Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
C.4/06302 [Tassazione maggiore di comportamenti che si traducono nel prelievo di risorse naturali ]
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-06302 presentata da ELISABETTA ZAMPARUTTI
lunedì 1 marzo 2010, seduta n.291
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'opportunità di spostare una parte non marginale del gettito dalle imposte che colpiscono il lavoro a quelle che - in senso lato - riguardano il prelievo di risorse naturali è da tempo auspicata sia a livello teorico che istituzionale;
l'Oecd ha istituito negli anni Novanta un programma finalizzato a promuovere il trasferimento di almeno il 10 per cento del gettito, sostenendo che in questo modo si potrebbe ridurre in modo significativo l'impatto distorsivo del sistema tributario e insieme incentivare comportamenti più virtuosi da un punto di vista ambientale;
secondo un articolo pubblicato da www.lavoce.info a firma Antonio Massarutto, fra le «100 tasse» degli italiani, quelle assimilabili a imposte ambientali sono molte in numero, ma se si escludono quelle sui carburanti, determinano gettiti trascurabili o poco più che simbolici;
dei circa 41 miliardi annui di gettito totale (circa il 7 per cento del carico fiscale complessivo), il 77 per cento proviene dal settore energetico, il 22 per cento dal trasporto automobilistico, e solo l'1 per cento da «inquinamento e risorse», pari allo 0,02 per cento del Pil;
per di più, in buona parte, sono «ambientali» solo di nome, avendo un presupposto correlato con il tema ambientale, ma non essendo poi strutturate in modo da incentivare comportamenti virtuosi;
nel resto d'Europa, dove in media l'incidenza delle imposte ambientali è analoga alla nostra, il peso di quest'ultima voce sul totale è tre volte superiore, e corrisponde allo 0,12 per cento del Pil;
ma in alcuni paesi questo rapporto raggiunge valori ben più ragguardevoli. In Danimarca e Olanda, le tasse ambientali raggiungono rispettivamente il 5,8 e il 4 per cento del Pil, e quelle sull'inquinamento rappresentano circa l'1,2 e lo 0,4 per cento;
ci sarebbe dunque margine per attuare anche in Italia una «green tax reform» che, a parità di gettito, potrebbe spostare almeno 1 punto di Pil (e 2 punti di pressione fiscale) dalle imposte distorsive su lavoro e imprese alle esternalità ambientali: dalle persone che producono alle cose che inquinano, appunto. Rifiuti, scarichi nell'acqua, prelievi di materiali inerti, rumore, traffico, smog, attività pericolose;
un serio programma in questa direzione potrebbe rappresentare un passo in avanti, non solo perché si aumenterebbe l'efficienza complessiva del sistema (da imposte distorsive a imposte non distorsive o distorsive «in senso buono»), ma anche perché molte imposte ambientali si prestano a essere prelevate in sede locale, e rappresentano perciò un cespite ideale per un fisco più federale;
le imposte ambientali potrebbero prestarsi anche a un impiego incentivante all'interno di schemi bastone-carota, con il fine di disincentivare certi comportamenti e utilizzare il gettito per promuoverne altri;
secondo «Ambiente Italia 2010», l'annuale rapporto sullo stato di salute del Paese di Legambiente, la tassazione ambientale ha raggiunto il minimo storico degli ultimi decenni. In rapporto al Pil, l'Italia mostra la massima riduzione della tassazione ambientale in tutta l'Unione europea nonostante l'intensità energetica sia rimasta pressoché invariata (a differenza degli altri paesi europei). L'entità della tassazione è composta per il 77 per cento da tasse energetiche e in particolare dalle accise petrolifere, per il 22 per cento da tasse automobilistiche e per l'1 per cento da tributo di discarica e altre imposte, mentre non esistono imposte riferibili specificatamente al consumo di risorse ambientali -:
se il Ministro intenda seguire il programma dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che sostiene la promozione del trasferimento di almeno il 10 per cento del gettito;
se e come il Ministro intenda riequilibrare la pressione fiscale verso una tassazione maggiore di quei comportamenti che si traducono nel prelievo di risorse naturali e insieme incentivare comportamenti più virtuosi da un punto di vista ambientale. (4-06302)