• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01988 [Crisi dell'azienda metalmeccanica Verlicchi & figli di Zola Predosa, Bologna, e del comparto del motociclo]



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01988 presentata da RITA GHEDINI
martedì 22 marzo 2011, seduta n.523

GHEDINI, VITALI, SANGALLI, NEROZZI, PASSONI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

nell'ambito della crisi economica e produttiva che colpisce l'Italia da due anni, il comparto del motociclo (moto, scooter, ciclomotori) appare particolarmente colpito. Nel solo 2010 il mercato delle due ruote ha subito una contrazione pari al 24,2 per cento, consolidando un fatturato ridotto del 40 per cento sul 2007 e di poco superiore alla metà di quelli realizzati fino al 2000;

in provincia di Bologna sono 47 le aziende del settore, di cui le prime 25 detengono quasi completamente il mercato con marchi di altissimo prestigio internazionale, guadagnando al territorio l'appellativo di "Motor Valley";

la crisi ha colpito duramente questa specializzazione produttiva e sono oggi almeno una decina le imprese bolognesi, che producono componenti di alta qualità, interessate da fallimenti o processi di pesante contrazione e ristrutturazione; i lavoratori impiegati in questo settore e quindi, a diverso titolo, coinvolti dalla crisi sono complessivamente un migliaio, ma l'intero comparto, comprensivo dell'indotto, conta circa 6.000 posti di lavoro;

tale situazione ha condotto recentemente le istituzioni locali, Provincia e Regione, ad istituire un tavolo di confronto con le parti sociali per discutere le possibili misure di sostegno sociale ed produttivo al settore;

in quest'ambito si colloca la vicenda della Verlicchi & figli di Zola Predosa (Bologna), azienda metalmeccanica che dal 1934 produce semilavorati per il comparto motociclistico ed oggi conta 196 dipendenti per un indotto di 400 addetti;

tra i clienti principali fino alla fine del 2010 si annoverano le grandi case motociclistiche come BMW, Ducati, Honda, MBK, Husqvarna. Dalla seconda metà del 2009 l'azienda comincia a registrare pesanti cali di fatturato, che arrivano nel 2010 ad una riduzione dei due terzi della produzione, contestualmente nel 2010 si registra un notevole aumento dei debiti pari a circa 11 milioni di euro, di conseguenza gli istituti bancari interrompono le linee di credito, portando la Verlicchi a ritardare la produzione a causa della mancanza di liquidità per l'acquisto di materie prime. Tali ritardi portano nel gennaio 2011 BMW, Honda, MBK, Husqvarna a disdire le commesse mentre Ducati, pur mantenendole, le riduce;

l'8 marzo 2010 l'azienda ricorre alla cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale della durata di 12 mesi per 191 dipendenti. Di fatto i lavoratori e le lavoratrici della Verlicchi percepiscono l'ultima busta paga nel mese di dicembre, e da allora la tredicesima mensilità, i premi di produzione per il 2009 e 2010, le retribuzioni di gennaio e febbraio 2011 non vengono erogati dall'azienda;

a fine gennaio il gruppo Caponi con sede a Pontedera (Pisa) si interessa all'acquisto della Verlicchi, e l'ipotesi appare una soluzione valida, ma l'acquirente ben presto si ritira;

a metà febbraio l'azienda viene ceduta in blocco alla JBF Pontedera Srl (newco del gruppo Caponi), con capitale sociale pari a 10.000 euro, che si occupa di "esercizio di attività sportive dilettantistiche, formazione e preparazione di squadre nella disciplina sportiva e insegnamento della pallacanestro e delle attività motorie in genere": si tratta con tutta evidenza di una società strumentale;

l'Amministratore delegato della nuova proprietà è il signor Giuseppe Valdemaro Peviani che, secondo quanto riportato dal "Corriere della Sera", edizione di Bologna del 17 febbraio 2011, risulterebbe indagato a Brescia per associazione a delinquere in materia di reati tributari e truffa aggravata ai danni dello Stato. Al pari, da medesima fonte, di altri due dirigenti della nuova azienda: Massimo Stella, consulente di Giacomo Commendatore, ex numero uno di Eminflex, e Mariano Bertelli, di Industrie meccaniche Capponi, che sono già stati coinvolti in inchieste per bancarotta;

nella riunione del 16 febbraio 2011 tenutasi tra i rappresentanti sindacali, l'azienda e le autorità locali, la nuova dirigenza manifesta l'intenzione di non voler investire nella Verlicchi, dichiarando 140 esuberi;

fatto ancora più grave, il 12 marzo un gruppo di uomini, a quanto pare facenti capo al gruppo Caponi, ha tentato di smantellare il capannone industriale, impacchettando e cercando di portare altrove i macchinari. Lo smantellamento è stato vanificato grazie all'intervento degli stessi lavoratori. Da questa occasione i lavoratori e le lavoratrici della Verlicchi hanno organizzato un presidio 24 ore su 24 per impedire ogni ulteriore tentativo di smantellamento da parte della JBF che sta proseguendo ancora oggi;

scaduta il 7 marzo la cassa integrazione straordinaria, le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno deciso di depositare istanza di fallimento presso il tribunale al fine di garantirsi in prima battuta il diritto di accedere alla cassa integrazione per fallimento e alla successiva mobilità e nel medio periodo permettere al curatore fallimentare di definire al meglio i passaggi necessari e chiarire le zone di ombra che ancora sussistono tanto sulla nuova proprietà quanto sugli scopi della stessa;

il 21 marzo, infine, risultano depositati dall'ex proprietà Verlicchi due esposti alla magistratura su ipotesi di truffa ed altri reati connessi all'operazione di compravendita,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza di quanto sta accadendo alla Verlicchi;

se abbia intenzione di affrontare la delicata questione e come intenda farlo, considerando che questa realtà a tutti gli effetti rappresenta un patrimonio di professionalità riconosciuta in tutto il mondo che ad oggi interessa un importante segmento del tessuto economico e sociale della provincia bolognese;

quali siano, infine, le valutazioni sulla situazione del comparto e se intenda assumere misure atte a sostenere la produzione e l'occupazione in un settore di così alta qualificazione dell'industria italiana.

(3-01988)