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Atto a cui si riferisce:
C.1/00539 [Iniziative volte a combattere la violenza contro le donne]



La Camera,
premesso che:
la violenza contro le donne è un fenomeno molto diffuso che non accenna a diminuire e tende, al contrario, a manifestarsi sotto diverse forme e modi: nella quotidianità, nella vita domestica e in circostanze particolari quali il cosiddetto «stupro di guerra»;
il gruppo di esperti che ha lavorato per il Consiglio d'Europa in occasione del Council of Europe - Group of specialists for combatting violence against women, Final Report of Activities, (Strasbourg, 1997), ha individuato alcune caratteristiche essenziali del fenomeno;
il citato rapporto informa preliminarmente che alcune forme di violenza, quali ad esempio lo stupro, la violenza domestica e l'incesto, si riscontrano in molte culture, mentre altre, quali le mutilazioni genitali e gli omicidi a causa della dote, sono tipiche di alcuni particolari contesti;
generalmente, la violenza usata contro le donne appare come un insieme di diverse tipologie di violenza: nel caso della violenza domestica, ad esempio, vengono di frequente esercitate insieme la violenza fisica, quella psicologica, quella sessuale e quella economica;
i dati sul fenomeno sono impressionanti: nel mondo sono 135 milioni le donne e le bambine che hanno subito mutilazioni genitali; 2 milioni le bambine che ogni anno subiscono mutilazioni genitali; in Francia sono 91 le donne che ogni anno muoiono assassinate dal proprio marito o compagno; l'80 per cento dei rifugiati e sfollati presenti nel mondo è rappresentato da donne sole o con i propri figli e queste donne sono spesso soggette ad ogni genere di molestia e violenza perpetrate nono solo durante il percorso verso il campo profughi ma anche nel campo stesso;
il femminicidio è la prima causa di morte delle donne in Europa e nel mondo; circa 60 milioni di donne sono sparite dalle statistiche demografiche perché vittime delle loro stesse famiglie, uccise deliberatamente o per negligenza, soltanto perché di sesso femminile;
dall'ultimo rapporto Eures-Ansa sull'omicidio volontario in Italia, si evidenzia come negli ultimi anni gli omicidi di donne abbiano subito un sostanziale aumento, passando dal 15,3 per cento del totale nel periodo 1992-1994 al 23,8 per cento del biennio 2007-2008;
in particolare, nel 2008 in un caso su quattro (il 24,1 per cento) la vittima è stata una donna, dato inferiore solo a quello del 2006 quando furono uccise 181 donne, pari al 29,4 per cento del totale;
nel Nord, dove prevalgono gli omicidi in famiglia, si è registrata la quota più alta di vittime di sesso femminile: 70, pari al 47,6 per cento delle 147 uccise nel 2008 in Italia, a fronte del 29,9 per cento al Sud (44 vittime) e del 22,4 per cento al Centro (33 vittime);
il rapporto Eures-Ansa sull'omicidio volontario in Italia mostra che il 70,7 per cento di omicidi aventi come vittime donne nel 2008 è avvenuto all'interno della famiglia: le donne più colpite sembrano essere le anziane (36 vittime, pari al 24,5 per cento del totale), con numerosi omicidi di coppia o pietatis causa, ma si è registrato un alto numero di vittime anche tra le giovani donne, uccise prevalentemente all'interno di rapporti di coppia, per ragioni passionali: il 21,8 per cento delle vittime di sesso femminile ha infatti tra i 25 e i 34 anni (32 vittime);
dai dati forniti dall'Istat sul fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne, risalenti al 2006, emerge un quadro drammatico: le donne vittime di violenza sono 6.743.000, pari al 31,9 per cento; il 23,7 per cento ha subito violenze

