• Testo MOZIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.1/00277 [Crocifisso nei luoghi pubblici e nelle scuole]



Atto Camera

Mozione 1-00277 presentata da SETTIMO NIZZI testo di giovedì 12 novembre 2009, seduta n.245
La Camera,

premesso che:

il 3 novembre 2009 la Corte europea dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo ha emesso una sentenza nella quale ha stabilito che l'esposizione del crocifisso in classe è «contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro condizioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione»;

la pronuncia della Corte è stata data in risposta al ricorso presentato nel 2006 dalla signora Soile Lautsi di Abano Terme (PD) che aveva chiesto già nel 2002 al preside della scuola frequentata dai propri figli di togliere il crocifisso dalle aule in cui i suoi figli studiavano, in quanto si sentiva «offesa» dalla presenza del simbolo del cristianesimo;

in merito a tale caso sia il Tribunale amministrativo regionale del Veneto che il Consiglio di Stato si sono pronunciati contro l'accoglimento del ricorso; il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha affermato che il crocifisso può essere legittimamente collocato nelle aule della scuola pubblica, in quanto non solo non contrastante ma addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano, in quanto simbolo di una particolare storia e identità culturale (sentenza del n. 1110 del 22 marzo 2005), mentre il Consiglio di Stato nel 2006 ha addirittura specificato che esso svolge una funzione simbolica altamente educativa a prescindere dalla religione professata dagli alunni;

la presenza obbligatoria del crocifisso nelle aule scolastiche degli istituti pubblici è contemplata da norme regolamentari tutt'oggi in vigore, precisamente il regio decreto del 30 aprile 1924, n. 965 e dal regio decreto del 26 aprile 1928, n. 1297;

il Consiglio di Stato nella succitata pronuncia riaffermò quanto già chiarito in un suo noto parere n. 63 del 24 luglio 1988 nel quale sostenne che «a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa»;

la pronuncia della Corte di Strasburgo ha provocato all'interno della società civile italiana un vero sgomento poiché incide su un simbolo della nostra identità culturale e storica riconosciuta da tutti i cittadini;

difatti, in opposizione a tale pronuncia si sono creati dei movimenti spontanei anche sulla rete internet con gruppi di opinione, che hanno raccolto migliaia di adesioni per chiedere che tale sentenza non venga applicata;

il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 3 novembre ha annunciato il ricorso da parte del Governo sulla sentenza della Corte di Strasburgo;
impegna il Governo:


ad intervenire tempestivamente per ribadire la corretta applicazione dei regi decreti n. 965 del 1924 e n. 1297 del 1928, assicurando che in ogni istituto statale non vengano rimossi i crocifissi fino ad oggi esposti come simbolo della nostra cultura e identità nazionale;


ad attivarsi in sede europea affinché venga introdotto all'interno della Carta costituzionale europea il riferimento alle radici giudaico cristiane come simbolo dell'identità dei popoli che la costituiscono, portatori di valori di solidarietà, uguaglianza, fratellanza.


(1-00277)
«Nizzi, Pili, Landolfi, Garofalo, Iannarilli, Moffa, La Loggia, Taglialatela, Proietti Cosimi, Aracu, Rampelli, Mannucci, Ceccacci Rubino, Antonino Foti, Vella, Di Virgilio, Cazzola, Versace, Vignali, Minasso, Milanato, Lazzari, Centemero, Ghiglia, Tommaso Foti, Germanà, Barani, Castellani, Bocciardo, Girlanda, Mottola, Biasotti, Barbareschi, Iapicca, Barba, Holzmann, Speciale, Bernardo, Ravetto, Del Tenno, Stasi, Cesaro, Petrenga, Pizzolante, Luciano Rossi, Nirenstein, Granata, Costa, Lehner, Ventucci, Vitali, Torrisi, Dima, Calabria».