Testo della risposta
Atto a cui si riferisce:
C.4/09998 [Violenza in Egitto contro le minoranze cristiane]
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata giovedì 10 marzo 2011
nell'allegato B della seduta n. 447
All'Interrogazione 4-09998 presentata da
MARCO ZACCHERA
Risposta. - È opportuno distinguere, in linea generale, la condizione della comunità cristiana in Egitto dall'asserita uccisione di due diaconi cristiano-ortodossi di origine eritrea nella regione del Sinai egiziano. Per quanto riguarda la situazione dei cristiani in Egitto (la comunità copta costituisce circa il 10 per cento della popolazione egiziana, con concentrazioni maggiori nell'Alto Egitto), è innegabile che il quadro risulti complesso e contraddittorio in quanto, mentre sul piano legislativo vengono condannate le disparità di natura confessionale tra i cittadini egiziani, sul piano applicativo i non musulmani sono oggetto di discriminazioni, dato che in Egitto la Sharia viene espressamente indicata dalla Costituzione quale fonte primaria di diritto e l'Islam come religione di Stato. E, peraltro, proprio in base al criterio costituzionale di parità dei cittadini (che non impedisce che la confessione religiosa sia espressamente indicata sui documenti di identificazione egiziani) ai copti non è mai stato attribuito uno status di minoranza, che ne sancirebbe sia un'identità formalmente riconosciuta che una differenziazione rispetto alla maggioranza della popolazione.
Relativamente al caso specifico dell'asserita uccisione dei due diaconi, si segnala comunque che, ad oggi, nonostante i continui contatti avviati anche dall'Ambasciata italiana al Cairo, non si hanno conferme ufficiali da parte delle autorità egiziane. Sulla questione i nostri interlocutori istituzionali continuano a mantenere il più assoluto riserbo. In mancanza di fonti attendibili, appare prematuro potere dare conferma o smentita, non disponendosi di alcuna informazione specifica al riguardo. Qualora il citato drammatico episodio dovesse però trovare effettiva conferma, si ritiene utile segnalare che esso apparirebbe riconducibile alla nota questione di cittadini eritrei presumibilmente tenuti in «ostaggio» in Sinai da clan di beduini e rispetto alla quale la Farnesina si è attivamente adoperata intervenendo con le autorità egiziane sia sul piano bilaterale che a livello europeo.
Secondo le informazioni disponibili, sembrerebbe che al momento siano presenti in Sinai circa 1500 emigrati africani di varie nazionalità in transito verso Israele. Di questi 1500, circa 250 di nazionalità eritrea sarebbero tenuti in «ostaggio» da predoni appartenenti a tribù beduine del Sinai egiziano, che richiederebbero il pagamento di consistenti somme di denaro per consentire il transito nel Sinai e l'attraversamento illegale della frontiera con Israele. A tale ultimo riguardo, sebbene negli scorsi giorni siano circolate alcune informazioni (diramate in primo luogo da Ong) in merito all'uccisione di alcuni degli «ostaggi» eritrei, nessuna fonte ufficiale e nessuno dei nostri canali informativi ha confermato le suddette notizie.
Inoltre, in tutti i contatti intercorsi, le autorità egiziane hanno sempre voluto evidenziare come il Governo e tutte le forze di sicurezza siano impegnati in prima linea per contrastare questi traffici di essere umani (e non solo) condotti dai beduini. In generale, gli egiziani ritengono che il loro Paese sia «vittima» non responsabile di tale fenomeno. Il Sinai è - come noto e come più volte segnalato anche dalla nostra Ambasciata - abitato da clan di beduini nomadi che spesso tentano di sfuggire al controllo delle autorità centrali, con cui sono spesso in stato di frizione per rivendicazioni di varia natura.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.