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Atto a cui si riferisce:
C.1/00664 [Truffa operata dal direttore del patronato Inca Cgil di Zurigo]



La Camera,
premesso che:
l'avvocatura di Stato di Zurigo avrebbe accertato un considerevole ammanco di capitale ai danni di italiani residenti all'estero, causato da operazioni truffaldine operate dal direttore del patronato Inca Cgil di Zurigo;
alla luce delle denunce e dell'inchiesta sono circa un centinaio le famiglie coinvolte in questa grave truffa, per un danno che ammonta a circa trenta milioni di franchi svizzeri;
l'ammanco e le irregolarità amministrative ad esso legate sarebbero risultate imputabili al signor Antonio Giacchetta direttore del suddetto patronato e membro della federazione dei socialisti italiani nella Confederazione;
stando all'accusa il signor Giacchetta avrebbe sottratto le risorse ai connazionali residenti nel territorio svizzero, che si sarebbero rivolti al patronato al fine di ottenere l'assistenza per il disbrigo delle pratiche in materia di previdenza complementare;
il signor Giacchetta, nella sua veste di responsabile del patronato, avrebbe funto da intermediario tra le compagnie di assicurazione, che in Svizzera gestiscono il trattamento di fine rapporto e il lavoratore, disponendo completamente dei risparmi che i connazionali avevano accumulato in anni di duro lavoro, appropriandosene indebitamente e falsificando firme e documenti;
al fine di poter eseguire le suindicate manovre indebite, l'accusato, ad avviso dei firmatari del presente atto, avrebbe necessitato di specifico supporto presso gli uffici del consolato generale d'Italia in Zurigo, al fine di consentire agli enti gestori delle casse pensioni svizzere di far fronte alle richieste di riscossione delle somme da parte degli assicurati, che venivano poi versate su conti correnti intestati al signor Giacchetta;
stando ai dati a disposizione del proponente, già nel luglio del 2008 un pensionato aveva segnalato le presunte irregolarità subite all'allora console generale di Zurigo, confrontandosi con i responsabili del consolato che avevano provveduto a protocollare il fatto che il signor Giacchetta aveva indebitamente trasferito il conto pensionistico del pensionato truffato su un conto bancario intestato al patronato e confermavano voler procedere con adeguati accertamenti in merito;
l'allora console generale di Zurigo ha provveduto a dare riscontro alla richiesta di interessamento auspicata dal pensionato truffato tramite missiva datata 23 ottobre dello stesso anno evidenziando «di aver provveduto a sentire in merito il signor Giacchetta il quale, pur precisando di aver agito in buona fede e senza intenzioni dolose nei suoi confronti, ha dichiarato di aver falsificato la firma sua e di sua moglie nel modulo di prestazione vecchiaia e di aver richiesto l'autenticazione delle vostre firme al Consolato (...)»;
inoltre il console generale nella suindicata missiva evidenziava che sulla base degli obblighi stabiliti dall'articolo 331 del codice di procedura penale, aveva provveduto a segnalare i fatti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma per gli eventuali seguiti di competenza;
malgrado l'esposto dell'allora console generale, tra ottobre e novembre del 2008 il signor Giacchetta prosegue le sue operazioni truffaldine, mettendo a segno altre due truffe ai danni dei pensionati;

