Testo DDL 941
Atto a cui si riferisce:
S.941 Disposizioni per la parità di genere nell'accesso alla comunicazione politica nei mezzi di informazione
Legislatura 16º - Disegno di legge N. 941
Senato della Repubblica |
XVI LEGISLATURA
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N. 941
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DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa della senatrice BIANCHI COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 23 LUGLIO 2008 Disposizioni per la parità di genere nell’accesso
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Onorevoli Senatori. – Che il nostro Paese sia ancora indietro per quanto riguarda la presenza delle donne nelle istituzioni è cosa ormai nota. Nonostante i proclami di tutte le parti politiche, le elette al Parlamento sono ancora poche rispetto ad altri Paesi. I dati delle ultime elezioni dicono che in Italia le deputate sono solo 134 su 630 (pari al 21,27 per cento) e le senatrici 58 su 322 (pari al 18,01 per cento), mentre, per citare i Paesi scandinavi, abbiamo il 42,7 per cento in Svezia, il 34,4 per cento in Danimarca, il 37 per cento in Finlandia e il 36,4 per cento in Norvegia.
A livello di esecutivi, poi, la situazione è ancora più grave: le donne sono poche e sono perlopiù relegate nei dicasteri tipicamente «femminili», legati in qualche modo al più vecchio degli schemi, quello della cura della famiglia e della persona (famiglia, istruzione, salute, welfare). È sembrata a tutte noi un sogno la nomina di Carme Chacón quale Ministro della difesa nel Governo spagnolo, e ancora più ci ha colpito vederla in avanzata gravidanza durante la visita alle truppe militari.
Abbiamo tifato perché una donna corresse per la presidenza della Repubblica francese o perché Hillary Clinton potesse partecipare alla sfida per la presidenza degli USA. Ci siamo poi accontentati che una modella italiana abbia sposato il presidente della Repubblica francese, con ciò ritenendo di aver soddisfatto l’aspirazione a che una donna entrasse nella «stanza dei bottoni».
C’è un ritardo culturale, senza dubbio, e ancora è difficile conciliare la vita pubblica con quella privata, soprattutto con la maternità. Ma oltre a questo, c’è un blocco all’accesso alla vita pubblica – politica e istituzionale – determinato dalle scelte dei partiti e dal sistema dell’informazione, che l’attuale sciagurata legge elettorale ha ulteriormente aggravato. Con il sistema delle liste bloccate, infatti, i gruppi dirigenti dei partiti sono in grado di determinare chi verrà eletto, non lasciando in alcun modo all’elettore la facoltà di selezionare i candidati: il voto è al partito o alla coalizione, prendere o lasciare. Le prime vittime di questo sistema – oltre agli elettori e alle elettrici – sono però proprio le donne, le quali possono anche essere candidate, ma difficilmente saranno elette, come puntualmente verificato anche nelle ultime elezioni.
A capo dei partiti ci sono gli uomini – salva qualche lodevole eccezione – e chi si candida a ruoli di preminenza viene solitamente tracciata di perseguire secondi fini, quindi isolata e magari premiata con un posto di seconda fila utile a contrastarne l’ascesa.
Per combattere questa permanente disparità non è quindi più sufficiente la semplice promozione della pari opportunità, che pure è sancita dall’articolo 51 della nostra Costituzione. Occorre purtroppo costringere gli attori a pratiche virtuose, vincolandoli a valorizzare le presenze femminili nell’agone politico, iniziando da quello che è diventato uno dei veri arbitri della battaglia politica, il mondo dei mass-media.
Poche le presenze femminili in televisione durante le campagne elettorali, e poche o nulle nelle trasmissioni di approfondimento politico. Un provvedimento legislativo è quindi una strada obbligata per costringere i mezzi di informazione a non ostacolare la legittima visibilità delle donne impegnate in politica. La legge sulla par condicio, seppur non sempre rispettata, ha rappresentato l’unico argine allo strapotere mediatico di una parte politica, consentendo un’equa ripartizione degli spazi tra tutte le forze concorrenti. Da quell’impianto normativo si può partire per costruire una norma che consenta una vera par condicio tra i generi, rendendo di fatto obbligatoria una paritaria ripartizione delle presenze in televisione tra uomini e donne.
Il disegno di legge qui presentato prevede quindi delle integrazioni proprio alla legge 22 febbraio 2000, n. 28, che disciplina la presenza delle forze politiche durante le campagne elettorali e referendarie e nelle trasmissioni di approfondimento politico.
La norma di principio è contenuta nell’articolo 1, comma 1, con la previsione che i mezzi di informazione siano tenuti al rispetto dei princìpi di cui all’articolo 51, comma 1, della Costituzione per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini.
Nel dettaglio, viene quindi sancito con il comma 2 dell’articolo 1 che, a far data dalla convocazione dei comizi elettorali o referendari, i tempi dedicati ai partiti che partecipano alle elezioni siano anche equamente ripartiti tra i due generi.
Analogamente, con il comma 3, dell’articolo 1, la previsione viene estesa ai programmi di approfondimento politico fuori dai periodi di campagna elettorale.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
1. Alla legge 22 febbraio 2000, n. 28, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 1, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
«2-bis. Ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei princìpi di cui all’articolo 51, comma 1, della Costituzione per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini.»;
b) all’articolo 3, dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Le emittenti radiotelevisive devono altresì assicurare una paritaria presenza dei generi nelle trasmissioni di cui al comma 3.»;
c) al comma 2 dell’articolo 4 è aggiunta, in fine, la seguente lettera:
«d-bis) per ogni tipo di consultazione elettorale e referendaria, gli spazi sono ripartiti in misura uguale tra i generi».
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