• Testo interrogazione in commissione

link alla fonte

Atto a cui si riferisce:
C.5/05044 [Nuova costituzione del Marocco senza riferimenti alla libertà religiosa ]



RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dai risultati quasi completi emerge che il sì ha stravinto nel referendum sul progetto di una nuova Costituzione voluta dal re del Marocco Mohammed VI che si è svolto venerdì 1o luglio 2011 nel Paese maghrebino. Secondo i dati diffusi dal Ministro degli interni sulla quasi totalità delle schede contate (il 94 per cento dei seggi elettorali) ben il 98,4 per cento dei votanti ha approvato la riforma costituzionale promossa dall'attuale regnante alawita; con un'affluenza molto alta, quasi del 72,65 per cento;
il referendum aveva una cruciale importanza per Mohammed VI. Confrontatosi con le prime proteste di piazza - il movimento del 20 febbraio, frutto dell'ondata rivoluzionaria che ha scosso il mondo arabo - il re aveva annunciato in un discorso alla Nazione il 9 marzo 2011 la creazione di una commissione ad hoc per la revisione della Costituzione. È stato poi lo stesso Mohammed VI a presentare in un discorso televisivo il progetto di una nuova Costituzione elaborato dalla commissione Mennouni e ad annunciare la convocazione di una consultazione popolare sulla prima Costituzione della storia del Paese fatta dai marocchini, per tutti i marocchini;
il nuovo testo, che è la sesta Carta Magna del Marocco e sostituisce l'attuale Costituzione del 1996, è stato definito dal Primo Ministro Abbas El Fassi un cambiamento storico;
la riforma costituzionale lanciata da Mohammed VI presenta infatti diverse novità: l'amazigh, cioè la lingua berbera, parlata da una fetta importante della popolazione, diventa ad esempio la lingua ufficiale assieme all'arabo; si sancisce, inoltre, l'eguaglianza di uomini e donne, si prevede la creazione di una autorità per la parità e la lotta contro tutte le forme di discriminazione; nel testo è stato inserito il diritto alla vita, che viene definito il primo diritto di ogni essere umano; si vuole porre fine alla pena di morte in Marocco, dove l'ultima esecuzione è avvenuta nel 1993; sul piano politico, la nuova Carta Magna di Rabat accresce i poteri del Primo Ministro, che diventa capo di Governo e dovrà essere nominato dal re in seno al partito politico arrivato in testa alle elezioni dei membri della Camera dei rappresentanti;
non sfugge però ai commentatori che il re manterrà ampi poteri e continuerà a dominare il panorama istituzionale; anche se la sua persona non è più sacra ma rimane inviolabile, il sovrano conserverà il suo ruolo di guida religiosa e politica;
risulta all'interrogante da varie fonti che la nuova Costituzione viene considerata da molti solo una manovra per evitare la rivoluzione (ABC, 29 giugno 2011). Ciò che Mohammed VI sblocca da un lato, lo blocca dall'altro, ha scritto Marie-Christine Corbier sul quotidiano finanziario francese Les Echos (29 giugno). Anzi, per il pediatra ed attivista per i diritti umani Nordin Dahhan, la riforma costituzionale è una farsa (De Volksrant, 1o luglio). Anche il noto blogger marocchino Larbi respinge il testo «Eravamo sotto un regime di monarchia con larghi poteri, in cui il re era capo dell'Esecutivo, e resteremo sotto lo stesso regime con qualche ritocco di facciata», così spiega in un articolo intitolato «Pourquoi je rejette la Constitution Mohammed VI (18 giugno)». Contrario alla nuova Costituzione è anche il movimento islamista «Giustizia e carità», che sostiene la riforma;
sembra all'interrogante che la nuova Carta Magna sia abbastanza deludente per

quanto riguarda la libertà di religione, assente nel testo. Il preambolo conferma la preminenza accordata alla religione musulmana, che rimane la religione di Stato, che garantisce a tutti il libero esercizio dei culti. Come ricordato da Ali Amar su Slate Afrique (29 giugno), il Partito della giustizia e dello sviluppo (PJD), il quale dice di proclamare un islamismo moderato, aveva minacciato di ritirargli suo appoggio al progetto di riforma se la libertà di religione fosse stata inserita nella legge fondamentale;
anche se il regno alawita si impegna nel preambolo a mettere al bando e combattere ogni discriminazione nei confronti di chiunque, convertirsi ad un'altra religione rimane un tabù. Lo sta sperimentando sulla propria pelle Jamaa Ait Bakrim, che sta scontando nel più grande carcere del Marocco - la prison central di Kenitra - una condanna di 15 anni per proselitismo e distruzione di proprietà altrui: l'uomo aveva rimosso due vecchi pali della luce inutilizzati davanti al suo negozio, che le autorità locali avevano rifiutato di togliere (Compass Direct News, 17 settembre 2010); nel corso di un'audizione al Congresso degli Stati Uniti del 17 giugno su «Diritti umani e libertà religiosa in Marocco», a Jamaa è stato fatto riferimento dal deputato Frank Wolf e dal senatore James Inhofe come un esempio della continua persecuzione dei cristiani in Marocco [ASSIST News Service (ANS)] -:
quale sia la posizione del Governo in relazione alla nuova costituzione per il popolo marocchino e se condivida le critiche mosse all'assenza di riferimenti costituzionali alla libertà religiosa e quindi alla mancanza di difesa delle minoranze religiose presenti in Marocco;
se, visti gli ottimi rapporti che intercorrono con il Governo di Rabat, non ritenga di informarsi sul caso citato in premessa, anche al fine di conoscere gli effettivi diritti costituzionalmente garantiti alle minoranze religiose in Marocco.
(5-05044)