Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Atto a cui si riferisce:
C.5/00922 NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso...
Atto Camera
Interrogazione a risposta in Commissione 5-00922 presentata da GIOVANNA NEGRO
lunedì 2 febbraio 2009, seduta n.124
NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i danni provocati dalle nutrie nelle regioni della Pianura padana, segnatamente nel Veneto, in Lombardia ed in Emilia-Romagna, arrivano annualmente anche alle decine di milioni di euro, con medie a decorrere dall'anno 2000, di 7 milioni di euro in Emilia-Romagna;
questi roditori, importati a fini di allevamento per la pelliccia e poi rilasciati nell'ambiente dagli stessi allevatori quando il loro sfruttamento è divenuto antieconomico, si sono rapidamente diffusi in tutta la Pianura padana, moltiplicandosi a dismisura a ragione dell'habitat favorevole;
la specie è presente in tutto il territorio padano con maggiori concentrazioni dove la presenza di acque lentiche crea un ambiente ideale alla vita della specie;
essa è comunque presente e vive negli ambienti più vari, dalle rogge dell'alta pianura alle aree argillose della bassa pianura, dai piccoli scoli di seconda raccolta ai fiumi principali quali gli affluenti del Po;
i primi danni causati dalle nutrie sono stati registrati nel 1996 e sono progressivamente aumentati negli anni con incrementi e diminuzioni dovuti al controllo della specie messi in atto dalle competenti autorità territoriali;
i principali inconvenienti causati dalla abnorme diffusione di questi animali sono rappresentati dai danni alle colture agricole e alle sponde dei canali di irrigazione e dei corsi d'acqua, a cominciare dal fiume Po;
in particolare le nutrie scavano profondi tunnel lungo gli argini per costruire le loro tane, compromettendo la stabilità dei manufatti e determinando concreto pericolo di crollo e di allagamenti, in particolare per le terre sotto il livello del mare, come il basso ferrarese ed il ravennate;
a questi gravi ed onerosi inconvenienti si aggiungono i problemi sanitari derivanti dalla diffusione di questa specie non autoctona essendo risultato che oltre il 60 per cento delle nutrie catturate sono portatrici sane di leptospirosi;
nel Veneto, in particolare in provincia di Padova, dall'anno 2000 sono state condotte delle osservazioni e dei rilevamenti sulle colture maggiormente interessate dal danno di questa specie, evidenziando soprattutto piante come il mais, le barbabietole e il radicchio. I danni su quest'ultima coltura a causa dell'elevato valore di mercato può talora incidere in maniera consistente sull'intero ammontare dei danni;
un caso di questi giorni che evidenzia l'incidenza del fenomeno è quello riguardante la rottura delle sponde del fiume Bussè, nel tratto che va da Legnago a Roverchiara, dove gli scavi delle nutrie hanno concorso alla precarizzazione degli argini provocando danni quantificati in oltre 200 mila euro;
oltre ai danni alle colture si riscontrano anche gravi danni, spesso di difficile stima, al tessuto idrogeologico del territorio, in particolare alla rete scolante, ai canali che in alcune aree specifiche come quelle del Veneto, sono pensili e quindi maggiormente a rischio idraulico per lo scavo delle tane da parte del miocastoride;
riguardo al contesto normativo che riguarda la nutria, si segnala che al momento, la specie nutria risulta essere annoverata nell'elenco di cui all'articolo 18 della legge 157 del 1992 e, pertanto, ogni azione diretta all'abbattimento di questa specie è punito penalmente;
per prevenire i danni cagionati dalle nutrie le amministrazioni provinciali e comunali hanno adottato, dapprima, metodi ecologici e, successivamente, nel caso non si fossero raggiunti risultati soddisfacenti, hanno fatto ricorso alle trappole o agli abbattimenti selettivi;
spesso le ordinanze delle province e dei comuni sono oggetto di ricorsi delle associazioni animaliste ed ambientaliste dinnanzi ai Tar che pur nella loro legittima posizione di parte e stretta coerenza con i condivisibili fini etici di tutela della specie, non di rado sono strumentali e viziati da eccessivo fondamentalismo partigiano, al punto che in considerazione della persistenza del problema che riguarda anche altre specie opportuniste, parrebbe necessario inserirne alcune nella lista di quelle cacciabili di cui al predetto articolo 18 della legge n. 157 del 1992;
ad oggi, malgrado gli interventi di contenimento attuati per controllare la specie, il fenomeno della diffusione delle nutrie è ancora persistente e non accenna a diminuire;
la straordinaria diffusione della specie nutria preoccupa sempre più amministratori locali e istituzioni delle provincie dell'area della Valle del Po;
gli amministratori locali hanno segnalato più volte la necessità di trovare una soluzione idonea al grave problema;
la gravità del fenomeno ha raggiunto in alcune aree i connotati dell'emergenza, sì da richiedere l'adozione di interventi straordinari al fine di eliminare quanto prima questa grave minaccia -:
quali iniziative intendano assumere o promuovere per fronteggiare adeguatamente e portare a soluzione l'emergenza nutrie e se non ritengano di attivarsi in maniera pertinente, anche tramite iniziative normative, al fine di annoverare la nutria tra le specie cacciabili. (5-00922)