paradossalmente nel dicembre del 2008 si svolse l'ispezione periodica del Ministero del lavoro e delle politiche sociali presso il patronato Inca Cgil di Zurigo ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 152, ma in quella occasione, i referenti del Ministero non si accorsero delle criticità né delle presunte irregolarità;
alla suindicata criticità va ad aggiungersi il fatto che ai sensi dell'articolo 6 della citata legge «per lo svolgimento delle proprie attività operative, gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono avvalersi esclusivamente di lavoratori (...), se comandati presso gli istituti stessi con provvedimento notificato alla Direzione provinciale del lavoro e per l'estero alle autorità consolari e diplomatiche»;
la suddetta deposizione legittimerebbe in capo all'amministrazione la responsabilità di quanto operato dal signor Giacchetta: infatti, malgrado fossero stati segnalati i fatti delittuosi dello stesso dal console generale alla procura della Repubblica di Roma e fosse stato confermato l'illecito dallo stesso interessato mediante missiva nell'ottobre del 2008, il signor Giacchetta ha continuato ad operare e perpetrare truffe ai danni dei pensionati italiani;
al fine di far fronte alle dinamiche processuali e alla tutela dei propri diritti, è andato costituendosi un Comitato difesa famiglie (CDF) che raggruppa tutte le famiglie coinvolte nella truffa del patronato. Il comitato avrebbe fatto formale richiesta al nuovo console generale di avere riscontri in merito all'esposto alla procura di Roma presentato dal suo predecessore: a tale richiesta la procura ha risposto che «è stato iscritto il procedimento penale nei confronti di Giacchetta Antonio nell'ambito del quale è stata formulata richiesta di archiviazione per difetto di giurisdizione»;
dato il riscontro della procura della Repubblica di Roma emergerebbero dei dubbi circa la perseguibilità penale del signor Giacchetta in Italia;
soltanto nel 2009 l'Inca Cgil decide di interrompere il rapporto di lavoro con Giacchetta: il patronato provvede, tra l'altro, a segnalare le operazioni truffaldine alla procura di Zurigo;
tra giugno e luglio del 2009 Giacchetta subisce due arresti a seguito di truffe: la detenzione dura pochi giorni;
alla fine del 2009 risulta che il conto bancario del signor Giacchetta, dove erano confluiti parte dei proventi delle operazioni truffaldine, viene prelevato da sconosciuti senza che vi siano stati dei controlli preventivi da parte della banca e delle autorità competei: controlli doverosi essendo l'intestatario oggetto di precise accuse nonché denunciato presso la procura di Zurigo;
sul fronte dell'ordinamento svizzero al momento risulta evidente una condizione di impasse, che non consente il prosieguo dell'iter procedimentale e che lascia sostanzialmente impunito l'autore della maxitruffa,


impegna il Governo:


a predisporre, per quanto di competenza, un accertamento accurato tale da consentire l'analisi dei fatti e la verifica della eventuale contiguità tra taluni funzionari e/o dipendenti della sede di consolare di Zurigo con il signor Giacchetta;
a fornire chiarimenti - nei limiti delle proprie competenze - in merito agli esposti presentanti nel 2008 dall'allora console generale di Zurigo alla procura di Roma in virtù delle irregolarità compiute dal patronato INCA-CGIL di Zurigo ai danni dei cittadini italiani;
a presentare - nei limiti delle proprie competenze - un'ulteriore denuncia nei confronti dei responsabili e corresponsabili che non hanno operato alcuna forma di tutela nei confronti degli iscritti;
a fornire chiarimenti in merito alla mancata conoscenza delle criticità suesposte in occasione dell'ispezione periodica del Ministero del lavoro e delle politiche

sociali presso il patronato Inca Cgil di Zurigo ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 152, avvenuta nel dicembre 2008, cinque mesi dopo le prime segnalazioni di illecito da parte di alcuni pensionati truffati;
ad attivarsi in sede bilaterale con le autorità elvetiche, anche fornendo collaborazione attiva alla procura di Zurigo, per sensibilizzarle nel prosieguo dell'iter procedimentale suindicato, al fine di riconoscere le dovute responsabilità dei gravi illeciti evidenziati in premessa e garantire adeguata tutela agli oltre cento italiani truffati;
ad avviare - sia sul fronte nazionale che bilaterale - ogni utile iniziativa volta a garantire qualsivoglia forma di tutela nei confronti dei suindicati cittadini italiani truffati.
(1-00664)
«Di Biagio, Ricardo Antonio Merlo, Tremaglia, Volontè, Poli, Ruggeri, Dionisi, Granata, Toto, Proietti Cosimi».