-esistenti. Proprio perché la valutazione di tali pazienti richiede lo studio e l'interpretazione di una grande quantità di variabili, è ormai una realtà che gli oncologi medici debbano essere sempre affiancati da medici geriatri.
Tuttavia, l'aspetto forse più critico riguarda la sperimentazione clinica di nuovi farmaci o associazioni farmacologiche. In tali studi la popolazione anziana non è adeguatamente rappresentata, e l'età, avanzata di per sé costituisce un criterio di esclusione all'arruolamento. Tale aspetto, tuttavia, sicuramente criticabile, trova il suo fondamento nel fatto che una discrepanza nella rappresentazione della popolazione anziana in uno studio clinico in un braccio di trattamento, potrebbe portare alla generazione di dati incompleti, non facendo emergere, o per contro facendo sopravvalutare, l'attività di un farmaco sperimentale. Va altresì sottolineato come molti nuovi farmaci, i cosiddetti farmaci a bersaglio molecolare o farmaci intelligenti, sebbene abbiano un buon profilo di tollerabilità nei pazienti giovani, causano degli effetti collaterali quali ipertensione o sindromi dismetaboliche che assumono un peso fondamentale nella popolazione anziana, molto spesso già affetta da tali patologie. Tuttavia, un maggiore accesso degli anziani alle terapie oncologiche più innovative ed efficaci costituisce una priorità, specie alla luce dell'aspettativa di vita e del fatto che molti di questi pazienti, seppur anziani secondo un criterio anagrafico, sono in grado di ricevere le cure troppo spesso riservate ai pazienti più giovani, quando viene effettuato un accurato studio multidimensionale.
Il superamento di tale discrepanza terapeutica diviene possibile solo se si agisce a due livelli.
Il primo è una adeguata rappresentazione del paziente anziano negli studi clinici, o addirittura in studi disegnati esclusivamente per questa popolazione di pazienti, con nuovi farmaci o nuove associazioni farmacologiche. Solo attraverso i dati così generati sarà possibile e avere uno spaccato preciso di quelli che sono i dati di efficacia e tollerabilità in tali pazienti.
Il secondo punto richiede l'impostazione terapeutica nel contesto di team multi-specialistici, nei quali siano rappresentati sia gli oncologi medici che i geriatri orientati alla valutazione dell'anziano affetto da patologie neoplastiche.
Solo attraverso tali percorsi sarà possibile riservare ad una fetta consistente di pazienti anziani cure ad oggi, purtroppo, quasi esclusivamente riservate ai pazienti più giovani, evitando al contempo di trattare in modo eccessivamente aggressivo quei pazienti che presentano elementi di fragilità.
Queste istanze sono state fatte proprie dalle associazioni oncologiche internazionali, come l'Eortc (European organization for research and treatment of cancer) - che hanno realizzato una task force internazionale che si è prefissata come obiettivo primario la messa a punto di linee guida per lo sviluppo di studi clinici oncologici dedicati ai pazienti anziani. Da questo importante dibattito è emerso che per quanto riguarda i pazienti oncologici anziani debbano essere prese in considerazione, oltre ai criteri standard per valutare la risposta al trattamento, anche altri criteri quali la qualità della vita, lo stato funzionale e lo stato di indipendenza dei pazienti. In questo tipo di approccio è fondamentale lo sviluppo di banche dati relative alla valutazione dello stato funzionale dei pazienti oncologici anziani (valutazione geriatrica globale). È altresì fondamentale lo sviluppo di una stretta collaborazione con l'industria farmaceutica, al fine di sviluppare banche dati che riportino tutti i dati relativi ai pazienti oncologici anziani in termini di risposta al trattamento e di effetti collaterali e/o tossici. È essenziale che questo tipo di approccio venga realizzato in tre direzioni diverse: studi clinici con nuovi farmaci (studi di fase I/II), studi clinici con farmaci già registrati e con i quali si cerca di trattare particolarmente i pazienti oncologici anziani, e studi di monitoraggio post-marketing dei farmaci antitumorali nel gruppo di pazienti oncologici maggiormente suscettibili agli effetti secondari indotti da tali farmaci.
Per quanto riguarda il tema della prevenzione oncologica, il Ministero della salute, pur non avendo al momento valutato l'opportunità di aderire o meno alla specifica campagna di sensibilizzazione segnalata nell'atto ispettivo, in collaborazione con alcune Associazioni di volontariato maggiormente rappresentative, nel corso del 2010 ha realizzato le seguenti iniziative di comunicazione:
pubblicazione della «Oncoguida» in formato cartaceo e on-line, destinata ai malati e agli operatori e contenente informazioni aggiornate su: strutture sanitarie, indagini diagnostiche, trattamenti terapeutici, sostegno psicologico e riabilitazione, nonché informazioni sull'assistenza e sui diritti dei malati di cancro (in collaborazione con l'Associazione italiana malati di cancro-AIMaC);
organizzazione, in collaborazione con la Federazione delle associazioni del volontariato in oncologia (Favo) della «Giornata nazionale del malato oncologico», volta a sensibilizzare la popolazione sui problemi della persona malata di cancro e di quanti sono coinvolti direttamente o indirettamente nel vissuto del malato, nonché sull'importanza della prevenzione per evitare l'insorgenza della malattia.
Per quanto riguarda il corrente anno, a partire da fine gennaio al marzo 2011 è stata attivata la campagna di comunicazione contro il tumore al seno, che rappresenta la prima campagna del Ministero della salute dedicata esclusivamente alla prevenzione del carcinoma alla mammella. Il carcinoma alla mammella costituisce infatti il tumore più frequente e la prima causa di mortalità di origine oncologica nelle donne.
Obiettivo prioritario della campagna è stato quello di sensibilizzare tutte le donne al problema e favorire una maggiore attenzione nei confronti della prevenzione, in particolare di quella secondaria. In secondo luogo, la campagna ha inteso incentivare le donne nella fascia di età a rischio ad aderire ai programmi di screening, rispondendo alla lettera invito inviata dalle strutture del Servizio sanitario nazionale e a presentarsi nei centri per effettuate la mammografia.
La campagna è stata veicolata sulle testate più diffuse della stampa specializzata femminile e, in particolare, su quelle più lette dalle donne adulte, oltre che sui principali quotidiani e sulla free press, nonché mediante l'affissione di locandine sugli impianti presenti nelle strutture sanitarie del circuito Multimedia hospital in tutto il territorio nazionale e tramite i circuiti delle affissioni cittadine e la pubblicità dinamica sui mezzi di trasporto pubblici.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.