Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Atto a cui si riferisce:
C.5/02159 BINETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 19 ottobre...
Atto Camera
Interrogazione a risposta in Commissione 5-02159 presentata da PAOLA BINETTI
mercoledì 25 novembre 2009, seduta n.252
BINETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 19 ottobre 2009 (prot. 4010) il Dott. Antonello Masia annunciava che una «Commissione di esperti incaricata di procedere al completamento del processo di razionalizzazione delle scuole di specializzazione...» aveva individuato, tra i principi preordinati per l'avvio del procedimento per l'attivazione delle scuole per il prossimo anno accademico 2009/2010, «... l'attivazione di [quelle] di carattere generale e di maggiore impatto per il SSN...: anestesia e rianimazione; chirurgia generale; ginecologia e ostetricia; igiene e medicina preventiva; malattie apparato cardiovascolare; medicina interna; ortopedia e traumatologia; pediatria; psichiatria; radiodiagnostica», senza includere la geriatria;
ancora una volta, una Commissione di esperti si è dimostrata lontana dalla consapevolezza del panorama demografico nazionale, in un'Italia che è - insieme al Giappone - il Paese più vecchio del mondo, con i ben noti carichi di malattia, problemi di salute multipli cronici e concomitanti, e disabilità, che caratterizzano la popolazione anziana e molto anziana e che richiedono cultura e preparazione specifiche. I dati demografici indicano che l'Italia è tra i Paesi più vecchi del mondo (dai dati ISTAT del gennaio 2008 si evince che, su una popolazione generale di circa 59,6 milioni, gli ultra-65enni e gli ultra-75enni sono rispettivamente quasi 12 milioni e circa 5,7 milioni, pari rispettivamente al 20 per cento ed al 9,6 per cento);
come conseguenza dell'invecchiamento generale della popolazione, la realtà clinico-epidemiologica dei Paesi industrializzati, ed in particolare del nostro Paese, è caratterizzata da un drammatico incremento della prevalenza di malattie ad andamento cronico, frequentemente associate e che esse sono causa frequente di disabilità e richiedono specifiche capacità cliniche e gestionali, come conferma la determinazione dei Piani sanitari nazionali 1994/1996, 1998/2000, 2003/2005, 2006/2008, e di quasi tutti i Piani sanitari regionali, sono a supporto della rilevanza della specialità di geriatria, in accordo con le evidenze demografiche ed epidemiologiche sopra citate;
appare evidente che la Commissione di esperti non ha tenuto in alcun conto l'attuale panorama demografico-epidemiologico nazionale, né le robuste evidenze scientifiche che dimostrano che la geriatria è profondamente diversa dalla medicina interna ed ha le proprie specificità di approccio diagnostico e terapeutico-gestionale. Studi controllati hanno dimostrato che i pazienti anziani particolarmente complessi in ospedale per acuti hanno un rischio di morte a 12 mesi dalla dimissione inferiore del 30 per cento se sono ricoverati in reparti di geriatria, piuttosto che se ricoverati in Medicina Interna. Non solo, molteplici sono le evidenze di migliore rapporto costo/efficacia dell'assistenza geriatrica agli anziani malati rispetto a quella fornita da non geriatri. A puro titolo esemplificativo si ricorda lo studio di JJ Baztàn et al. Pubblicato sul BMJ. 2009 Jan 22; 338:b50, per cui formare dei geriatri significa quindi in prospettiva migliorare l'assistenza, riducendo i relativi costi;
appare sorprendente che la geriatria non sia considerata tra le branche da salvaguardare e promuovere, stante l'età media della nostra popolazione e il carico di disabilità e polipatologia che l'invecchiamento comporta. L'esigenza di razionalizzare l'organizzazione didattica non può tradursi nella soppressione o nella perdita di scuole di specializzazione di recente istituzione che pure si caratterizzano per elevati standard didattici, una notevole offerta formativa e solide basi scientifiche. Infatti, una volta che una scuola sia stata riconosciuta capace di soddisfare gli standard non ha senso mantenerla in una condizione di stentata sopravvivenza assegnandole meno di 3 posti per anno, mentre altre scuole con standard spesso inferiori arrivano a numeri anche tripli. È evidente che serve una scelta chiara che ridistribuisca i posti assegnandoli alle scuole in grado di formare medici con un profilo coerente con i più recenti dati epidemiologici e con una documentata competenza clinica e scientifica;
nello specifico, la scuola di Geriatria dell'Università Campus Bio Medico di Roma, diretta dal professor Raffaele Antonelli Incalzi, giunta al 6o anno di vita, dispone storicamente di due posti che lo scorso sanno sono stati ridotti ad un solo posto sulla scorta di criteri davvero opinabili. La Geriatria del Campus Bio Medico si caratterizza per una rilevante produzione scientifica, la più alta in Italia in rapporto agli universitari strutturati, per la disponibilità di una notevole offerta formativa, e soprattutto per il modello socio-assistenziale che ne fa una struttura di avanguardia fin dal suo stesso nascere. Un modello di interazione ed integrazione con il territorio che ha consentito delle forme di sperimentazione capaci di valorizzare il potenziale delle capacità dell'anziano come un capitale sociale di alto impatto nelle famiglie e nel contesto sociale in cui vivono. Collocata in una zona periferica di Roma: il quartiere di Trigoria, ha un vastissimo bacino di utenza in un contesto per altro privo di altre strutture sociosanitarie altrettanto qualificate, tutto ciò non è stato tenuto in alcun conto in sede di assegnazione dei posti. Attualmente le proposte correnti porterebbero, data l'assegnazione di un solo posto lo scorso anno, alla scomparsa della Scuola del Campus Bio Medico o alla perdita della sua identità specifica a causa dell'accorpamento con un'altra scuola -:
in che misura il Governo voglia intervenire perché il numero complessivo di contratti con le scuole di specializzazione in geriatria sia adeguatamente aumentato, in funzione del necessario adeguamento per le scuole di specializzazione con numero di contratti troppo limitato;
in che modo si intendano salvaguardare gli standard di eccellenza raggiunti da alcune Scuole di specializzazione e la specificità dei loro modelli di intervento in un ambito di così vasta espansione in un prossimo futuro come appunto è la geriatria;
nello stesso tempo se non si intenda promuovere una revisione della lista di priorità che vede la Geriatria - in modo secondo l'interrogante, del tutto inappropriato in relazione alle attuali necessità del Paese - esclusa da novero delle scuole di specializzazione di carattere generale e di maggiore impatto per il SSN.(5-02159)