sessuali (5 milioni); il 18,8 per cento ha subito violenze fisiche (3.961.000); il 4,8 per cento ha subito stupri o tentati stupri (1 milione); il 18,8 per cento ha subito comportamenti persecutori (stalking) (2.770.000; 7.134.000 hanno subito violenza psicologica;
le donne subiscono violenze sia dai partner che da altri uomini: amici, parenti, datori e colleghi di lavoro, conoscenti e sconosciuti; il 21 per cento delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6 per cento solo dal partner, il 56,4 per cento solo da altri uomini non partner; un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale; inoltre, le vittime hanno subito, nella maggioranza dei casi, più episodi di violenza; la violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner (il 67,1 per cento contro il 52,9 per cento); un altro dato significativo riguarda i diversi autori della violenza da cui emerge che il rischio di subire uno stupro, piuttosto che un tentativo di stupro, è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima; i partner, attuali ed ex, sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate e di alcuni tipi di violenza sessuale; il 69,7 per cento degli stupri, infatti, è opera di partner, il 55,5 per cento degli ex partner, il 14,3 per cento del partner attuale, il 17,4 per cento di un conoscente; solo il 6,2 per cento è stato opera di estranei;
tuttavia, il dato di gran lunga più impressionante è relativo alla circostanza per cui, nella quasi totalità dei casi, le violenze non sono denunciate; il fenomeno raggiunge livelli elevatissimi pari a circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner; per gli stupri si arriva al 91,6 per cento e per i tentati stupri al 94,2 per cento;
a livello regionale alcuni dati vengono forniti dal Coordinamento dei centri antiviolenza e delle Case delle donne della regione Emilia-Romagna sulla base del progetto «Osservatorio regionale sulla violenza alle donne» in Emilia-Romagna: dal 1° gennaio 2010 al 31 ottobre 2010 sono state 2.277 le donne vittime di violenza accolte nei centri antiviolenza aderenti al Coordinamento dell'Emilia-Romagna; sul totale delle donne accolte, 1.461 sono di nazionalità italiana e 809 di nazionalità straniera. Nelle case rifugio per donne vittime di violenza sono state ospitate 101 donne e altrettanti minori, per un totale di 202 ospiti; rispetto allo scorso anno i dati sono stabili;
i centri antiviolenza e le case di accoglienza per donne maltrattate o violate svolgono un ruolo essenziale di sostegno e di primo intervento, oltre a garantire visibilità alla violenza al fine di far emergere il fenomeno nella sua estesa drammaticità e portata;
per far emergere dall'ombra questa drammatica situazione, il 25 novembre viene celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita con la risoluzione n. 54/134 dalle Nazioni Unite nel 1999 al fine di sensibilizzare Governi, istituzioni e società civile; la data non è casuale: l'Onu, infatti, ha scelto questo giorno per commemorare la tragica vicenda delle tre sorelle Mirabal violentate, pugnalate e strangolate il 25 novembre del 1960, per ordine del dittatore Trujillo;
a fronte di un fenomeno che non sembra voler diminuire e segna, al contrario, un aumento delle richieste di aiuto e di gravità dei casi, occorre osservare che le risorse a sostegno dei centri antiviolenza rischiano di subire i tagli dovuti alla crisi; un adeguato sostegno a favore di chi aiuta le vittime è il primo atto di responsabilità sociale da parte dei governi locali e dal Governo nazionale,


impegna il Governo:


ad adottare ogni azione necessaria a sensibilizzare l'opinione pubblica, con particolare riferimento ai giovani, circa il drammatico fenomeno della violenza contro le donne;

a stanziare risorse e a promuovere iniziative dirette a garantire un adeguato sostegno e potenziamento dei centri antiviolenza e delle strutture di supporto a favore di donne maltrattate o violate;
a costruire un progetto educativo che, lungo tutto il percorso scolastico, preveda una complessiva educazione e formazione al rispetto della dignità di ogni persona umana in ogni situazione economica, sociale, psichica e fisica, ed in ogni momento della sua vita, con particolare riguardo alle situazioni di maggiore debolezza come la nascita, l'infanzia e l'età avanzata e grandissima attenzione all'uguaglianza e pari dignità tra i sessi;
a predisporre ogni azione possibile volta a prevenire casi di violenza nei confronti delle donne.
(1-00539)
«Calgaro, Tabacci, Mosella, Pisicchio, Brugger».