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Atto a cui si riferisce:
C.4/07938 [Garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo dei profughi eritrei]



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata venerdì 19 novembre 2010
nell'allegato B della seduta n. 398
All'Interrogazione 4-07938 presentata da
RENATO FARINA
Risposta. - La Farnesina, attraverso la propria ambasciata a Tripoli, ha seguito la vicenda del trasferimento degli immigrati eritrei dal centro di raccolta di Misurata a quello di Sebha effettuato dalle autorità libiche. Sulla base di quanto riferito dalla nostra sede, nel centro di Misurata si sarebbe registrata una situazione di forti proteste e disordini generati dagli immigrati a seguito della distribuzione, da parte delle autorità libiche, di formulari per selezionare il personale da adibire ai lavori socialmente utili. Gli interessati avrebbero, invece, scambiato tali formulari per documenti atti alloro rimpatrio in Eritrea.
D'intesa con la Farnesina, la nostra ambasciata a Tripoli ha tempestivamente richiesto alle autorità libiche ogni possibile chiarimento sui motivi che avevano indotto ad effettuare tale trasferimento degli immigrati eritrei e rassicurazioni su come le stesse autorità intendessero procedere.
L'ambasciatore a Tripoli ha avuto conferma dal Vice Ministro libico degli affari esteri che le autorità avevano deciso di trasferire gli immigrati, da Misurata a Sebah, a seguito dei disordini e che erano state avviate nel centro di Sebah le procedure di raccolta dei dati personali degli immigrati eritrei (tramite appositi formulari) per poi affidarli ad alcune Shabie (una sorta di prefetture) ed inserirli in lavori socialmente utili. Secondo l'organizzazione internazionale per le migrazioni le procedure seguite dalle autorità locali sono state scrupolose e le domande contenute nei questionari effettivamente mirate ad accertare le capacità professionali degli interessati per il loro affidamento alle Shabie, incaricate di trovare loro un lavoro. Assicurato l'affidamento alle Shabie, sono ora in corso, come riferito dall'Unhcr, le procedure miranti a favorire il trasferimento dei cittadini eritrei in paesi terzi.
Sotto un profilo generale, va ricordato che il Governo italiano ha anche operato per fornire una soluzione alla questione della chiusura dell'ufficio dell'Unhcr a Tripoli. Il Ministro degli affari esteri Frattini si è personalmente attivato affinché venisse avviato un negoziato tra le autorità libiche e l'alto commissariato per la conclusione di un accordo quadro che consenta all'Unhcr di operare a pieno titolo in Libia. Tale negoziato è in corso. Nel frattempo l'Unhcr sta proseguendo, sia pure ufficiosamente, le attività di assistenza ai rifugiati nel paese, con l'obiettivo - secondo quanto riferito dallo stesso alto commissariato - di continuare l'assistenza ai quasi 9.000 rifugiati ivi registrati, completare le pratiche di resettlement di circa 900 persone, nonché esaminare le richieste di asilo ancora pendenti contestualmente alle visite nei centri di raccolta libici in collaborazione con le organizzazioni operanti in loco.
Merita inoltre ricordare che la Libia, pur non essendo parte della convenzione di Ginevra del 1951, ha comunque firmato e ratificato la convenzione Oua del 1969 relativa a specifici aspetti della problematica dei rifugiati in Africa, testo complementare alla convenzione di Ginevra, riconosciuto dall'Unhcr, e che impegna a garantire lo status di rifugiato secondo i criteri di Ginevra.
Nel corso degli ultimi anni è possibile riscontrare una crescente sensibilità delle autorità libiche nei confronti della problematica dei rifugiati ed una più chiara volontà di Tripoli di collaborare con le competenti organizzazioni internazionali a una migliore gestione del fenomeno. In particolare, l'attività in Libia dell'Unhcr e dell'Oim ha reso possibile lo screening nei centri di raccolta di immigrati irregolari per il riconoscimento dello status di rifugiato, il rinnovo dei documenti di identità ai rifugiati soggiornanti in Libia, l'organizzazione di operazioni di ristabilimento (resettlement) di rifugiati (per lo più eritrei e somali) in altri paesi, tra cui l'Italia (abbiamo accolto 40 persone nel 2007, 29 nel 2008 e 67 nell'ottobre 2009), a ulteriore conferma dell'impegno umanitario del nostro paese in materia di tutela delle persone che necessitino di protezione internazionale.
Per quanto riguarda infine gli aspetti relativi alle richieste di asilo formulate da cittadini eritrei che giungono sul territorio italiano, si rileva che, anche in caso di decisione negativa da parte delle competenti istanze (Commissione nazionale per il diritto d'asilo), tenuto conto della situazione esistente nel paese e del principio del «non respingimento» (non refoulement), ai cittadini eritrei viene di norma accordata la protezione sussidiaria che consente agli stessi di rimanere comunque sul territorio nazionale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.