Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Atto a cui si riferisce:
C.5/02416 [Chiusura dello stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna)]
Atto Camera
Interrogazione a risposta in Commissione 5-02416 presentata da ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI
martedì 2 febbraio 2010, seduta n.276
BERNINI BOVICELLI, CAZZOLA e MAZZUCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna) che, secondo quanto afferma la stessa Azienda, sarà chiuso e la produzione delocalizzata, a breve, in Serbia;
tale vicenda, oltre agli aspetti importanti della salvaguardia dei livelli occupazionali del territorio faentino, mette in evidenza il fenomeno della delocalizzazione verso i Paesi extra-europei, del vicino est europeo ed asiatici, di importanti quote della nostra produzione industriale e manifatturiera;
il fenomeno di delocalizzazione delle attività produttive italiane verso quei Paesi che hanno una regolamentazione - o deregolamentazione - delle politiche del lavoro o delle norme di produzione più favorevoli, e dunque capaci di garantire maggiore competitività dal punto di vista del contenimento dei costi di produzione rispetto al nostro Paese non è di per sé un fatto negativo se è collegata ad un processo di trasformazione e di qualificazione delle attività produttive che rimangono nel nostro Paese e non - come nel caso dell'Omsa - un vero e proprio abbandono, in forma tale che appare seguire una logica di dumping sociale;
peraltro molti di quei Paesi, verso i quali si sono già indirizzate produzioni manifatturiere italiane, hanno legislazioni non sempre allineate agli standard dell'Unione Europea sulla qualità e certificazione dei prodotti che poi vengono immessi nuovamente sul nostro mercato interno, con la conseguenza che le cronache ci riportano con sempre maggiore frequenza casi prodotti di scarsa qualità e sicurezza;
sul tema della tutela della nostra produzione industriale e manifatturiera in particolare dei prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri, che sono l'elemento caratterizzante di quel fenomeno tutto Italiano che e il Made in Italy, si è già svolto, in prima lettura, alla Cartiera - e con la massima condivisione di tutte le forze politiche - l'esame del progetto di legge 2624 e abbinate, ora passata in seconda lettura al Senato (S. 1930), dove al comma 4 dell'articolo 1 si legge:
«L'impiego dell'indicazione Made in Italy è permesso esclusivamente per prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione, come definite ai commi 5, 6 e 7, hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale e in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità»;
questa norma, una volta divenuta legge dello Stato, in particolare porrà le aziende italiane che decidono di delocalizzare la produzione all'estero nella condizione di rispetto dei parametri di legge ai fini del mantenimento del marchio Made in Italy e dunque alla conservazione di siti produttivi sul territorio nazionale obbligandole, nel contempo, al rispetto delle norme sulla tracciabilità dei prodotti e dei semilavorati a garanzia dei consumatori, nonché dei parametri di qualità dei prodotti CEE;
la vicenda che riguarda la chiusura dello stabilimento Omsa di Faenza, marchio storico del Made in Italy che rischia così di scomparire, e che vede coinvolte circa 300 unità lavorative, ci pone innanzi al fenomeno della completa delocalizzazione all'estero delle produzioni, per cui a nulla varrebbero norme come quella precedentemente citata per il mantenimento del marchio Made in Italy, se, parallelamente, non vengono ricercate, con il pieno e responsabile coinvolgimento delle istituzioni, della proprietà e delle parti sociali, quelle soluzioni più adatte, anche di tipo contenitivo (contratti di solidarietà) volte a favorire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali, ma anche e soprattutto dei livelli qualitativi della produzione;
in tal senso si ricorda la risposta data a nome del Governo dal sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, nella seduta di giovedì 21 gennaio 2010 all'interpellanza urgente «Iniziative a salvaguardia dei livelli occupazionali e per garantire la continuità produttiva dello stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna) - n. 2-00580», presentata dal deputato Albonetti, dove si conferma la piena disponibilità dell'Esecutivo ad esaminare le situazioni di criticità venutesi a determinare al fine di individuare soluzioni in linea con la primaria esigenza di garantire i livelli occupazionali ed il mantenimento del Made in Italy che il guppo Omsa esprime da decenni pur evidenziando che «parte della produzione risulta già trasferita in Serbia, a fronte del crescente mercato rappresentato dai Paesi dell'est Europa, nonché dei minori costi affrontati dall'azienda attraverso tale delocalizzazione»;
nonostante le organizzazioni sindacali abbiano avviato iniziative pubbliche di protesta per evitare la chiusura dello stabilimento e la difesa dei livelli occupazionali, dalla risposta del Governo emerge che (si cita testualmente la risposta) «ad oggi, le parti sociali non hanno richiesto alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale presso gli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, né è pervenuta altra segnalazione al riguardo» -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adoperarsi, anche a seguito di formale richiesta delle parti sociali interessate, per l'individuazione di quelle soluzioni che possono, salvaguardare, attraverso mantenimento dei livelli occupazionali, il polo produttivo della Omsa di Faenza che rappresenta un elemento importante del sistema del Made in Italy ed una risorsa insostituibile per il territorio faentino. (5-02416)