Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/01028 DELLA SETA, FERRANTE - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:
75.000 ettari di territorio contaminato da fibre di amianto, in attesa della bonifica dei...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-01028 presentata da ROBERTO DELLA SETA
martedì 10 novembre 2009, seduta n.276
DELLA SETA, FERRANTE - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:
75.000 ettari di territorio contaminato da fibre di amianto, in attesa della bonifica dei siti, continuano a mettere a rischio la salute dei cittadini. Molte sono state le battaglie sostenute da associazioni, comitati, sindacati per mettere in sicurezza il territorio e riconoscere i diritti delle famiglie dei lavoratori danneggiati - e in molti casi, purtroppo, uccisi - dalla sostanza estratta, lavorata, smaltita, abbandonata. Sono oltre 9.000 i casi di mesotelioma pleurico, il tumore dell'apparato respiratorio strettamente connesso all'inalazione della fibra di amianto riscontrati in Italia dal 1993 al 2004, con una esposizione che nel 70 per cento dei casi è stata di tipo professionale; questi, in estrema sintesi, i temi di "Liberi dall'amianto", il dossier di Legambiente presentato a Torino, nel corso della seconda conferenza nazionale non governativa "Amianto e giustizia", promossa da un vasto cartello di associazioni tra cui l'Associazione italiana esposti amianto (AIEA), Legambiente, Medicina democratica nazionale e l'associazione Medici per l'Ambiente (Isde), alla quale hanno aderito anche le sigle sindacali CISL, FIM CISL, CUB, COBAS, CGIL, FISMIC, FIOM CGIL;
l'amianto in Italia è presente in molte zone e in varie forme. Il numero eccezionale dei casi di mesotelioma alla pleura si spiegano anche con il record non invidiabile della produzione di amianto che deteneva l'Italia fino al 1992 di secondo produttore europeo con oltre 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo estratto, prodotto e commercializzato in tutto il Paese, con alcune situazioni eccezionali, come il caso del milione di metri quadrati utilizzati nelle coperture di edifici privati di Casale Monferrato (Alessandria), ai 45 milioni di metri cubi di pietrisco di scarto contaminato utilizzato per il rimodellamento dei versanti e delle valli circostanti la miniera di Balangero (Torino), passando per i 90.000 metri cubi di fibra contenuti nello stabilimento produttivo di cemento-amianto nella città di Bari, fino ad arrivare ai 40.000 big bags con rifiuti d'amianto prodotti fino ad oggi nella bonifica di Bagnoli a Napoli;
a giudizio degli interroganti questi sono numeri da vera e propria emergenza nazionale, che indicano con chiarezza i rischi che con una parte significativa dei cittadini nel Paese, che vivono in quei 75.000 ettari di territorio interessati dalla presenza dell'amianto e inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell'ambiente. Ci sono ampie porzioni di province come quella di Alessandria, con Casale Monferrato e 47 comuni limitrofi costruiti con l'amianto, città come Napoli (quartiere di Bagnoli) e Siracusa caratterizzate dalla presenza di stabilimenti di produzione di cemento amianto nelle loro zone industriali, comuni come Bari e Broni (Pavia) che ancora oggi ospitano nel centro abitato importanti siti produttivi dismessi che lavoravano la "fibra killer", fino ad arrivare alle miniere di Balangero (Torino), la più grande d'Europa, ed Emarese (Aosta) da dove veniva estratto il minerale prima della lavorazione nelle cementerie italiane e non solo;
sono almeno 2.000 all'anno le morti causate dall'esposizione all'amianto in Italia: circa 900 per mesotelioma pleurico, altrettanti per il tumore ai polmoni, il resto per il tumore alla laringe e alle ovaie. Ma altre fonti parlano addirittura di 3-4.000 decessi all'anno. I settori lavorativi che più hanno esposto i lavoratori all'amianto sono stati l'edilizia, i cantieri navali e ferroviari, l'industria pesante (metalmeccanica e metallurgica) e ovviamente quella del cemento amianto. Tutti questi dati purtroppo sono destinati a crescere alla luce del periodo di latenza della malattia. Gli epidemiologi prevedono un aumento di alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni delle malattie in individui in precedenza esposti all'amianto nell'ambiente professionale ma anche in quello domestico;
proprio per l'elevato numero di persone coinvolte e per la gravità della situazione sanitaria, la questione amianto è finita nelle aule di tribunale. Nell'aprile 2009 si è finalmente aperto, a Torino, il processo a carico dei responsabili della società Eternit SpA, gestore degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia), per i danni prodotti alla salute degli operai nelle lavorazioni di amianto, ritenute responsabili della morte e della malattia di migliaia di persone;
nello specifico lo stato attuale delle bonifiche è il seguente: a Casale Monferrato sono state portate a termine le bonifiche dello stabilimento e della sponda destra del fiume Po; nello stabilimento Eternit di Bagnoli la bonifica è arrivata al 40-45 per cento dell'ultimo lotto dei lavori preventivati e la conclusione definitiva è prevista per i primi mesi del 2010, qualche passo in avanti, anche se solo negli interventi di messa in sicurezza, è stato fattoanche sull'impianto Fibronit di Bari e su quello Eternit di Siracusa. Nel sito siracusano invece sono stati eseguiti gli interventi d'emergenza sullo stabilimento, sulla scogliera e sull'area a mare con la rimozione e lo smaltimento di circa 12.500 tonnellate di materiali contaminati da amianto, per una spesa complessiva di circa 24,5 milioni di euro;
per quanto concerne invece i restanti siti di interesse nazionale, continuano gli imperdonabili ritardi sugli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, sulle caratterizzazioni e sui progetti preliminari e definitivi di bonifica. È il caso di Broni della miniera di Emarese e della miniera di Balangero, classificato come uno dei 15 siti di interesse nazionale addirittura nel 1998,
si chiede conoscere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei gravi motivi, che nonostante l'urgenza sanitaria, stanno causando il rallentamento, e in taluni casi anche il blocco, delle bonifiche dei siti inquinati;
se non intendano, per snellire le farraginose procedure, vista l'urgenza sanitaria, a giudizio degli interroganti, oramai inderogabile, promuovere iniziative di competenza atte a spostare la gestione dell'iter in ambito locale, presso le Regioni o i Comuni, assicurando al Ministero e agli enti tecnici nazionali il compito di supportare, verificare e indirizzare il procedimento, garantendo, in tal modo, ai cittadini trasparenza e disponibilità delle informazioni sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale;
se non intendano urgentemente individuare, e rendere immediatamente disponibili, adeguate risorse economiche che permettano finalmente di portare a completamento le bonifiche di tutti i siti individuati, comprendendo anche gli stabilimenti produttivi di aziende fallite, attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense;
se non intendano urgentemente predisporre una campagna informativa sui rischi derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse;
se non intendano immediatamente, tramite anche atti normativi, riconoscere i diritti, anche economici, delle vittime e delle loro famiglie, in modo da evitare che tutto questo possa ripetersi ancora nel futuro;
se corrisponda al vero che i verbali delle conferenze dei servizi, fondamentali per ricostruire lo stato di avanzamento dell'iter di bonifica dei siti di interesse nazionale contaminati da amianto, non abbiano alcune forma di pubblicità e quali siano i motivi di tale restrizione.
(3-01028)