• Testo interpellanza

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01135 [Politiche di liberalizzazione]



I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
la relazione annuale al Parlamento del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha messo in evidenza come l'Italia abbia di fatto abbandonato le politiche di liberalizzazione;
tra i settori meno liberalizzati rientra quello delle ferrovie: ad oggi, infatti, gli italiani possono servirsi solo dei treni pubblici. Ma, come emerge da un'indagine di un'associazione di consumatori effettuata tra dicembre e gennaio, il servizio ferroviario garantito dallo Stato non è soddisfacente: «Il 57 per cento dei 510 treni a lunga percorrenza monitorati è arrivato in ritardo: il 14 per cento dopo un quarto d'ora e il 7 per cento addirittura dopo mezz'ora». In particolare, soprattutto dal Nord al Sud il numero (65 per cento) e la consistenza dei ritardi è maggiore, ma neanche verso Nord, con il 48 per cento dei ritardi, si può parlare di servizio efficiente. A rimetterci, sono anche i pendolari: in sei grandi città, il 65 per cento dei treni ha fatto ritardo;
sebbene non sia garantito un servizio affidabile, le tariffe sono però in continuo aumento, come previsto dalla manovra finanziaria dello scorso novembre, e lo stesso vale per i sussidi pubblici, a fronte di un'offerta in calo: in Veneto si registrano incrementi del 2 per cento per gli abbonamenti e del 15 per cento per i biglietti di corsa semplice, mentre in Lombardia le tariffe sono cresciute del 10 per cento da febbraio;
l'unico passo verso una maggiore concorrenza è rappresentato dall'ingresso nel mercato di Arenaways, che sarebbe stato però immediatamente ostacolato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dalla regione Piemonte che le ha impedito di effettuare fermate intermedie sulla linea Torino-Milano, rendendola inevitabilmente poco competitiva rispetto all'incumbent. Uno scontro simile, che si sta consumando in Liguria, riguarda la linea Torino-Cinque Terre-Livorno, con fermate intermedie a Genova e a La Spezia. È da vedere come finirà. L'unica buona notizia è che per ora la regione difende i diritti del gruppo alessandrino;
un contesto veramente competitivo, invece, potrebbe garantire molteplici vantaggi, in quanto i cittadini potrebbero scegliere il gestore che preferiscono. Quest'ultimo, per attirare più utenti, sarà incentivato a migliorare il servizio offerto e ridurre i prezzi. Verrà quindi garantita una maggiore soddisfazione dei cittadini, inducendo più persone a spostarsi in treno e, magari, riducendo anche il trasporto di merci su gomma, con una possibile riduzione dell'impatto ambientale;

un altro settore in cui la liberalizzazione è ostacolata è quello dei rifiuti su cui si continua a non intervenire, lasciando il settore nel disordine totale (non solo a Napoli), sebbene esso causi evidenti disagi sociali e, avvicinandosi sempre più il caldo estivo, anche sanitari;
le palesi inefficienze di molti monopoli pubblici sono quindi fonte di spesa inefficiente, che deve essere finanziata ricorrendo alla tassazione o al debito, entrambe misure insostenibili in questa fase di sostanziale stagnazione del sistemaPaese, causando per questa via i maggiori disagi alla più gran parte dei cittadini, quelli meno abbienti -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative intendano porre in essere per evitare lo spreco delle preziose e insufficienti risorse pubbliche.
(2-01135)
«Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».