Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
C.4/06059 [Regolamentazione delle filler, le cosiddette «iniezioni antirughe»]
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Testo della risposta scritta
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-06059 presentata da MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI
martedì 9 febbraio 2010, seduta n.280
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
stanno aumentando in misura esponenziale complicanze da filler, le cosiddette «iniezioni antirughe», provocando granulomi, infezioni e ascessi, circa centomila casi ogni anno; gli esperti, riuniti a Roma per le giornate di dermatologia estetica hanno rilevato un'incidenza del 10 per cento di granulomi nella sede dell'iniezione; nel 5 per cento di pazienti si è verificata la «riaccensione» di un'infezione erpetica, nel 7 per cento dei casi un'infezione batterica e nel 3 per cento ascessi;
in particolare l'allarme arriva dalla società italiana di dermatologia (SIDeMaST): degli oltre 150 prodotti a marchio CE oggi in commercio in Italia, per un giro d'affari di 200 milioni di euro, solo 7 sono stati approvati dalla Food and drugs administration negli Stati Uniti come farmaci;
un'indagine condotta dal centro interuniversitario di dermatologia-biologica e psicosomatica di Firenze su 1500 donne, svela che una procedura su quattro provoca conseguenze a lungo termine;
il problema nasce anche dal fatto che i filler non sono considerati veri e propri farmaci; bensì dispositivi medici al pari di un disinfettante: come tali non sono sottoposti a sperimentazioni cliniche che ne accertino efficacia e tollerabilità;
a fronte di questa scarsità di garanzie, la pratica non accenna a diminuire: nel nostro Paese i filler muovono un mercato stimato attorno ai 200 milioni di euro e ogni anno sono circa 500.000 gli uomini e oltre un milione e mezzo le donne fra i 30 e i 45 anni che si sottopongono alle iniezioni;
al filler si ricorre sempre prima: se fino a 5 anni fa l'età media si aggirava attorno ai 40-45 anni, oggi la prima iniezione arriva perfino entro i 30 anni;
la società scientifica ha già proposto alle autorità sanitarie che, come negli Stati Uniti, i filler vengano equiparati ai farmaci iniettabili, così da avere finalmente maggiori garanzie per i pazienti che li scelgono -:
se non si ritenga di dover accogliere la proposta di equiparare i filler a farmaci iniettabili e di creare, in collaborazione con l'ordine dei medici e in accordo con le maggiori società scientifiche, un registro che certifichi gli specialisti accreditati.(4-06059)