Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA
Atto a cui si riferisce:
C.9/04374/003 [Gravi condizioni del popolo del Sudan]
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/4374/3 presentato da AUGUSTO DI STANISLAO testo di mercoledì 27 luglio 2011, seduta n.508
La Camera,
premesso che:
il 9 luglio 2011 è stata proclamata l'indipendenza del Sud Sudan, il 55o stato dell'Africa;
dal 1820 i popoli del Sud Sudan hanno lottato contro schiavisti e colonizzatori, sia arabi che europei. Ma anche dopo l'indipendenza del Sudan (1956), il Sud resistette ai regimi oppressivi di Khartoum con due guerre civili, durate quasi 40 anni. Guerre spaventose che hanno fatto almeno due milioni di morti e milioni di rifugiati. L'accordo di pace fra il Nord e il Sud del Sudan, siglato a Nairobi nel 2005, prevedeva anche un referendum in cui i popoli del Sud potessero liberamente esprimersi sul loro futuro;
il referendum del 9 gennaio 2011 nel Sud Sudan ha sanzionato la sua indipendenza, ma il regime di Khartoum sta rendendo la vita difficile al nuovo stato che i vescovi cattolici hanno definito «una unica nazione di tante tribù, lingue e popoli»;
i missionari che operano in quei territori sostengono che il governo di Khartoum sta scatenando una guerra militare ed economica contro il Sud. Il 21 maggio scorso, dopo due giorni di pesanti bombardamenti, le Forze armate sudanesi, hanno occupato la cittadina di Abyei, al confine tra i due stati, ricca di petrolio e di importanza strategica. Ben 100.000 persone sono fuggite. Sembra che, tramite l'Unione africana si sia raggiunto il 21 maggio un'intesa che prevede l'invio ad Abyei di 4.000 caschi blu dell'Onu e il ritiro dei soldati di Khartoum. Il governo di Khartoum ha poi deciso che, a partire dal primo giugno, tutti i soldati dello Spla (Esercito di liberazione del Sud Sudan) trovati nelle regioni del Nord, dovevano consegnare le loro armi o essere attaccati;
anche nel Nord del Paese si registrano guerriglie e inoltre il governo di Khartoum ha deciso la guerra economica contro il nuovo stato: chiusura delle vie di comunicazione verso il Sud dove ora scarseggiano i viveri e il carburante;
i missionari comboniani in particolar modo chiedono al Governo italiano di rivedere i suoi forti legami con il regime di Khartoum di Omar El-Bashir, che ora potrebbe ripetere i crimini commessi in Darfur, anche contro il popolo Nuba. Pare sia in atto, infatti, un «genocidio Nuba», così afferma il vescovo anglicano di Kadugli, Andudu Adam Elnail, è in atto la «distruzione del nostro stile di vita e della nostra storia»;
l'esperto indipendente delle Nazioni Unite, Mohamed Chande Othman, ha espresso la sua preoccupazione per il continuo deterioramento della situazione nella regione di Abyei nell'Area di transizione del Sudan e ha richiamato, altresì, l'attenzione sulla situazione in Darfur dove i civili continuano a sostenere il peso peggiore dello scontro tra i gruppi armati e le forze governative e che in tutto il Paese «permangono tuttora sfide in termini di approfondimento democratico e creazione di un ambiente favorevole per la pace, la sicurezza e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto»;
è evidente, pertanto, che i diritti e le libertà fondamentali, inclusa la libertà di espressione, di riunione e associazione, continuano ad essere violate da parte delle autorità incaricate dell'applicazione della legge,
impegna il Governo
a farsi portavoce con i Paesi partner delle gravi condizioni in cui versa il popolo del Sudan, anche in seguito all'indipendenza del Sud Sudan, per aiutare a trovare una soluzione globale del conflitto attraverso un processo di pace che affronti le cause profonde del conflitto inclusa la marginalizzazione economica della regione e tutelare i diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto, capisaldi dell'accordo tra UE e ACP.
9/4374/3. (Testo modificato nel corso della seduta).Di Stanislao.