• Testo interrogazione a risposta orale

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01711 [Comportamenti poco rispettosi del Presidente del Consiglio dei ministri]



FINOCCHIARO, ZANDA, LATORRE, CASSON, MARCENARO, CAROFIGLIO, LEGNINI - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che:

nella notte del 27 maggio 2010, una ragazza minorenne, di nazionalità marocchina, è stata fermata a Milano dalla Polizia di Stato e condotta in Questura in quanto coinvolta in un'indagine su un furto;

alle ore 23.00 circa della stessa notte, il capo di gabinetto della Questura di Milano, dottor Pietro Ostuni, ricevette sulla utenza del cellulare di servizio una telefonata del caposcorta del Presidente del Consiglio dei ministri;

dopo aver chiesto informazioni su quanto accaduto e sullo svolgimento delle procedure in corso, il caposcorta passò il telefono al Presidente del Consiglio dei ministri, il quale dichiarò al capo di gabinetto della Questura che, secondo informazioni in suo possesso, la ragazza fermata era la nipote del Presidente egiziano Hosni Mubarak;

per tale motivo il Presidente del Consiglio dei ministri comunicò al dottor Ostuni che non sarebbe stato opportuno trasferire la ragazza in una struttura di accoglienza, invitandolo, pertanto, ad affidarla al consigliere regionale Nicole Minetti, "persona di fiducia", come poi è avvenuto;

l'oggetto di tali fatti è confermato da atti ufficiali della Questura di Milano, di cui molti quotidiani hanno riportato ampi stralci;

premesso inoltre che:

in ordine al coinvolgimento del presidente Mubarak nella vicenda, il Ministro in indirizzo, in un'intervista rilasciata al "Corriere della Sera" il 1° novembre, ha affermato che il Presidente del Consiglio dei ministri "ha testualmente detto che quella persona era stata segnalata come una parente di Mubarak. Non si può certo dire che, essendo amico personale di Mubarak, Berlusconi possa confondere una ragazza marocchina con una ragazza egiziana. Anzi, questo dimostra come Berlusconi non avesse assolutamente indagato sulla nazionalità né sull'identità della giovane donna";

a giudizio degli interroganti, la gravità di queste affermazioni è pari alla gravità di una possibile menzogna resa dal Presidente del Consiglio dei ministri ad un funzionario della Polizia di Stato in quanto conferma la volontà del presidente Berlusconi di ottenere, a tutti i costi, il rilascio della ragazza fermata senza preoccuparsi di controllare al veridicità delle affermazioni in suo possesso, ma al contrario usando le stesse come indebito elemento di pressione;

considerato che:

anche se avvolta dal riserbo della diplomazia egiziana, la vicenda è causa di evidente l'imbarazzo in Egitto per l'utilizzo strumentale del legame di parentela;

a giudizio degli interroganti la menzogna appare ancora più offensiva considerato il lutto che ha colpito il presidente Mubarak lo scorso anno e di cui il presidente Berlusconi non poteva non essere a conoscenza;

alla richiesta di commentare la vicenda, l'Ambasciata d'Egitto a Roma si è limitata a dire che non esiste alcuna parentela tra il presidente Mubarak e la ragazza;

secondo quanto riportato dal "Corriere della Sera" del 1º novembre, il Presidente dell'Associazione egiziani di Roma e del Lazio, Adel Amer, in un'intervista resa allo stesso quotidiano ha affermato che "non è accettabile mettere in questa situazione il nostro capo dello Stato";

al sito del quotidiano Al-Masry-Al-Youm, lo stesso Adel Amer ha anticipato l'intenzione di citare in giudizio per diffamazione il Presidente del Consiglio dei ministri, considerato che "quanto ha fatto Berlusconi non è stato compiuto da nessuno al mondo",

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga che i fatti riportati in premessa possano rappresentare un pericoloso vulnus nei rapporti tra l'Italia e l'Egitto;

se la superficialità e il mancato rispetto delle regole che contraddistinguono i comportamenti del Presidente del Consiglio dei ministri non screditino l'immagine del nostro Paese agli occhi dell'opinione pubblica internazionale e non determinino una caduta dell'affidabilità dell'Italia nelle relazioni interistituzionali.